•Capitolo XI - Rinuncia al tuo nome (Thomas)

984 74 75
                                    

Ebbene sì, sorpresina :D Il capitolo è dal punto di vista di Thomas e spero tanto che vi piaccia ^^ chiedo scusa per la lunghezza del capitolo >.<


Mastico un chewing-gum ormai insapore come se fosse la prelibatezza più buona che abbia mai assaggiato, mentre procedo con lentezza lungo un marciapiede a lato di una strada deserta.

Ho ancora impressa nella mia mente l'espressione sconvolta di Abigail; quando le ho rivelato a chi ho donato il mio cuore è stato un po' come aprire me stesso e mettermi a nudo di fronte al mondo intero; sono cosciente che dovevo farlo, perciò non mi pento della mia decisione. So che non ne farà parola con Alya, il mio istinto me lo suggerisce, eppure vedere quella smorfia di pura sorpresa e incredulità ha tracciato netti sentieri della mia insicurezza.

Mi sento così frastornato... tutto è precipitato da quando ho chiuso con Alya; avrei voluto essere più gentile con lei, avere più tatto e non sbatterle in faccia quanto per me questo rapporto fosse diventato superfluo. Avrei voluto essere ancora follemente innamorato di lei come un tempo, ma così non è stato.

Me ne pento? Mi sono posto questa domanda un'infinità di volte, e la risposta, volente o nolente, è sempre la stessa.

No.

Chiudo gli occhi per un secondo, per poi costringermi a proseguire la camminata; oggi non c'è in giro un'anima viva e questo mi mette di malumore: la solitudine mi opprime e ho bisogno delle persone intorno a me per sentirmi a mio agio. Calcio via un sasso liberatosi dall'asfalto e poco più avanti il mio obiettivo appare a me con evidenza.

Chissà che cosa hanno pensato di me... ricordo bene lo sguardo incredulo e ferito quando ho spezzato il cuore di Alya. Non ho nemmeno finto di essere dispiaciuto. Sapevamo entrambi che non era la verità.

Attraverso la strada e scavalco il cancello come al solito, stando ben attento ai pungiglioni di bronzo che sono affissi proprio per evitare una cosa del genere. Salto dai tre metri che mi separano dal suolo e atterro in piedi; controllo che niente si sia rotto e noto con una punta di fastidio che la parte posteriore della giaccia della divisa è rimasta sull'inferriata, a penzolare a mo' di bandiera fallita. Mi tolgo l'indumento che ormai è ridotto in brandelli e lo lancio dietro una siepe color ruggine, appuntandomi mentalmente di venirla a recuperare più tardi, quando avrò finito.

In realtà è stato piuttosto facile squagliarmela da scuola: ho detto di andare in bagno e per caso ho incontrato Abigail; dopo aver parlato di Cathrin - a dirla tutta abbiamo abbastanza trascurato il nostro giocattolino umano, cosa per nulla positiva -, ho semplicemente detto di avere delle questioni urgenti da sbrigare. Abigail ha annuito ma a quel punto era probabilmente su un altro pianeta, di sicuro non si è preoccupata di ciò che avrei fatto. Meglio così.

Appoggio la schiena sul muro liscio della casa e, dopo aver controllato che non ci sia nessuno in giro, mi volto e faccio leva sulle braccia, appoggiandomi al cornicione di una finestra, per sollevarmi. Secondo piano, realizzo sconsolato nella mia mente, mentre ripeto la stessa azione sulla finestra sopra di me.

Atterro sul cornicione sicuro e busso alla finestra con il solito motivetto in codice che uso per far capire che sono io; in realtà non ha molto senso, perché qualsiasi altra persona sana di mente userebbe la porta d'ingresso.

La finestra si apre di qualche centimetro, quel poco che mi basta per spalancarla. Con un balzo felino faccio il mio ingresso di stile e mi appoggio alla parete adiacente per riprendere fiato, cercando di farlo vedere il meno possibile.

— Ci hai messo una vita! — cantilena, facendo aprire le mie labbra in un sorriso smagliante.

— Buongiorno anche a te, amore mio! — ribatto spensierato, andandomi a sedere sulla sponda del letto.

AshedWhere stories live. Discover now