•Capitolo XIX

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Chiedo scusa per il ritardo. Buona lettura.

Giselle strilla e la guardia che la immobilizza le dà un pugno sulla mascella, facendole sputare un fiotto di sangue. La sua espressione è allucinata: il suo viso è una maschera di disperazione, i suoi connotati sono piegati in una smorfia di stupore e angoscia; persino la sua bellezza è offuscata. — No! No! — grida con voce raschiante, provando a divincolarsi. I due ex Sovrani tagliano uno squarcio nell'aria che collega la nostra dimensione a un luogo privo di logica. Mio padre s'inchina di fronte a esso come per indicarle l'entrata, da bravo gentiluomo, mentre quello di Derek si libera in una risata. — Uccidetemi, vi prego, uccidetemi!

Mentirei dicendo che le sue suppliche non smuovono niente in me, ma l'idea di salvarla dal suo destino miserabile non mi passa nemmeno per la testa, neppure nell'apoteosi della mia pietà. Lei ha attentato a ciò che ho di più caro e non merita il mio perdono. — Com'è avere un'altra persona sulla coscienza, a parte Cornelius? — ringhia come un cane rabbioso. La sua espressione si svuota all'istante e i suoi occhi vuoti mi spezzano l'anima. — Assicurati che la tua corona non sia sporca di sangue, Regina — China la sua testa in una riverenza perfetta.

— Chiudi la bocca. — mormora Derek, la sua voce un pugnale gelido e affilato.

— Non fa niente, Derek. Le parole sono tutto ciò che possiede — Sospiro mentre Giselle continua a gridare come una forsennata. — Addio, Giselle.

Le mie sono le ultime parole che vengono pronunciate nella sala; anche Giselle non urla più, credo che stia finalmente prendendo coscienza di ciò che la vita le riserverà d'ora in poi. Osserva con guardo assente il varco di fronte a lei verso la quale la guardia la sta spingendo. — Vado da sola — annuncia, sollevando il mento. — Ho ancora la mia dignità. — La guardia si volta verso di me per avere il consenso a lasciarla, così io annuisco debolmente. Non potrebbe comunque scappare da qui. Si gira verso Derek e il suo sguardo è deciso. — Saremmo stati una grande coppia.

— Non ti ho mai amato — ribatte lui, annoiato.

— Lo so.

Giselle avanza di un passo e il suo corpo sparisce, inghiottito tra i fiotti del Limbo. I consiglieri ricuciono all'istante lo squarcio. La ragazza che tanto ho odiato, la smorfiosa che puntualmente mi rivolgeva frecciatine velenose a scuola, la donna che ha appena attentato alla vita di mio marito non c'è più. In questo preciso momento, Giselle ha appena cessato di esistere.

  Mi libero in un sospiro di sollievo e con la coda dell'occhio noto Derek fissarmi. — Posso chiederti una cosa? — mi domanda. Tutti i commensali, nel frattempo, si sono avvicinati e ci hanno circondato, probabilmente per far convergere l'incantesimo per sciogliere i nostri voti nuziali. — Potrà sembrare patetico, ma se non te lo chiedessi rimpiangerei questo momento per il resto della mia eternità. — Finalmente mi volto verso di lui quando un coro sommesso si alza; pronunciano la formula in latino, lingua usata per gli incantesimi più complessi. — Perché mi vuoi lasciare?

I miei occhi si sgranano nello stesso istante in cui una potente onda verde ci circonda; da essa si dipartono estroflessioni che si attorcigliano alle nostre fedi nel tentativo di distruggerle. — Io non l'avrei mai fatto! — grido, per sovrastare il rumore. — Pensavo che fossi tu ad aver organizzato questa cena, e che il divorzio fosse un tuo volere!

— Che cosa? — sbotta. — Perché mai avrei voluto una cosa del genere?

— Perché... perché magari non ti interessavo più, non lo so... — Mi ritrovo persino a balbettare, mentre le piccole scariche elettriche alle nostre dita si moltiplicano.

— Non dire sciocchezze! Oggi non te l'ho ancora detto, però mettermi con Cathrin è stata una vera cazzata. Mi dispiace — mormora.

— Oggi hai rischiato la vita due volte... quindi sarebbe cattivo non accettare le tue scuse. — Sorrido. — Però non è giusto... ci separeremo per sempre per colpa di un malinteso — constato.

AshedWhere stories live. Discover now