•Capitolo XLIII (Finale)

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― Avevi ragione ― mormora mio padre. Tiene il suo sguardo puntato su un plico di documenti ingialliti mentre li sfoglia. Cammina in tondo mentre aggrotta le sopracciglia. Sospiro e mi rilasso sulla poltrona di fronte alla sua scrivania. ― Il disastro al ballo è stato opera sua. Organizzato male, velocemente, eppure di un'efficacia disarmante. Il tuo amico...

― Non era mio amico.

Sbuffa. ― Ma non mi dire? Altrimenti non lo avresti ammazzato. Derek aveva ed ha tuttora parecchi nemici nella sua corte, ed Avior lo sapeva. Ha offerto loro praticamente nulla e hanno accettato di fare quella carneficina. Ricordati che stiamo parlando di nobili. Per non parlare dei tuoi, di nemici.

― Perché allora non hanno ammazzato noi e basta?

― Perché Avior li ha uccisi prima che potessero farlo.

Aggrotto la fronte. ― Cosa?

― Si chiama strategia. Non dirmi che ti stupisce davvero. Li ha usati solo per dare vita alla strage. Il suo obiettivo non era quello di uccidervi, ma di distruggere la vostra reputazione e la vostra immagine pezzo dopo pezzo. Appuntatelo, Abigail: mai fidarsi di qualcuno con cui hai un nemico in comune. Non sai mai cosa l'ha spinto ad odiarlo. Ricordatelo ― esclama. È dall'inizio di questa mattina che continua a sommergermi di consigli. Ne avrò bisogno quando dovrò riprendere in mano il governo con la forza.

Mi mordo le labbra ed evito di guardare negli occhi mio padre. ― Quanti nemici credi avremo d'ora in avanti?

Sospira. Posa sul ripiano accanto alla finestra i documenti che prima stava analizzando e pondera bene le sue parole. ― Molti. Moltissimi, Abigail. Ma questo non può e non deve intimorirti mai. Devi manovrarli a tuo piacimento. Sono burattini in mano alla famiglia reale e lo saranno sempre. Iris e Victor... ― bisbiglia, ― sono stati degli ottimi monarchi soprattutto sotto questo fronte. Perfino mentre io stesso ero il Re in carica si capiva, si percepiva chi fossero gli effettivi sovrani. Manovravano ogni filo nell'ombra. Anche l'informazione più capillare era a loro conoscenza e decidevano come trasmetterla, cosa dire e cosa invece tenere nascosto agli occhi della corte. Ti consiglio di imparare da loro piuttosto che da me.

― Lo farò ― sussurro. ― E comunque anche tu sei bravo.

― Bah... c'è di peggio ma c'è anche di meglio. Comunque grazie lo stesso ― mormora, aprendosi in un sorriso. ― Abigail, posso farti una domanda?

Annuisco, senza prestargli però particolare attenzione. Allungo il busto verso i fogli che ha posato sul tavolo e lascio scorrere il mio sguardo su di essi. C'è scritto ogni singolo nome di ogni singolo traditore. Tutti deceduti.

― Perché diavolo c'è appeso il ritratto di Julian?

Sussulto, inizialmente colta impreparata. Non so neanche io il perché di un gesto dettato dalla disperazione e dalla convinzione di stare per morire. Julian, il sovrano mai nato, schiacciato dalla sua innocenza e soffocato dalla sua gabbia dorata.

Mi mordo un labbro. ― Perché volevo fosse ricordato.

― Lo sarà ― ribatte mio padre all'istante e con un'espressione seria cucita sul volto. ― Così come lo sarai tu. Ciò che è successo nel giorno della Scelta resterà scritto nei libri per molto, molto tempo. Non sei ancora una brava Regina, ma lo diventerai con il tempo e l'esperienza ― Accenna persino un sorriso, e io faccio lo stesso. Poi si volta, afferrando un altro plico di fogli tra le dita e sfogliandolo distrattamente, come se li stesse solo guardando e neanche leggendo. ― Oh, e Abigail ― mormora, facendo scivolare i documenti sul ripiano della sua scrivania, ― questo invece ti piacerà un po' di meno. Avior è stato anche il fattore scatenante l'epidemia verificatasi quest'anno.

AshedWhere stories live. Discover now