•Capitolo XII

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Ciao ragazzi :) scrivo qui perché sono costretta a dirvi un paio di cosette prima del capitolo.

Ho cambiato la data del matrimonio nei capitoli precedenti, vi avviso perché se no potreste trovare qualche incongruenza; purtroppo scrivo di getto e quindi è molto probabile che ci siano elementi che non quadrino. Un bacio e buona lettura^^


Il vento canta nelle mie orecchie, timido, mi accarezza il collo con il suo dolce frusciare.

Osservo le fronde del salice di fronde a casa mia frustare la finestra a cui, sorretto dalla mia mano, è volto il mio viso.

La stagione della spensieratezza, del calore opprimente sta scemando, lasciando man mano posto all'autunno, il tempo in cui ogni cosa marcisce, si disgrega perché tutto è terminato, concluso.

Il fruscio a contatto con la mia pelle diventa fastidiosamente soffocante e allora mi alzo per chiudere la finestra di fronte a me.

Questi tre mesi sono stati di una noia opprimente e per nulla rilassanti, anzi. Dopo la misteriosa scomparsa di Thomas questa casa è piombata in una costante tensione perché, anche se Alya prova a non darlo a vedere, è preoccupata a morte per lui.

Teme che gli sia successo qualcosa, qualcosa di grave ma io, per quanto possa essere insensibile come ragionamento, ho smesso di preoccuparmene.

So che è dipeso da lui, Thomas è forte e non si sarebbe lasciato uccidere facilmente, per cui se n'è andato di propria volontà. Mi sento tradita e delusa.

Lui è scomparso dalle nostre vite senza lasciare traccia.

Passo la spazzola tra i capelli un po' più grassi del solito e mi lascio sfuggire un sospiro in cui varie emozioni si mescolano, a mio malgrado.

Mi guardo intorno e sbuffo appena mi accorgo che la mia bionda amica non è nei paraggi. — Alya! urlo. Accidenti, dove diavolo è finita quella ragazza?

— Dai, un attimo! — sbuffa, mentre sta applicando il mascara di fronte allo specchio dell'anticamera.

Alzo gli occhi al cielo in un'espressione esasperata e batto il piede a terra accanto a lei, facendola sobbalzare e così sbavare il trucco. La sua guancia è tagliata a metà da una spessa linea color inchiostro.

— Brava, brava, razza di idiota! — strilla, sbavando ancora di più il trucco con le dita e impiastricciandosi le gote. — Oh, ora inizierò da capo e ci impiegherò il doppio del tempo! E non azzardarti a sbuffare o cose del genere, chiaro?

— Diamine, hai dei poteri magici; usali, no? — chiedo retorica.

— Truccarsi è un'arte, sciocchina ingenua — ribatte, correndo in bagno a prendere un panno umido per ripulirsi il volto.

— Sei una strega, Alya! — sbotto, con più violenza di quanto avrei voluto. — Certe volte ho paura che, forse, ci stiamo umanizzando troppo... — sussurro infine, come per aggiustare il mio improvviso scatto d'ira con una patetica toppa.

La sua chioma color platino spunta dal cornicione della porta mentre mi fissa dubbiosa. — Hai nostalgia di casa? — domanda sorpresa.

— No, cioè... no. Però, se ci pensi oggi è passato un anno esatto dal nostro arrivo sulla Terra. Dovrà pur significare qualcosa, no? — domando, incerta. — È che... certe volte mi chiedo quando tutto ciò avrà fine.

AshedWhere stories live. Discover now