*Capitolo 16*

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La mia non giornata passa veloce,fra le pagine del mio nuovo libro,un pianto e l'altro,una dormita e mille pensieri.
Mi affaccio alla solita finestrella che sporge sul nulla,e penso che sto vuoto,forse,intende prendere il posto del mio cuore.
Non sarà così,io penserò a lui,a me.
E...si a Marco,perché ci penserò ancora,spero che smetta presto di venirmi in mente.So che non sarà così.

Scendo le solite scale,della mia solita casa,arrivata in cucina preparo una tazza di tè caldo:sono quel tipo di persona che beve tè,caffè o cioccolata in qualsiasi momento della giornata.
Ma ormai non ha più importanza chi sono io o chi sono stata:il punto è,chi sarei diventata?
Non ho pensato molto a chi sarei stata in futuro,quale fosse il mio posto nel mondo:i miei progetti finiscono per infrangersi contro il mio essere attuale,non resta nulla,in cosa posso credere ancora,se il mio limite sono io stessa?
Marco portava la primavera in queste solite giornate pensierose,ed ora che non è qui l'inverno sembra non voler passare mai.

Sento dei passi:è Giorgio.
'Ci risiamo?...'
Chiede timidamente,quasi temesse che le sue parole potessero sgretolarmi.Parla a bassa voce,come fossi polvere e non volesse perdermi.

'Tranquillo,tutto okay.'
Rispondo asciugando le lacrime.
'Bea...'
'Giorgio ho bisogno di restare sola.'
O meglio...ho un bisogno disperato di qualcuno che mi stia accanto,ma a farmi male sono più brava,eh già.

Faccio tutto difficile,scelgo la via più semplice...sono complicata.

Sono sicura di aver sentito la sua voce ieri.Era Marco.
Lo leggevo negli occhi di Stefano,ne riconoscevo i passi.
Mi dirigo nuovamente in camera,controllo il cellulare,la luce emanata dal display per poco non mi acceca,ma inserisco la password e..
*2 chiamate senza risposta da Marco*

Era lui ieri.
Ne ho la prova.
Richiamo,sono troppo impaziente:voglio sapere cos'ha da dirmi.

'Hey'
La sua voce al telefono appare diversa,più vulnerabile.
Ma non appena risponde,scoppio in lacrime.

Riattacco.
Non resisto.

Butto il cellulare sul letto,infilo la felpa e decido di uscire ad affrontare i brutti ricordi:passeggerò per il solito bosco.
'CIAO GIORGIO'
Urlo prima di uscire.
'DOVE VAI?'
Chiede un'po preoccupato.
'Faccio un giro.'
Rispondo nonappena lui si avvicina.

'Va bene...'
Conclude,alzando il sopracciglio destro,confuso.

'Ciao'
Butto lì,ed esco di casa sbattendomi la porta alle spalle.
Tiro su il cappuccio,eppure non piove.
Le mani in tasca.
Lo sguardo rivolto in avanti.
Niente puo'spaventarmi ora.
Nemmeno il ricordo delle due ombre persino Marco...no Marco no.

Evito di cercare risposta alle mie tante domande,so quel che mi riservano.

Inizio a correre,un po'perchè sennò fa buio,un po'perchè magari spero di sfuggire al mio dolore,fatto sta che fra l'erba e le radici inciampo,quando tento di rialzarmi mi appoggio ad un vecchio ramo,mi gira la testa e tasto con la mano la ferita:
sangue.
Ad un tratto mi sento stordita...
Dopo poco l'immagine degli alberi e del bosco ormai vicinissimo sfocano:
Buio.

Mentre non c'eri. #Wattys2016Where stories live. Discover now