•Capitolo II

1.4K 97 77
                                    

Sento il mio cuore perdere un battito.

— Dici davvero? Io... non so se ne sono in grado, padre. — balbetto.

— Devi ritornare sulla Terra e prendere la ragazza, a qualsiasi costo. — mormora, posando pesantemente il calice sul tavolo.

— Non posso farlo, non posso giocare sporco, mi dispiace. — confesso. Non ho intenzione di ingannare Derek, per nessun motivo.

Sospira. — Di che colore è la tua anima?

— L'ho donata a Derek, quindi... non lo so. — mormoro; come faccio ad essere ancora viva, dopo tutto quello che è successo?

— Lasciamo stare, meglio non saperlo. — sbuffa. — Ritornerai domani sulla Terra, d'accordo? — afferma, da buon padre amorevole.

Sussulto. — Ma... padre, sono piena di bende, ne sei sicuro? — domando incerta.

— Ah, non farla tanto tragica. Stai più che bene. — mi liquida velocemente, attingendo un altro sorso dal calice di vino.

Mi avvicino a lui, togliendoglielo dalle mani. — Basta così, stai bevendo troppo. — lo ammonisco; e dire che dovrebbe essere lui il genitore tra noi due.

— Oh, ma insomma! — borbotta. — Perché, perché mi sei capitata proprio tu come figlia? Se fossi stata un'altra, a quest'ora staremmo bevendo insieme. — si lamenta, facendomi sgranare gli occhi in un'allibita sorpresa.

— Dovrai passare sul mio cadavere prima di bere con me. — Dovrei toccare proprio il fondo per bere con mio padre.

— Ah, ingrata! Ma che stai qui a fare? Fila a nanna, sono già le otto di sera.

Sbuffo divertita, ma prima di andarmene definitivamente strappo la bottiglia di vino dalle sue mani.

Domani sarò di nuovo sulla Terra. È incredibile come questo pensiero mi sconvolga a tal punto da far accelerare il mio cuore. Perché? Non vedo l'ora di ritornare alla cara vecchia normalità. Buffo, perché fino a qualche tempo fa era questa la mia normalità. Allenamenti disumani, lezioni pesantissime tutto per... per cosa? Per lasciarmi spodestare così facilmente da un branco di mentecatti? Se sperano di poter reggere anche per un singolo la corona sono degli illusi.

Difenderò tutto ciò per cui ho lavorato con le unghie e con i denti.

Il mattino seguente sono costretta a svegliarmi con lamenti sofferenti, noto la fasciatura al fianco imbrattata di sangue. Il dolore è così forte che sono costretta ad assumere un antidolorifico potente che mi stordisce. Alla fine il dolore è quasi scomparso, ma mi sento praticamente drogata. Mi vengono cambiate le bende e fatta indossare la divisa scolastica con estrema lentezza.

Avanzo lungo i corridoi fino ad incontrare Alya e Thomas, i quali sono perfettamente vestiti, che mi attendono per effettuare il passaggio dimensionale.

Una fitta mi attraversa da  parte a parte, i miei pensieri si offuscano.

— Non ce la faccio, il dolore è atroce... — mi lamento, piegandomi su me stessa.

— Non credo che sia una buona idea andare, in queste condizioni. — suggerisce Thomas, ma io scuoto la testa decisa.

— No, vi prego... non privatemi persino di questo! — ribatto, con la testa che mi vortica. — Se non reagisco, perderò tutto! Tutto! — mormoro, trattenendo i singhiozzi.

Alya prova a mettermi una mano sulla spalla per consolarmi, ma io la scanso aggressiva. — Andiamo e basta. — ringhio, trasportandoci tutti via.

AshedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora