CAPITOLO 16: (Ri)conoscersi

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Punto di vista di Giulia

Al mattino mi sveglio, mi giro per cercarlo nel letto ma lui non c'è. Che se ne sia andato, che si sia pentito? Mi assale il panico. Mi alzo e mi avvio verso la cucina e lì vengo praticamente rapita dalla visione più eccitante del mondo: Riccardo è in cucina, a piedi nudi, i capelli leggermente lunghi e scompigliati, addosso ha solo un paio di jeans bassi, molto bassi... mooooolto bassi, il petto nudo e, nonostante la cicatrice non potrebbe essere più sexy di così. Nonostante abbia messo su un pò di pancetta il suo fisico è ancora possente, forte... chissà, forse aveva preso le abitudini londinesi; magari si alzava al mattino e si faceva chilometri e chilometri di corsa.

"Buongiorno" mi dice.

"Buongiorno" rispondo avvicinandomi a lui e baciandolo, alzandomi sulle punte per raggiungerlo. Ricambia e mi bacia talmente dolcemente che mi sciolgo, smetto di stare sulle punte e mi stringo a lui. Chiudo gli occhi e mi faccio avvolgere dal suo calore. Lui sta in silenzio e mi stringe. Ci stacchiamo. Prendo delle cose dalla dispensa per fare colazione mentre lui versa il caffè.

Mentre bevo il caffè noto che mi osserva.

"Che c'è?" gli chiedo.

"Voglio che mi prometti una cosa..."

"Cosa?"

"Non voglio che mi nascondi niente, assolutamente niente e voglio che parli con me non perchè su di giri per la Tequila, voglio che parli con me sempre!" mi dice.

"Ok..." rispondo semplicemente. Lo farò? Sono sicura di no ma ce la metterò tutta.

"E poi voglio che vivi, che vivi sul serio; senza preoccuparti di niente, senza prenderti responsabilità che non sono tue. Voglio che fai tutto quello che ti sei negata in questi anni..."

"Non ti sembra di esagerare? La lista è lunga sai?"

"Vorrà dire che stileremo un elenco e le faremo appena possibile"

Il mio cuore manca un colpo; sta forse pianificando per il futuro?

"Lo faremo... insieme?" chiedo, quasi svengo; mi sembra così strano.

Lui sorride ma non è un sorriso allegro; sembra pensieroso, quasi malinconico.

"Si Giù, lo faremo insieme... io e te" mi risponde guardandomi dritto negli occhi.

Sostengo il suo sguardo. Sembra sincero ma questo non mi tranquillizza. Mi sento come se qualcosa fosse cambiato tra di noi; da quando mi ha vista dare di matto e dopo che ha saputo del bambino nell'aria c'è un'atmosfera diversa. Ieri piangeva, piangeva e io mi sono sentita persa. Lo so perchè piangeva, certo che lo so. La notizia deve averlo sconvolto; dopo tanti anni io, nel bene e nel male, ho quasi imparato a conviverci ma per lui è diverso e vorrei parlarne ma non so se sia una buona idea. Vorrei che fosse lui a prendere il discorso, lo conosco, se lo facessi io non otterrei nulla, proprio nulla.

"Si, anche io vorrei che tu parlassi con me... sempre!" dico, enfatizzando il sempre. Gli ho semplicemente buttato una frecciatina, spero che abbia capito a cosa mi riferisco.

Qualcosa gli attraversa il volto, dopo un pò distoglie lo sguardo da me e cambia argomento.

"Hai da fare oggi?" mi chiede.

"No, no sono in ferie" gli rispondo.

"Usciamo?"

Scoppio a ridere. A vederci da fuori sembriamo quasi una coppia normale. Nessuno, guardandoci da fuori, penserebbe che ci sono voluti dieci anni, un ritrovamento burrascoso e migliaia di pianti e sofferenze per arrivare a questo punto.

Lui dal canto suo mi guarda perplesso.

"Lo trovi divertente?" mi chiede.

"Si da morire" rispondo tra le risate e, dopo qualche minuto, anche lui inizia a sorridere.

Prendo un biscotto e lo immergo nel caffelatte dopodichè succede la cosa che da decenni fa incazzare milioni e milioni di persone appena sveglie: il biscotto si bagna troppo e, nello stesso istante in cui cerco di infilarmelo in bocca, la metà morbida si stacca ricadendo nel caffelatte e facendomi schizzare in faccia uno tsunami di caffellate. Metto il broncio e guardo Riccardo.

Che cazzo fai, possibile che a trent'anni non sai ancora mangiare? Penso.

Continuo a guardare Riccardo sconsolata ma lui non sorride. Cerco un tovagliolo per pulirmi dal liquido caldo che è ovunque sul mio viso e sul mio collo ma lui mi ferma, lascia la sua sedia, mi si avvicina e mi attira a sé. Mi scosta i capelli dal viso e raccoglie con la sua bocca le gocce sparse. Dopo mi fa alzare la testa e fa la stessa cosa con le gocce sul mio collo con la differenza che nel farlo, stavolta, usa la lingua. Il contatto della sua lingua sul mio collo manda uno stimolo diretto alle mie parti basse. Sono forse diventata una ninfomane o saranno i dieci anni di astinenza ad avermi ridotta in questo stato? Beh però... wow! Sono tutta un brivido, chiudo gli occhi e mi abbandono a lui e alle sue carezze. Non è irruento nè veloce. Mi assapora e mi stringe, non accenna a toccarmi né a fare nient'altro. Non resisto e lo attiro a me afferrandolo dalle spalle, gli faccio scorrere le unghie sulla schiena e arrivo sino al suo sedere, glielo strizzo e faccio scorrere le mani sul davanti dei suoi jeans. La prova evidente della sua eccitazione e del suo desiderio è ora al di sotto delle mie mani. Provo a sbottonargli i jeans ma lui a un tratto si irrigidisce, mi ferma e, senza guardarmi negli occhi, si allontana da me. Mi lascia così, nel mezzo della cucina, il corpo in fiamme e il fiato corto. Lo vedo andare in camera da letto e infilarsi la camicia.

"Allora usciamo o no?" mi chiede sempre senza guardarmi.

"Ho fatto qualcosa che non va?" chiedo.

"No"

Risposta secca, quando è così meglio lasciar perdere.

"Se vuoi si, usciamo" rispondo.

"Bene, io passo a casa a farmi una doccia. Ci vediamo al Colosseo, vuoi?"

"Si" rispondo secca anche io.

"Bene" dice avvicinandosi e posandomi un casto bacio sulla fronte.

Ma cazzo, per chi mi hai preso per tua sorella? Si, sono decisamente diventata una pervertita!

"A dopo" mi dice e sparisce fuori dal mio appartamento.

Cosa gli sarà mai successo? Non capisco. Mah, cercherò di capirlo più in là, una cosa per volta.

Mi faccio una doccia, indosso un paio di jeans, una camicia bianca larga e le Converse nere e bianche classiche, immancabili nel mio guardaroba da quando avevo sedici anni. Di solito, dieci anni fa, quelle poche volte che uscivo con lui non mi truccavo, a lui piacevo senza. Certo adesso, con trent'anni e qualche ruga in più, decido di mettere almeno un pò di BBCream e del rimmel. Mi guardo allo specchio; sembro un'adolescente che sta andando al concerto di Justin Bieber. Vabbè, pazienza. In questo momento sarà meglio che impieghi le mie energie per capire cosa succede all'uomo del mistero.





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