•Capitolo XIII

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Una raffica di vento mi sferza il viso, tagliente, beffarda, la sento ridere alle mie spalle mentre gioisce del mio dolore.

Provo ancora una volta a liberare i miei polsi dalla stretta morsa di pietra nella quale sono avvolti, sentendo la pelle squarciarsi sotto il peso della superficie abrasiva che la tiene imprigionata.

Il mio viso è costretto in una posizione rigida e innaturale ma, ancora peggio, ad osservare la scena che si sta svolgendo di fronte a me.

Giselle, nobile noxious, vuole prendere Vostra altezza reale come proprio consorte? — domanda l'uomo incaricato a processare il matrimonio.

Lo voglio — sorride ruffiana, facendo aprire Derek in un sorriso soddisfatto.

— Basta! Fermatevi! — grido, ma le mie preghiere sono vane.

E voi, Maestà, volete prendere la cui presente fanciulla come vostra legittima moglie, madre dei vostri eredi e unica Regina dei noxious? — domanda l'uomo, e per un momento è il silenzio.

— Derek! Derek, ti prego, non farlo! — grido, sporgendo il busto in avanti più che posso.

Ti prego... ti prego guardami, dimmi che non lo farai, che non te ne andrai per sempre dalla mia vita. Dimmelo!

Il sul viso volge nella mia direzione e due pozzi vuoti scavano dentro di me. — E perché? — domanda, con un'innaturale voce metallica. — Perché, mi ami? Mi ami, Abigail? — continua, la sua voce ridotta ad un sibilo.

Lacrime mi scavano le gote e la mia gola è chiusa, contro la mia volontà.

— Come pensavo — mormora, derisorio. — Lo voglio. Per l'eternità.

No! — urlo ancora una volta, sopraffatta dal dolore.

Un applauso surreale scoppia attorno a me, provocato da migliaia di mani invisibili.

— No! — grido, alzando il busto in uno scatto troppo veloce. Porto le mie mani di fronte al viso, accorgendomi che sono prive di alcuna lesione e soprattutto libere.

Infilo le mani tra i capelli mentre le lenzuola scivolano dalle mie gambe, lasciandole scoperte. Con ancora il fiato spezzato, prendo un cuscino dalla testiera del letto e lo lancio in un impeto di rabbia dall'altra parte della stanza, facendolo sbattere contro un mobile e rovesciando tutti gli oggetti che giacevano sopra di esso.

Non era reale, non era reale... ripeto mentalmente, cercando di riportare il mio battito cardiaco alla sua normale velocità.

Eppure, queste lacrime che stanno imbrattando il mio viso... sono reali, come il fatto che non riuscirò mai ad esprimergli ciò che provo realmente per lui.

Passo una mano sulla mia fronte imperlata di sudore, osservando con la coda dell'occhio l'ora: 7.56; tra poco la sveglia ufficiale suonerà, facendo piombare decine di servitori all'interno di questa stanza. Porto le ginocchia al grembo impedendomi di urlare o singhiozzare.

Non voglio indossare il mio abito da sposa, ammirarmi allo specchio come se fossi davvero felice oggi. L'unica cosa che mi piacerebbe fare sarebbe ridurlo in brandelli.

Qualcuno bussa alla porta, ma non mi preoccupo di rispondere, voglio questi due minuti solo per me. Pensare che dovrei indossare la mia corona durante la cerimonia... come se avessi il coraggio di farlo. Non permetterò che nessuno infanghi l'unico ricordo puro, intoccabile che ho di Derek.

La persona che prima bussava alla porta decide di entrare anche senza il mio consenso, ma prima che mi possa anche solo infastidire per questa mancanza di rispetto, mi accorgo che è mio padre; che dire... durante questi lunghi mesi ho cercato di mantenere il nostro rapporto allo stretto indispensabile, accorgendomi con una punta di delusione che a lui non dava il benché minimo fastidio che quasi non gli rivolgessi la parola.

AshedWhere stories live. Discover now