CAPITOLO 30: Cara mamma, caro papà, cari fratelli...

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Punto di vista di Giulia


I giorni passano e mi rendo conto che devo ancora parlare alla mia famiglia. In realtà non ho nessuna voglia di affrontare mio padre anche perchè l'ultima volta mi ha praticamente cacciata di casa. Ho quasi finito il turno e, dopo tanto tempo, sono felice di tornare a casa. Tornando alla mia famiglia beh, dire loro di Riccardo e del bambino non sarà una cosa facile. Tuttavia devo farlo, non so ancora come ma devo. Arrivata a casa mi rendo conto che Riccardo ha cucinato per me... Riccardo, ha cucinato! Non so se mi spiego!

"Che profumo di tonno!" lo prendo in giro.

"Che fai, sfotti? Guarda che ci ho messo tutto l'impegno del mondo e sai benissimo quanto per me sia orribile anche solo pensare di cucinare!"

Sorrido e lo saluto. Lui mi da un bacio sulle labbra e uno sul ventre e lo fa in un modo... quando fa così mi rendo conto perchè lo amo e lo disidero così tanto... riesce a essere virile anche mostrando tanta tenerezza.

Assaggio il sugo.

"Buono davvero, io però ci metterei un altro pò di sale amore!" dico.

"Fa male troppo sale, ricordi?"

"Non credo alle mie orecchie: Mister Pizza, panini e fritture che dice che troppo sale fa male!" esclamo.

"Già, non sono più da solo, c'è una giovane mamma con me!" mi prende in giro.

Mi brontola lo stomaco.

"E' pronto? Ho una fame!"

Lui ride di gusto.

"Si è pronto, abbiamo appetito eh?"

"Non sono io, è lui!" dico in tono lamentoso e col broncio.

"Si si, è lui. Attenta sai, così rischi di non entrare più dalla porta!"

Sono ingrassata così tanto?

"Si vede?" chiedo.

"Beh, un pochino. Credo sia normale, il bambino cresce!" mi risponde.

"Anch'io cresco però!"

"Tu sei sempre bellissima e comunque scherzavo. Tieni" dice porgendomi il piatto.

Iniziamo a mangiare la pasta col tonno e cerco un modo per dire a Riccardo dei miei. Non so cosa fare, in realtà quella di cui mi importa davvero è mia madre, degli altri beh, la prendano come vogliono.

"Che c'è?" mi chiede e noto che mi sta fissando.

"Ehm, niente niente... scusa!" dico.

"Se vuoi vengo con te, io posso affrontarli non ho nulla da temere"

Come diavolo ha fatto a capire?

Quasi come a volermi rispondere riprende:

"La notte fai dei lunghi discorsi e stavolta non è il bambino... sei tu!" dice.

"Parlo nel sonno'" chiedo incredula.

"Sembri un oratore!" risponde sforzandosi di trattenersi dal mettersi a ridere.

"Non c'è bisogno di umiliarmi!" inizio a scaldarmi.

Riccardo sottovaluta seriamente la potenza e la pericolosità degli ormoni di una donna incinta.

Smette di ridere e mi si avvicina.

"Quando vorresti andare?"

"Anche oggi, voglio levarmi il pensiero. Sei sicuro di voler venire con me?"

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