•Capitolo XXXIV (Alya) - Tutto per un panino (pt.1)

692 49 49
                                    

Il mio sguardo è attratto dal fiore che ho tra le mani, e che non smetto di accarezzare con la punta delle dita. I petali sono vellutati sia al tatto che alla vista. Non ho idea di che tipo di fiori siano, e in realtà non mi interessa neanche saperlo. Solo Eric poteva fare una cosa del genere: consegnare uno splendido regalo nel peggiore dei modi. Come se non mi fossi sentita in colpa per come mi sono comportata.

Durante la sua convalescenza, quando osservavo il suo volto esangue e madido di sudore, a un tratto mi sono sentita sopraffatta. Non riuscivo nemmeno più a guardarlo. Sono corsa in corridoio e lì ho incontrato sua madre: una donna dallo sguardo gelido e impenetrabile. Mi ha rivolto un'occhiata di sfuggita quando ero ancora grondante di sangue e se n'è andata, così come anch'io.

Non ho idea del perché mi sia sentita così tesa in quel momento, così come in tutti quelli successivi. E soprattutto perché sia rimasta così colpita da un semplice mazzo di fiori.

― Abigail! Ci sei o no con questo vaso? ― strillo, allungando il busto verso la cucina.

― Sei una tale rompipalle! ― grida di rimando. ― Non so nemmeno perché sto ad ascoltarti! ― continua seccata. ― E poi perché diamine abbiamo un vaso in casa?

― Dammi qua ― mormoro, allungando un braccio verso la sua direzione. Con uno sbuffo mi porge il vaso traboccante d'acqua, e io impiego più attenzione del previsto per riporre ogni fiore al suo interno.

― Perché non sei venuta a scuola oggi? ― domanda fiaccamente, lasciandosi cadere sul divano.

― Per via dei miei numerosi impegni ― bisbiglio.

― Ovvero trovare la voglia di andarci, giusto?

― Stavo per dire dormire, ma questa suona meglio. Complimenti Abigail, stai facendo progressi ― mormoro.

― Onorata ― replica.

Appoggio il vaso di fiori sul davanzale della cucina, ma appena fatto constato subito che non sia il posto ideale. Lo riprendo tra le mani e mi precipito a salire le scale per posizionarlo accanto il mio letto, sul ripiano sotto la finestra.

Quando mi sdraio sul letto, incrocio le braccia dietro la testa e fisso il soffitto con sguardo spento. Che stupido sciocco... mi domando perché sprechi ancora il suo tempo con me.

Il fragore di un tuono irrompe nell'aria, seguito subito dopo dallo scroscio della pioggia. Mi apro in un lieve sorriso. Chissà se potrebbe accettare ad uscire con me... magari mi sto illudendo solo per uno stupido mazzo di fiori. Non importa. Sono comunque illusioni piacevoli.

* * *

Saltello dentro una pozzanghera che, tuttavia, è più profonda del previsto: affondo nell'acqua fino ai polpacci mentre maledico me stessa. Abigail mi guarda come se non potessi essere più stupida di così e io esco dalla pozza come se nulla fosse. Fortunatamente dopo qualche passo l'acqua sulle gambe evapora e io sono di nuovo asciutta. Grazie al cielo Thomas non si è visto negli ultimi giorni a casa, a quanto pare preferisce scopare come un dannato piuttosto che frequentare una noiosa scuola umana, cosa che in effetti non gli biasimo affatto. La parte più strana di tutta questa faccenda è che la cosa non mi dà per nulla sui nervi. Oddio. Continuando così verrà fuori che inizierà a piacermi Isabelle, poi diventeremo migliori amiche inseparabili e staremo appiccate per il resto dell'eternità.

Questa visione scorre liscia come l'olio di fronte ai miei occhi mentre rabbrividisco per il ribrezzo.

Alzo lo sguardo di fronte a me quando vedo un ragazzo, che indossa una felpa con il cappuccio che gli oscura i lineamenti, camminare nella direzione opposta alla nostra mantenendo il viso chino. Accidenti, ma quello è Eric! O almeno credo, poiché mi passa accanto senza nemmeno rivolgermi uno sguardo. Decido di tentare la sorte e lo afferro per un braccio prima che avanzi anche solo di un passo in più. Con uno scatto volge il volto verso di me e a questo punto non ho più dubbi sul suo conto. Il suo sguardo pulsa per la rabbia e per un momento mi sento paralizzata, ma poi, con una scrollata del capo, gli rivolgo un sorriso.

AshedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora