CAPITOLO 42: Welcome home, twins! Dad and Mum!

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Punto di vista di Riccardo


Torniamo a casa dopo un periodo in ospedale; i gemelli sono nati prematuri per cui hanno avuto bisogno di maggiori attenzioni e maggiori cure.

E' strano essere padre e, ora che so come ci si sente, davvero non capisco mio padre. Io non farei mai ai miei figli quello che lui ha fatto con me. Tuttavia non voglio parlarne, ormai non c'è più e, per quanto mi abbia fatto soffrire, non me la sento di parlarne male. Con Giulia siamo andati al suo funerale e ancora mi viene la nausea se ripenso a quella ignobile sfilata di farabutti in cravatta! Mi sento in colpa: per quanto mi sforzi non riesco a trovare nulla in comune con mio padre, nessun bel ricordo che mi leghi a lui... il fatto che non ci sia più tuttavia mi fa sentire incompleto. Sono cose che non mi spiego; chissà, forse un giorno riuscirò anche io a fare chiarezza su questo aspetto misterioso della mia vita.

Casa mia è diventata qualcosa di bellissimo: è tutta colorata, piena di giochini. I gemelli poi sono incredibili, sono così piccoli eppure sembrano interagire con noi in maniera così naturale... Giulia dice che è normale, che le nuove generazioni sono più reattive e sveglie... mah non saprei. Non è la prima volta che ho a che fare con i bambini ma i miei figli sembrano diversi.

Certo che sembrano diversi, sei il loro padre, idiota!

Si, forse è così.

"Sei ancora con noi?" mi chiede Giulia.

"Ehi! Si si, sono ancora con te scusami..." dico.

"Non è che adesso che ci sono i gemelli pensi solo a loro senza pensare a me?" mi chiede.

Col cazzo, sono mesi che ogni volta che facciamo l'amore devo trattenermi. In tutta onestà non ce la faccio più, ho bisogno di lei, completamente.

La attiro a me, i gemelli dormono. Sono dei bravi bambini, sono tranquilli e io li ringrazio per questo, soprattutto in questo momento.

La bacio e lei ricambia immediatamente.
Il suo bacio è come se si irradiasse dentro di me accendendo ogni fibra del mio essere. La tiro via dalla camera dei bambini e la spingo contro il muro del corridoio adiacente alla cucina. Lei solleva le gambe allacciandomele alla vita e mi infila le mani tra i capelli attirandomi a se. Mi offre il collo e glielo tempesto di baci. Mio Dio questa donna mi farà impazzire prima o poi!

A un certo punto mi spoglia e io spoglio lei. Ha un profumo indescrivibile, solo suo e io lo amo, l'ho sempre amato.

"Ti voglio ora!" mi dice e le sue parole mi mandano in estasi.

Non la faccio aspettare oltre, la faccio mia lì, contro quel muro; le prendo il sedere con le mani e la attiro verso di me. E' tutto molto frenetico ma passionale. Si, lei è passionale e la sua passione la riserva solo a me; le sue mani mi accarezzano e percorrono tutto il mio corpo, il suo respiro affannato è per me, i suoi gemiti,il suo muovere il bacino per venire incontro alle mie spinte... è tutto per me. Sprofondo in lei completamente, senza paura e senza limiti... mi perdo come sempre e lei sospira stringendomi sempre di più a se. Il suo modo di volermi mi incendia il sangue; non si risparmia, non si tira indietro anzi, mi da tutta se stessa, ogni fibra del suo essere, ogni piccolo frammento d'amore. Dio come mi è mancato tutto questo nel periodo in cui ci siamo allontanati! Quante notti ho sognato di riaverla tra le mie braccia, quante volte ho pensato e desiderato di odiarla... la verità, però, è che non ci sono mai riuscito.

"Sei stata sempre dentro di me, sempre!" le confesso.

Non mi importa più di niente di sembrare debole, non con lei, tanto non serve. Lei sente quello che sento io ormai; non esistono bugie tra noi, tutto ciò che non viene detto rimangono semplici omissioni senza importanza; le cose importanti riusciamo a comunicarcele senza parlare.

"Ti amo, ti amo da morire non ho mai amato nessun altro oltre te, non sai cosa significhi per me riaverti vicino" dice, tra un sospiro e l'altro e io spingo di più, più che posso.

Geme ed è il suono più bello del mondo. La sento tremare tra le mie braccia e abbandonarsi a me giusto un attimo prima che arrivassi anche io. La prendo in braccio e la porto sul divano. Accendo la radiolina dei gemelli per sentirli anche se sono nell'altra stanza e mi siedo vicino a lei.

"Secondo me dovremmo fissare una data" dico.

"Una data, e per cosa?"

"Per il matrimonio!"

"Cazzo è vero, me n'ero totalmente dimenticata!" esclama sbarrando gli occhi.

"Iniziamo bene" commento sarcastico ma in realtà non lo sono. Mi metto nei suoi panni, non dev'essere stato facile l'ultimo periodo.

"Non prendertela, scusami! E' che tra i gemelli, il matrimonio, i miei, tuo papà... insomma mi è passato di mente. E poi viviamo insieme, per me è come se fossimo già sposati" commenta con quel sorriso bellissimo che è solo suo. Mio Dio è una dea, ed è mia e solo mia.

"Si, ma di fatto non lo siamo..." insisto.

"A questo rimediamo subito. Facciamo la prossima settimana?" dice entusiasta.

"Uhm, non male per una che si era dimenticata del fatto che il suo fidanzato non è ancora suo marito..." la prendo in giro.

"Non mi hai risposto..." dice andando di là a prendere i gemelli che piangono.

La vedo tornare con solo Emilia in braccio, la mia principessa. Mi rivesto, mi sembra strano stare nudo davanti ai miei figli e anche a Giulia a quanto pare dato che si è messa un pigiama.

"Credo che abbia fame" mi dice Giulia mentre si scopre un seno per darlo alla bambina.

Vederla allattare Emilia mi provoca una sensazione strana. Sono una cosa meravigliosa le donne: danno la vita, ti nutrono, ti tirano su... insomma, sono donne, e qui davanti a me ci sono le donne più importanti della mia vita.

Sorrido e mi avvicino a loro per baciarle.

"La prossima settimana va benissimo!" dico.





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