CAPITOLO 20: Su i bicchieri e giù i pensieri...

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Punto di vista di Giulia


I giorni successivi trascorrono normalmente, Riccardo ha un atteggiamento indecifrabile: a volte è carinissimo e gentile, le altre volte è assente, pensieroso e sofferente. C'è qualcosa che non va e ho paura di scoprire cosa, ho paura di scoprire che abbia a che fare con noi; a quel punto penso che il peso del mondo mi crollerebbe addosso inesorabilmente. Non abbiamo più fatto l'amore. E' frustrante, sento che mi vuole ma non mi tocca, non si spinge mai oltre. Cerco di darmi delle spiegazioni ma nessuna di queste ha un filo logico.

Non lo sento da stamattina. Sono seduta al tavolo della cucina, Riccardo è in Dipartimento. Decido di inviare un messaggio a Francesco, non lo sento da quella famosa notte, voglio passare un pò di tempo con lui.

-Ehi brother, ti va di passare un pò di tempo insieme?-

Invio.

La risposta arriva subito dopo.

-E in cambio che mi dai?- risponde.

Sorrido, è sempre il solito.

-Tanto amore!- rispondo.

-Affare fatto. Ci vediamo alle quattro. Ti passo a prendere- risponde.

Sono felice di rivederlo. Sono le 15.10. Mi preparo in fretta e alle 15.50 sono già in attesa. Io e la mia bastarda puntualità. Sono tentata di inviare un messaggio anche a Riccardo ma mi trattengo, non voglio stargli addosso per quanto la tentazione di farlo sia forte. Mi squilla il cellulare. Deve essere Francesco. Lo prendo per leggere e mi sorprendo quando vedo che è Riccardo. Miracolo!

-Ehi Giù, scusami ma credo che stasera non potremo vederci. Cena di lavoro improvvisa. Mi dispiace. Bacio-

Che messaggio di merda e impersonale. Mi incazzo e non gli rispondo. Una cena di lavoro dice, sarà una di quelle cene noiose e petulanti dove gli avvocati in genere si portano le mogli, le compagne o, in alternativa le amanti per distrazione. Poteva chiedermi di andare con lui ma non lo ha fatto. Beh, dove vivo io due più due fa quattro. Non vuole fare l'amore, non mi espone in pubblico risultato: non sta con me volentieri, la sua è solo pietà. Sta con me per alleviare il suo senso di colpa. Stupida io che per un istante mi sono illusa che potesse andare bene.

Suonano al campanello, è Francesco. Prendo la borsa e scendo, salgo in macchina e ci salutiamo con un abbraccio. Uhm, il mio caldo, possente e profumato amico.

"Ciao" gli dico.

"Ciao a te. Come va?"

"Bene" mento.

"Ne sono felice"

"Scusami se non mi sono fatta sentire in questi giorni. In realtà volevo anche ringraziarti per esserci venuto a prendere l'altra sera..."

"Non c'è bisogno e lo sai! Piuttosto basta con le cazzate. Ho voglia di bere..." risponde brusco.

Mi giro a guardarlo. Ha qualcosa che non va.

"Tutto bene?" gli chiedo.

"Si, ho solo voglia di spaccarmi a merda con la mia ubriacona preferita!" mi risponde sorridendomi.

Lascio cadere l'argomento e annuisco. Ma si, una bella bevuta non ha mai ucciso nessuno.

Andiamo in un bar e ci sediamo al tavolino.

"Rum e cola per me. Tu?"

"Idem" rispondo.

Ci portano da bere dopodichè alziamo i bicchieri e brindiamo.

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