•Capitolo IX

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— Che cosa?! — strillo, senza preoccuparmi di turbare Alya ancora di più. Mi schiarisco la voce: — Che cosa?

Tira su con il naso, per poi puntare le sue acquose iridi violette nelle mie. In questo momento mi sembra così piccola, così fragile... non riconosco quasi la ragazza che si avventa come una furia su qualsiasi cosa non le stia bene, che lotta. Ora mi sembra soltanto distrutta.

I miei pensieri confusi vagano all'interno nella mia mente, in cerca di un nesso che possa collegarli. Thomas ama alla follia Alya... no, ci deve essere per forza un malinteso.

— In che senso? — domando. Che domanda stupida... osservo il suo viso, che si apre in un sorriso amaro, mentre le lacrime si accavallano, si rincorrono sulle sue gote.

— In quali altri sensi vuoi prenderla? — chiede ironica, non smettendo di singhiozzare. — Mi... lui mi ha lasciata — afferma con voce secca.

— No... — Sono così confusa, sconvolta, ma soprattutto incredibilmente rattristata per la mia migliore amica. — Ci dev'essere un errore: lui ti ama!

— Io... — tenta, eppure la voce le s'incrina. Abbassa il viso, coprendolo con le mani e ricominciando a versare lacrime di tristezza. — Ha detto che... che c'è un'altra... — sussurra, con la voce impastata dalle lacrime.

Un'altra? Che...

— Cosa?! — grido ancora, sgranando gli occhi fino a farmi male. — Quella puttana!

— Tu la conosci? — domanda flebile la strega; in questo momento il dubbio è l'unica cosa concreta nel suo sguardo perso.

Il suo viso trema spasmodicamente mentre tende le orecchie nella mia direzione, ansiosa della risposta.

— No, certo che no! L'ho detto per solidarietà — ribatto con enfasi, per farle capire che sono dalla sua parte, che di me si può fidare. Qualunque cosa accada. Lei tira un impercettibile sospiro di sollievo. — Alya... non sai quanto mi dispiaccia — sussurro circondando le sue spalle in un affettuoso abbraccio, mentre lei non può fare altro che liberarsi in un pianto disperato.

Osservo la sua figura minuta stringersi a me, la sua debole stretta mi circonda le spalle mentre osservo l'indistruttibile Alya sgretolarsi di fronte a me come sabbia che si sbriciola tra le mani, cadendo per terra; e tutto ciò  che ne rimane dopo è solo cenere, una misera ombra di ciò che è stato.

Non posso permettere che accada lo stesso anche a lei, però... rischio di diventare asfissiante?

— Vuoi rimanere da sola oppure ti faccio compagnia? — domando infine cauta, ma le scuote la testa, facendo ondeggiare furiosi i ricci biondi.

— Ti prego... rimani — sussurra alzando il viso, ora così infantile.

Sorrido lievemente, e con un: — Certo — mi siedo al suo fianco. — Ti va di parlare? — domando dopo un lungo silenzio, sperando di tirarla un po' su di morale.

— Hai mai voluto essere un'altra persona? — domanda con voce imperturbabile, fissando il soffitto color ocra. — Desiderare con tutto il cuore di non essere più tu, di risvegliarsi nei panni di un altro, di chiunque l'altro. Dimmi, lo hai mai voluto, Abigail?

Sussulto dall'intensità del suo sguardo che, stanco, si posa su di me.

— No, credo di no — ammetto infine, dopo una lunga riflessione e con una punta di imbarazzo. Perché mai avrei voluto essere qualcun altro? Essendo realista, ho tutto ciò di cui ho bisogno e non, vivo in una reggia con centinaia di stanze e via dicendo. So che può apparire superficiale come ragionamento, probabilmente lo è anche, ma è la mia vita e nonostante abbia passato qualche momento buio, non la cambierei con nessun'altra.

AshedWhere stories live. Discover now