•Capitolo IV

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Sono furiosa, confusa e rattristata allo stesso tempo. È assurdo: neanche il tempo di salutare Derek che l'ho già perso. Questa volta per sempre.

Siamo seduti sul tetto della scuola, vicini, eppure così distanti. Volto il viso nella sua direzione, lo contemplo, osservando i suoi capelli scompigliati dal vento, le labbra rosse, gli occhi infelici. Forse sarà l'ultima volta, penso, congelando questa immagine nel mio cuore.

— Non l'amerò mai. — proclama di punto in bianco, spezzando questo estenuante silenzio. — Volevo solo che tu lo sapessi.

Ingoio un groppo di saliva, appoggiando la testa sulla sua spalla. — Lo so — sussurro, mentre avvolge un braccio intorno alla mia vita e mi attrae a sé. — Questo... è un addio? — chiedo infine, alzando il viso verso di lui.

— Non lo so — mormora, puntando il suo sguardo a terra. Si alza improvvisamente, porgendomi la mano. — Ma anche se fosse, non ho intenzione di passarlo così — Fa un profondo inchino, porgendomi la mano; rimango confusa da tale gesto. — Mia Regina, mi concedi l'onore di questo ballo? — domanda formale, quasi come se fossimo ancora al ballo del mio compleanno.

— Con infinito piacere, Mio Re — sorrido, accettando il suo invito e posando la mia mano sulla sua spalla, stessa cosa che fa lui con la mia vita. Iniziamo ad ondeggiare, ballando senza musica. — Sei un pessimo ballerino! — scherzo, mentre lui mi fa fare una giravolta.

— Io? Mi prendi in giro, fiorellino? — Alza un sopracciglio, cercando di sembrare offeso.

— Certo... ahi, il piede! Che impiastro che sei!

— Te lo sei pestato da sola, non incolpare me se sei negata! — borbotta orgoglioso.

— Io?! Sono... ahh! — Sorrido scuotendo la testa, continuando a ballare; sento il vento cantare nelle mie orecchie, smuovermi i capelli sulle spalle, leggeri.

La verità è che è un ottimo, ottimo ballerino; i suoi movimenti, persino i più semplici, sono pura grazia. È strano, ma continuo a stupirmene.

Sta per dire qualcosa, forse una battuta sulle mie doti da ballerina, quando il sorriso muore sulle sue labbra. Senza neanche rendermene conto ora solo pochi centimetri ci separano. Comunque troppi.

Appoggio la mano sul suo collo per attrarlo a me, e quando finalmente le nostre labbra si incontrano sento di poter essere in paradiso. È un bacio lento, dannatamente intenso, disperato e delicato allo stesso tempo. Entrambi poniamo una sorta di sigillo su di esso. Amo il suo fiato glaciale, mi elettrizza, mi invade il palato con il suo dolce profumo.

Vogliamo di più, così avvolgo le mie gambe attorno alla sua vita e lui mi prende senza la minima esitazione.

E mentre non posso fare a meno che bramare con smania un altro tocco, un altro sospiro nelle mie labbra, vengo divorata da questo amore che non potrà mai sbocciare, che rimarrà incatenato tra le pareti del mio essere e marcirà all'infinito.

Reprimo un singhiozzo, beandomi del gelo della sua pelle. È strano... sono così triste e felice allo stesso tempo. Ci si può sentire così?

— Li ho trovati! — esulta Alya, ma appena fa qualche passo in più si copre la bocca in un'espressione sconvolta. — O forse no, andiamo a cercare da un'altra parte! — propone nervosa, probabilmente avendo visto tutto.

— Perché? Se dici che li hai tr... no, ha ragione, qui non ci sono! — aggiunge Thomas. Ci sono proprio tutti, eh? — Su, andiamo via, via!

Forse sarebbe il caso di concludere, non è il momento né il luogo adatto per queste cose; non ne ho voglia, ma mi costringo a scendere. Ho le labbra ghiacciate, il che mi provoca un intenso brivido lungo la schiena. Osservando le sue labbra esageratamente rosse, credo che anche lui abbia avuto qualche problemino con la temperatura. Sorrido debolmente a tale immagine.

AshedWhere stories live. Discover now