•Capitolo XVII

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Seduta sulla testiera del letto, stringo la fede all'anulare sinistro cercando di smettere di tremare.

Nonostante la porti da solo due giorni, è diventata un'abitudine a dir poco ossessiva quella di far ruotare l'anello al dito con il pollice della stessa mano, dando vita ad una danza snervante che però riesce a rilassare i miei nervi.

Osservo la valigia chiusa ai miei piedi e non riesco a capacitarmi che sto per tornare sulla Terra; non oso nemmeno immaginare cosa farò appena i miei occhi incroceranno quelli di Derek, il ragazzo alla quale mi sono legata per il resto della mia eternità, il ragazzo che ho sposato per sbaglio.

Conoscendomi, il mio viso sarà un libro aperto e lui capirà subito che c'è qualcosa che non va; e poi cosa dovrei dirgli? "Ehi, ciao amore, ti ricordi quando ci siamo sposati per finta? Già, non era vero. Ops! Va bene lo stesso?"

Raccolgo i miei capelli in una coda alta solo per tenere le mani impegnate, anche se serve a poco: ci impiego pochi secondi e sono di nuovo un fascio di nervi.

L'atteggiamento di mio padre, per di più, è stato sconcertante: mai lo avevo visto così controllato, nonostante fosse davvero adirato. Tutto ciò mi confonde.

— Abigail, ci sei? — urla Thomas da dietro la porta, picchiando il legno con le nocche.

— Sì — sussurro, stringendomi nello spolverino. Costanti brividi sgusciano sotto la mia pelle facendomi tremare; probabilmente è solo la tensione. — Arrivo — Alzo la voce, mettendomi in piedi e sorreggendo a malapena la valigia. Apro la porta e un Thomas in forma smagliante si para di fronte a me: porta con orgoglio la fede dorata all'anulare mentre tiene salda la presa sui suoi bagagli. — Mi dispiace per la tua luna di miele, avrei voluto fare di più — affermo, mentre ci incamminiamo al di fuori dell'ala reale per raggiungere Alya.

— Ah, chissenefrega. Due giorni sono stati più che sufficienti — mormora alzando le spalle.

— Com'è stata, a proposito?

Ci fermiamo vicino alla scalinata, mentre lui si arrotola i polsini della camicia linda, indugiando sulle parole. — Intensa — dichiara, mentre io alzo inevitabilmente gli occhi al cielo.

— Dai, sul serio, cioè, vi siete divertiti... — bisbiglio, cercando di sembrare meno impacciata di quanto mi senta in realtà.

— Oh, molto.   

— Thomas!

Ridacchia, divertito dal mio disagio. — Dai Ab, è impossibile non prenderti in giro — mormora.

— Certo, quando sei uno stronzo! — sbotto. — Comunque... hai pensato a quello che ti ho detto ieri sera? — domando speranzosa.

— Che? — mastica, tra uno sbadiglio.

— Quello che ti ho detto ieri! — insisto. — Non ci posso credere... mi avevi detto che mi stavi ascoltando!

— Scusa, ma ieri sera ero molto stanco. Era più o meno l'una di notte e quando sei venuta e hai detto 'Derek' il mio cervello si è spento automaticamente — confessa senza particolari sensi di colpa.

Gli stringo il braccio in un pizzicotto proprio sul nervo, finché non si mette a mugolare di dolore. — Amico del cavolo! — ringhio. — Eppure io ho sentito i tuoi deliri prima su Alya, e poi su Isabelle... come se avessi avuto voglia! Credi che non avessi di meglio da fare?

— Che... rompipalle! — sbotta, passandosi una mano tra i capelli senza motivo. — E va bene... dai, cosa c'è?

— Ci siamo sposati, e non so come fare perc--

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