CAPITOLO 26: Non c'è due senza tre

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Punto di vista di Giulia


I giorni trascorrono in serenità, dopo il nostro ritrovamento tutto sembra andare per il meglio. C'è ancora qualcosa tra noi, qualcosa che non conosco ma che sento, sento nell'aria. Devo parlargliene perchè non voglio che ci siano cose in sospeso tra noi, voglio che la nostra storia sia sincera sotto ogni punto di vista.

Sto preparandomi per andare ad un appuntamento con lui. Metto un paio di Jeans, i tacchi e una camicia.

Accidenti a me, da quando sto con Riccardo sto mangiando come un maiale e i risultati si vedono!

Impreco mentre cerco di abbottonarmi la camicia che mi sta più stretta del solito. Niente trucco.

Mi avvio verso il centro, dove ci dobbiamo incontrare. Mi scorge tra la folla e mi viene incontro, mi da un bacio che mi scioglie nel profondo e mi prende per mano.

"Sei bellissima!" mi dice.

Mi rincuora sentirmelo dire, è sempre così carino.

"Anche tu non sei niente male" dico e posso sentire che sto arrossendo. Sembro proprio la peggiore delle sprovvedute.

Mi stringe tra le braccia.

"Adoro il fatto che arrossisci" mi dice inspirando tra i miei capelli.

Mi guida all'interno del ristorante e un cameriere ci fa accomodare. Ordiniamo e, nel frattempo che in cucina preparino i nostri piatti, ci portano da bere con un piccolo aperitivo.

Addentiamo le olive e le patatine, imboccandoci a vicenda.

"Posso chiederti una cosa?" azzardo.

"Si, dimmi" mi dice. Il suo tono è calmo e tranquillo, magari questa è la volta buona.

"Chi è stato? Intendo chi è stato a ridurti in fin di vita?"

Si irrigidisce. Mi guarda negli occhi e il suo sguardo è talmente intenso che mi sento mancare. Non so come faccia ad avere questo effetto su di me. Distoglie lo sguardo e prende un'altra oliva.

"Non è niente di cui tu ti debba preoccupare"

"Dici sempre che non mi devo preoccupare, io però voglio saperlo altrimenti mi preoccupo ancora di più..."

"Ma te l'ho detto, un mio amico mi ha fatto un favore e io mi sono sdebitato, tutto qua..."

"Che favore?" insisto.

"Cazzo, ma è una cavolata, non potresti prendere per buona la spiegazione che ti ho dato e lasciar perdere, per una volta?" dice, cercando di non alzare troppo la voce per non farsi sentire dalle altre persone nel locale. Ovviamente non ci riesce.

Rimango interdetta e lo fulmino con gli occhi.

"Che bel rapporto il nostro, andiamo bene quando dobbiamo parlare delle stronzate o quando dobbiamo andare a letto però quando si tratta delle nostre, anzi, della tua vita, io rimango un'estranea!" dico sarcasticamente abbassando ulteriormente il tono e gettando il fazzoletto sul tavolo.

"Non ci provare..." mi dice in cagnesco.

Il cameriere arriva con i nostri piatti ma improvvisamente mi passa la fame e mi sento nauseata.

Lui mi fissa e come se niente fosse e inizia a mangiare.

"Mangia qualcosa" mi dice.

"Non ho fame..."

"Giulia, ti prego" dice passandosi una mano tra i capelli.

Sbuffo e inizio a spiluccare ma a ogni boccone la nausea mi sale sempre più.

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