CAPITOLO 40: L'ultimo pezzo del puzzle

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Punto di vista di Giulia


L'indomani mattina mi sveglio e cerco Riccardo con la mano ma lui non c'è. Mi alzo e lo trovo in cucina: è in boxer e sta mettendo su il caffè.

"Buongiorno" dico, avvicinandomi a lui e posandogli un delicato bacio sulla spalla.

"Buongiorno a voi" ricambia, voltandosi e attirandomi a se.

Mi abbraccia e il suo abbraccio mi riscalda.

"Come ti senti?" mi chiede.

Come mi sento? Ahahahahah!

"Bene..." mento.

"Ascolta, sta arrivando tua madre, mi ha telefonato poco fa"

Cazzo.

"Beh, in fondo prima o poi doveva succedere anche se, onestamente, non ho nessuna voglia di parlare di quella storia, almeno per ora..."

"Lo so però è bene che parliate così da mettere fine a questa storia una volta per tutte. Non posso più sopportare il fatto che tu sia così tesa. Ah, un'altra cosa: ho telefonato anche a Francesco, sta arrivando anche lui. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere averlo vicino... " dice con noncuranza ma io so quanto gli costi tutto questo. Annuisco e gli sorrido dopodichè lui mi posa un bacio sulla fronte e mi porge una tazzina di caffè. Come faccio a non amare quest'uomo?

"Mi dispiace per ieri, tu non c'entri..." sussurro, abbassando lo sguardo.

"Non importa, eri sconvolta..." cerca di tagliare corto.

"Anche tu lo eri, ho visto la tua espressione quando entrando nel mio studio hai visto la siringa e Emiliano addosso a me..."

Il suo volto si indurisce e stringe i pugni ma, oltre questo, nessun segno di cedimento o debolezza trapela dalla sua persona. Io però lo conosco, so quello che sta succedendo in lui. Sono stata egoista a inveire contro di lui ieri sera, mi sento terribilmente in colpa. Lui è appoggiato al mobile della cucina e guarda in basso, fissando la tazza di caffè che si rigira tra le mani. Mi avvicino e, poggiandogli una mano sotto il viso lo spingo a guardarmi. Alza la testa e incontro i suoi occhi neri come la notte e luminosi, il suo volto è contratto come tutto il resto del suo corpo. Non posso sopportare che stia così per colpa mia.

Poggio le mani ai lati del suo viso e gli accarezzo le guance.

"Ehi, ascoltami! Non è colpa tua, anzi... Se tu non fossi arrivato non so cosa sarebbe successo! Non potevi sapere che sarebbe arrivato a tanto!" dico, cercando di alleviare il suo senso di colpa non so per cosa.

"Il bastardo mi aveva avvertito che me l'avrebbe fatta pagare ma io l'ho sottovalutato..."

"No, non è così. Ha detto che l'avrebbe fatta pagare a te. Non potevi sapere che se la sarebbe presa con me, con sua sorella!" dico e mi si incrina la voce, nonostante tutto.

"L'unico modo per farmi del male è far del male a te e ai nostri figli che porti dentro, lo stronzo lo sapeva quindi si, avrei potuto immaginarlo!" dice, mortificato.

"Adesso basta, non voglio che ti colpevolizzi per qualcosa che non è dipeso da te. Io ho bisogno di te, ho bisogno della tua forza e del tuo amore. Non lasciare che tutto questo ti cambi, non sentirti in colpa non ne hai motivo!" affermo con veemenza.

Alle mie parole alza del tutto lo sguardo e punta i suoi occhi nei miei. Mi fissa per qualche istante e poi sospira passandosi una mano tra i capelli.

"Vieni qui..." mi dice allargando le braccia e io mi ci fiondo.

"Io morirei per voi, siete tutto quello che ho..." dice, dando voce alla sua fragilità; io rimango in silenzio e lui continua:

IndelebileWhere stories live. Discover now