•Capitolo XV

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Con i muscoli stremati dallo sforzo e la bocca alla disperata ricerca di un po' di ossigeno in più, corro con il cuore in gola allontanandomi da nobili atterriti, una neo coppietta di sposi e un padre di cui ho calpestato la fiducia e che probabilmente ora mi vorrebbe ammazzare.

Nonostante tutto, però, non riesco a sentirmi dispiaciuta, né angosciata per quello che ho appena fatto: sono troppo su di giri per aver ingannato tutti con un trucchetto da due soldi e per essere scampata al mio eterno destino con Thomas. Tutto questo... mi ha reso felice

Sento che ormai le energie mi stanno abbandonando; non posso fermarmi proprio adesso, non ora che sono così vicina al mio obiettivo. Normalmente mi sarei smaterializzata, o almeno ci avrei provato, ma ho bisogno del massimo delle mie forze per bere la pozione, quindi devo trovare una soluzione alternativa.

Pensa Abigail, pensa... come ha fatto Alya ad andare, nonostante non possa comunque smaterializzarsi? Ha detto qualcosa riguardo a un passaggio, ma anche se provassi ad acciuffare brandelli di memoria con tutte le mie forze, non ci riuscirei comunque. Perché diamine non ascolto mai?

Cammino sulla nuda terra che porta ancora le cicatrici di una tempesta in piena regola. I miei piedi affondano nel fango e capisco che il confine con il regno delle tenebre si sta avvicinando.

— Mi stai ascoltando? Dannazione, che fastidio! Guarda che è importante, non potrai smaterializzarti per andare da Derek: troppo faticoso. C'è un passaggio sotterraneo che conduce direttamente dai noxious accanto ai fiori, ma sta' attenta, perché è costr- Abigail!

Ringrazio e maledico allo stesso tempo il mio cervello per avermi rivelato almeno una vaga ubicazione del passaggio. Ben presto il mio entusiasmo muore, nello stesso istante in cui constato che di fiori non c'è nemmeno l'ombra. Il suolo sta cambiando, il terreno è livido e secco, l'erba è avvizzita, nera come la pece.

L'influenza che i noxious hanno persino sul nostro territorio mi lascia atterrita: mai avrei creduto che le nostre foreste avrebbero iniziato a marcire, avvelenate dai residui del loro potere. Sfioro l'erba con i polpastrelli e questa diventa cenere nelle mie mani.

I fiori, i fiori... dove sono? In teoria dovrebbero saltare subito all'occhio, il loro colore dovrebbe essere evidente in mezzo a questa distesa plumbea.

Alzo il polso e lo porto di fronte al volto: manca mezzora. Osservo questa sterminata radura spenta nella quale io sono immersa e capisco che sto brancolando nel buio.  

Presa ormai dallo sconforto, mi costringo a prendere una decisione: continuo a cercare rischiando di non arrivare in tempo al matrimonio oppure mi smaterializzo rischiando di subire effetti collaterali dalla pozione? Ho promesso ad Isabelle di arrivare in tempo, a tutti i costi; l'ho promesso a me stessa.

No, non m'importa. Se dovrò sacrificare qualcosa, scelgo me stessa e tutte le conseguenze che ne seguiranno. Se rimanessi Giselle a vita... lo accetterò, ma Derek non può rimanerne coinvolto.

Prendo la boccetta dalla tasca della giacca e la stappo; vorrei dire che non ho ripensamenti, che non ho esitazioni, ma la verità è che le mie mani tremano così tanto da non riuscire a portarmela alla bocca.

Quando finalmente decido di sacrificarmi, un canto melodioso risuona nell'aria, scandendo chiaramente il cinguettio di un uccello. Mi volto con un sobbalzo, sorpresa dal sentire un suono in questa steppa desolata; un corvo, dalle piume lucide come inchiostro, mi fissa da terra, gli artigli che arpionano l'erba ormai inconsistente.

Buffo, un corvo che canta... Strana antitesi, ma io ne sono spaventata a morte.

Schiude le ali in un gesto teatrale e si alza in volo a mezz'aria, andandosene com'era venuto: intonando la sua melodia da passerotto.

AshedWhere stories live. Discover now