Capitolo trentatre

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Capitolo Trentatré
La vita.

Alcuni di voi lo hanno già fatto ma scrivetemi se vi va in commento chi vi immaginate come personaggio della mia storia paragonandolo a persone famose.

Perché la vita si chiama proprio così? Ve lo siete mai chiesto? Io non lo trovo opportuno: perché alla fine la 'vita' é solo un susseguirsi di addii dolorosi, la morte prima o poi arriva anche per noi ed, ho capito che quando nasciamo noi siamo una nuova vita, ma allora che si deve dire per i bambini che nascono morti, dove è la loro vita?
Eppure sono nati anche loro.

"Ho bisogno di stare un po' da sola!" Sussurro a mia madre che per quando so che é preoccupata per me, mi sta veramente esasperando, il mio migliore amico é morto, ho un tumore, sto per morire e sono incinta, c'è mi sembra un grosso piatto di rivelazioni da digerire, devo stare per un po' da sola.
"Okay, ti aspetto a casa tua bambina mia!" Mi bacia la testa, respirando pesantemente come se volesse memorizzare il mio odore, che sinceramente non credo sia dei migliori dopo cinque giorni d'ospedale.

"Allison!" Mi richiama il dottor Millivan, consegnandomi una cartellina rossa in mano.
Lo guardo strano.
"Tutte le date con le visite, le farai qui in ospedale ed io sarò aggiornato costantemente, ci prendiamo cura noi di voi okay?" Ecco le parole che volevo finalmente sentire da qualcuno, parole che mi fanno alleggerire le spalle.

Don't Mind a tutto volume riempie la macchina, lo so che non é la canzone adatta a questo momento, ma le varie lingue presenti in questa canzone mi distraggono.

Non so dove stia andando, cioè forse lo so, ma non lo voglio ammettere, i miei piedi vanno per conto loro, scalzi e l'erba verde perfettamente tagliata mi solletica le dita.
Cammino piano assaporando passo dopo passo, saranno dieci minuti che cammino qui dopo aver parcheggiato la macchina.

Il cuore mi batte così forte che lo riesco a sentire persino nel mignolo mente mille e molte più croci bianche coprono ogni centimetro di questo prato così perfetto.

Cerco il suo nome osservando ogni incisione, ogni data, calcolando l'età di ogni persona su cui io sto praticamente camminando sopra, anche se molti di loro forse non ci sono proprio sotto terra,  polverizzati, forse da qualche bomba, oppure annegati in mare.
Non oso immaginare quanto dolore ci sia in un posto così all'apparenza fantastico.

Aden Lucas Simons
12/03/1989- 26/08/2016

Ridacchio alla vista del suo nome completo, se avessi saputo che come secondo nome faceva Lucas lo avrei sposato subito: quello é uno dei miei nomi preferiti, ma ovviamente se avessimo avuto più tempo per conoscerci, se il mondo ci avesse dato l'opportunità io avrei potuto saperlo.

Cado sulle ginocchia singhiozzante e piena di spasmi, é così brutto pensare che lui non é più qui, é così straziante l'idea che lui sia sotto di me dentro una tomba, senza aria, senza vedere la luna né le stelle, é tutto così...

Cazzo lui aveva solo ventisette anni, lui aveva tutta la vita davanti, doveva sposarsi, adottare un bambino, vedere il mio di bambino.

L'ho conosciuto troppo tardi, ma per quel poco tempo ho imparato che di persone come lui ce né una nella vita.

"Ti direi di non piangere, ma sarebbe una cosa strana da dire visto che se appena nati non piangiamo adesso non saremmo qui non credi?" Un uomo in divisa con lo sguardo cupo, triste, le occhiaie sotto gli occhi come se non dormisse da giorni, si avvicina posando un mazzo variopinto di fiori sulla tomba.
"Un originale mazzo direi!" Ironizzo, cercando di scacciare la tensione.

"Tu sei Allison vero?" Domanda curioso prendendo un fazzoletto dalla tasca e porgendomelo.
"Si e tu sei?"
"Lo sai cosa significa ogni fiore di questa composizione?" Domanda non rispondendo alla mia di domanda.
"No...e tu lo sai che non si risponde ad una domanda con un altra domanda!" Ridacchia

"Aden, me lo aveva detto che sei una tipetta tosta!" Si siede accanto a me, posando un lieve bacio sulla croce di marmo bianco davanti ai miei occhi.
"L'ambrosia é quella pianta che di sicuro avrai notata appena ho poggiato il mazzo avrai detto ma come, guarda che senza cuore, ha messo un erbaccia nel mazzo- cerca di imitare la mia voce, azzeccando in pieno ciò che ho pensato- invece é la pianta dell'amore corrisposto, la Calendola, anch'essa non è un fiore prestigioso, ma ha un significato che adesso sto provando con tutto il mio cuore: pena d'amore, perché ho come la costante sensazione che questa sia una punizione divina, lui mi sta punendo per aver tradito mia moglie ed essermi innamorata del mio migliore amico, il Fiordaliso é il mio fiore preferito è anche il primo fiore che Aden mi abbia mai regalato- dice con una nota di tristezza e le lacrime che avevano smesso di scorrere, ricominciano il loro viaggio- é il fiore del primo amore. Per ultimo il non ti scordar di me, quel fiore che sembra tanto uno di quelli da mettere su un dolce da mangiare, perché beh già dal nome si capisce il perché!" Lui é il fidanzato di Aden.

"Tu sei Anthony giusto? Aden mi ha parlato di te e devo dire che quando diceva che eri un uomo fantastico e speciale, beh adesso capisco il perché!" Mi guarda e fa un sorriso.
"Anche di te Aden mi ha parlato, mi ha raccontato delle tue pene d'amore, quanto ho riso solo immaginandomi tutto ciò che mi raccontava." Faccio una faccia strana e se solo fosse qui lo riempirei di botte.

"Perché non c'eri al suo funerale?" Mi domanda glaciale.
"Io..." Non riesco nemmeno a finire la frase che scoppio in lacrime.
"Hey, hey, non piangete bambina!" Sussurra tirandomi a se.
"Non sprecare queste lacrime. Aden non vorrebbe vederti piangere, non per lui almeno!" Annuisco singhiozzando, tirando in su col naso.

"Risparmia le lacrime per chi non ti merita, non per chi ti ha voluto bene più della sua stessa anima."
"Ho un tumore, l'ho scoperto cinque giorni fa sono svenuta in strada" Ammetto.

"Non permettere che la paura o che il tumore ti mangi, combatti per te, e vivi la vita anche per Aden adesso é come se noi fossimo i suoi occhi, per sempre!"






Eccomi ragazze... commentate lasciate un like e ci vediamo al prossimo capitolo.

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