•Capitolo X

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Una lieve brezza scuote i miei capelli, facendoli librare in aria alle mie spalle. Mi sono svegliata con un mal di testa coi fiocchi, rischiando di collassare al suolo e ridurre in mio cervello in una schifosa poltiglia. Mentre mi lavo i denti, rifletto: oggi preferisco andare a scuola da sola, ho bisogno di pensare e non riuscirei a farlo sei fossi in mezzo ad una faida ancora accesa tra miei due migliori amici. La tensione schizzerà alle stelle, non serve la magia per prevederlo.

Inoltre c'è il matrimonio... che avverrà in contemporanea con il mio. Tecnicamente non è ancora stato annullato, il che implica che dovrei sposarmi con Thomas, ma posso benissimo evitare di presentarmi e basta. Noi due non siamo legati da un dannato patto infrangibile.

Chiudo il rubinetto e bevo un sorso d'acqua per risciacquarmi la bocca, dopodiché precedo verso la mia camera a passo di lumaca. Mi infilo fiaccamente la divisa scolastica, mentre la mia mente è ancora proiettata sui quesiti che mi attanagliano giorno e notte. Mi sento sfinita, svuotata, proprio quando Derek stava per morire, prosciugato dal potere dell'anima rosa.

Un enorme punto interrogativo cala sul mio viso, facendo arrestare qualsiasi movimento che stessi compiendo: già, come ho fatto a salvarlo? Come ho fatto a salvarmi? Quella notte uno di noi due sarebbe dovuto morire, eppure entrambi ne siamo usciti pressapoco indenni.

Perché ora lui sembra in perfetta salute? C'è assolutamente qualcosa che non quadra in questa faccenda, il che mi rende inquieta e nervosa: ora nel suo cuore cosa c'è?

Alternando la solita routine mattutina a riflessioni, decido di osservare l'orologio e di mettermi in cammino verso la scuola: 8.02, non male come nuovo record, pensando che le lezioni iniziano tra meno di dieci minuti.

Ho tutto il tempo del mondo. Chiudendo la porta di casa, sistemo la cartella sulle spalle e mi avvio in un misto di trepidazione e dubbio lungo la strada. Pensandoci, ci sono un sacco di situazioni strane di cui non ho nessuna spiegazione: quando sono riuscita ad usare il potere del ghiaccio per aiutare il noxious, quando l'ho salvato con quegli assurdi fasci scuri. Al momento non me ne sono preoccupata più di tanto, travolta dal sollievo, ma ora considero tutto ciò... bizzarro.

Non avendo più voglia di camminare, decido di darmi un piccolo vantaggio e mi smaterializzo proprio di fronte alla mia classe; sebbene le lezioni non siano ancora iniziate, osservo il professore già seduto alla cattedra.

Dopo avergli rifilato le due solite scuse: — Già... sì... abbiamo dei problemi... dobbiamo parlarne con qualcuno... — che mormoro di tanto in tanto, seguite da un suo sguardo di compassione, chiamo Derek e possiamo finalmente dirigerci verso il nostro obiettivo.

— Che dobbiamo fare? — domanda, mentre io mi apro in un leggero sorriso.

— Andremo dalla psicologa, dolcezza!— esulto sarcastica, zigzagando tra i corridoi e fermandomi di fronte ad una fila di studenti, che stanzia di fronte all'ingresso di un'aula. Non mi sorprende che siano quasi tutti di sesso maschile.

— Che? Mi prendi in giro?— sbotta, corrucciando le sopracciglia in un'espressione che adoro.

— Sono serissima — affermo, mentre il suo sguardo diviene più confuso.

— Fammi capire... sarebbe questo il tuo asso nella manica?

— Più o meno... sì — mastico, provando a contare gli studenti di fronte a noi. Ventitré. Ci sono ventitré sfigati in cerca di attenzioni, e l'orario finisce alle dieci, per poi riprendere di pomeriggio. Non ce la faremo mai. — Fateci passare — affermo a gran voce, mentre brusii di disapprovazione saturano l'atmosfera tesa.

— Ehi tu, bambolina, sta' al tuo posto! — ringhia un ragazzo magrolino. — Perché mai tu e mister mi sbatto chi voglio dovreste passare?

AshedDonde viven las historias. Descúbrelo ahora