CAPITOLO 33: Drunk

549 21 3
                                    

Punto di vista di Riccardo


Se n'è andata di nuovo. Ancora una volta gli errori degli altri stanno dividendo noi due. Butto giù il quarto bicchiere di Wiskey. Provo a chiamarla per la ventesima volta in un'ora e giuro che se anche stavolta risulta staccato lancio questo maledetto cellulare contro il muro. Squilla ma succede di peggio. Mi rifiuta la telefonata. Almeno so che sta bene ma non mi basta. Mi manca e non voglio stare senza di lei, non voglio perderla di nuovo. Pensa forse che io abbia un'altra? Dopo l'episodio di Ylenia non ha ancora capito che per me le altre donne non esistono? Più la vedo arrabbiata e più mi viene duro. Sto cercando in tutti i modi di non farla preoccupare o stressare ma sono un disastro: sto ottenendo esattamente l'effetto contrario. In realtà vorrei dirle tutto e basta ma non posso, non sono solo io a decidere. Ingoio anche il quinto bicchiere e alzo il culo dal divano. Vado da lei, non permetterò che se ne torni a casa sua, non le permetterò di allontanarsi da me. Sono ubriaco, me ne rendo conto e non dovrei guidare in queste condizioni ma fanculo! Mi avvio verso casa sua e parcheggio la macchina di fronte al suo portone. Dopo due ore e anche più torna, riconosco la sua macchina e riconosco lei. Scende, mostrando prima una gamba e poi l'altra. Indossa un vestito, uno di quei vestiti che scendono morbidi, uno di quei vestiti che, a vederli addosso a una donna qualsiasi non sanno di un cazzo ma che addosso a lei sono sesso allo stato puro. Mi eccita, vederla mi eccita come ecciterebbe un adolescente arrapato. Sono sempre più incazzato con me stesso se penso a quello che questa donna mi fa. Il trench blu che indossa è stato lasciato aperto sul davanti e riesco a vederla perfettamente. La sua curva dei fianchi morbida avvolta in quel vestito, la scollatura che fa vedere il suo seno tondo e sodo, più del solito a causa della gravidanza, le sue gambe lunghe e bellissime... e poi la pancia, in quella pancia c'è mio figlio, lei ha dentro mio figlio. Io li voglio cazzo, li voglio con me. Sembro un bambino capriccioso; lei è il mio vizio, loro sono il mio vizio e sono miei, non permetterò a nessuno di dividerci, non di nuovo. Chiude la macchina e si avvia al portone. Aspetto che prenda l'ascensore dopodichè salgo a due a due i gradini fino al suo piano. La trovo intenta ad aprire la porta. Si gira verso di me sulla difensiva ma non le do il tempo di dire nulla. La prendo, la sbatto contro il muro e inizio a baciarla, quasi come a volerle imprimere il mio marchio addosso. Le stringo i fianchi con le mani e la attiro verso il mio inguine. Non sopporto più questi cazzo di pantaloni, mi stringono da morire. Sento le sue mani sul petto intente ad allontanarmi.

"Vattene, hai bevuto!" mi dice col fiato corto.

Io non connetto più, non me ne frega un cazzo delle parole, basta parole ne ho le palle piene. Quello che vedo benissimo davanti a me è lei: i capelli arruffati, le labbra rosse, il fiato corto, il trench semi aperto e il vestito alzato quasi fin sopra la vita. Non ho mai visto niente di più sexy in vita mia. Meno male che in questo pianerottolo c'è solo il suo piano; sarei capace di uccidere chiunque la vedesse come la vedo io in questo momento.

"Apri la porta" le dico continuando a baciarla dopo averle bloccato le braccia dietro la schiena in modo che non possa opporsi a me. Roteo i fianchi per farle sentire la mia eccitazione e la sento gemere. Lo sa che è mia, qualsiasi cosa accada lei è mia e ne è consapevole.
Mi cinge il collo con le braccia.

"Aspetta" mi dice e la vedo estrarre le chiavi dalla borsa. Apre la porta e praticamente la spingo dentro. Richiudo la porta e cerco di baciarla di nuovo. Lei mi blocca.

"Lasciami andare, se ti ho permesso di entrare è solo perchè sei ubriaco a non voglio che tu riprenda la macchina!" mi dice senza esserne convinta neanche lei.

"Si, è vero sono ubriaco. Ho bevuto Giulia, sei contenta? L'ho ammesso! E sai perchè ho bevuto? Perchè te ne sei andata. Te ne vai porca troia, non fai che andartene!" dico.

IndelebileWhere stories live. Discover now