•Capitolo VIII

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Mi abbandono in un sospiro, appoggiando la testa al muro del corridoio.

Non so che fare... vorrei piangere, lo vorrei davvero, ma non ci riesco. Mi sento sconfitta.

— Abigail? — chiede una voce pacata, e per un momento non sono sicura di riconoscerla. Alzo il viso, trovandomi di fronte un'Isabelle che mi fissa dubbiosa. Il suo corpo minuto è avvolto in un abito di seta perla, lasciando intravedere le gambe snelle.

Perché mai è qui? Ricambio lo sguardo, confusa ed esasperata. Se è qui per insultarmi o cose del genere, non ce la faccio. — Isabelle? — borbotto incerta. — Che ci fai qui?

— Ho appena visto il litigio tra te e tuo padre — prorompe, passandosi una mano tra i capelli carbone, poco più scuri di quelli del fratello.

— E pensi che sia patetica. Lo so anche io, ma purtroppo non mi è di alcuna utilità — mormoro, fissandola negli occhi; si apre in un sospiro sconsolato, decidendo di sedersi a terra.

— Ascolta, non ho niente contro di te. È vero, ti ho urlato un paio di volte addosso, ma niente di irrisolvibile, no? — domanda, con un accenno speranzoso nella voce.

— Stai provando ad allacciare un rapporto con me? — chiedo, sedendomi al suo fianco. La mia espressione è incerta ma dentro di me sto ballando la samba per quanto sono felice. Considerando che Isabelle è la stessa ragazza che voleva uccidermi, direi che ho guadagnato punti. O almeno spero.

— Oddio, non esagerare — sbotta subito, quasi sarcastica. — Insomma... sembravi abbastanza disperata e ho pensato: "Perché no?"

— Ah beh, grazie — borbotto, sentendo il mio entusiasmo sgonfiarsi come un palloncino e l'irritazione ripiombare nelle mie vene.

— Cioè, non ti odio, ma sei abbastanza in basso nella lista di persone che mi stanno simpatiche. — Fantastico, penso tra me e me. — Credo di capire come tu ti senta. — mormora, fissandomi con quelle iridi dorate.

— Io non lo so. Certe volte penso che sia semplicemente deluso di non aver avuto un erede maschio — sussurro. — Posso farti una domanda, Isabelle? Perché è Derek ad essere Re, e non tu Regina? In fin dei conti sei tu la maggiore — constato, osservando il suo viso adesso trasformarsi in una maschera di pietra. — Sempre se vuoi, ovviamente — soggiungo.

— No, figurati, è una domanda innocua. Da noi le femmine non salgono al trono, a meno che non siano figlie uniche, cosa che è più unica che rara. Normalmente i Sovrani continuano a fare figli finché non nasce un erede maschio; nel mio caso gli andata bene al secondo tentativo — sorride, ma sembra infelice.

— Mi dispiace molto — sussurro, osservando la sua espressione malinconica.

— E di che? Non è mica colpa tua. Anche tu saresti stata un'eterna Principessa se solo avessi avuto un fratello; scusa, ma non lo sapevi davvero? — domanda, adesso incuriosita dal mio costante ignorare le regole basi dei nostri mondi.

— No... — constato, smarrita. Perché mio padre non me ne ha mai accennato? — Ma comunque mia madre è scomparsa, quindi... — Alzo le spalle, dimostrando che l'argomento non mi scalfisce minimamente. In fondo dei conti sto parlando di una sconosciuta.

— Beh, allora per legge era obbligato risposarsi — mormora, picchiettando l'indice sulla punta del naso fine.

— Risposarsi? — sbotto io, sgranando gli occhi. Non riuscirei a vedere mio padre con una donna neanche se me li trovassi di fronte. — Non lo farebbe mai.

— Oh, beh... suppongo sia una bella cosa, no? Un po' patetica ma bella. Almeno credo — farfuglia, grattandosi la testa con fare confuso. Le lentiggini chiarissime risaltano sul suo incarnato, rendendola più... innocente.

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