Capitolo cinquanta

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Capitolo Cinquanta
Ti proteggo io

Le stelle splendono sopra di noi, le onde scure si infrangono sulle rocce a pochi metri da noi.
Tutto questo crea una perfetta scenografia romantica, come se fosse stata creata su misura per la nostra storia d'amore.

"Non ti facevo così dolce Mister!" Lo provoco stringendomi di più a lui, sono le sei del pomeriggio del giorno di Natale, la spiaggia é deserta e anche se ci sono 19 gradi, inizio a sentire abbastanza freddo.

"Hai freddo?!" Domanda appena muovo la mano sulla spalla cercando di reprimere i brividi.
"Un po'!" Sussurro alzandomi a sedere.

Si toglie la giacca.
si sta togliendo la giacca per te.
Faccio gli occhi più dolci che abbia poi quando me la porge me la metto senza esitare.
Il suo odore é la prima cosa che noto, mi porto un braccio al naso sniffando il più possibile quel odore così inebriante, così buono, che non trovo nemmeno le parole adatte per descriverlo: un mix fra menta e sigaretta, accompagnato da una punta dolce che rende il tutto estremamente perfetto.

Lui é perfetto.

"Okay, tralasciando il fatto che vederti annusare la mia giacca é terribilmente sexy... ti va di andare a casa, magari con una cioccolata in mano!" Arrossisco, sono stata scoperta.
"Preparo io!"  Continua, toccando il mio punto debole: mi piace vederla però non prepararla, ma se c'è qualcuno disposto a farmela... sono già a tavola.
"CI STO!" Rispondo d'impulso e lui ridacchia forse già consapevole della mia risposta.
"Madame!" Mi porge la mano quando lui è già in piedi.
"Oh grazie messere!" Rispondo afferrandogliela, stringendomi poi a lui riparandomi dal freddo.

"Ti prego!" Mi supplica lamentandosi.
"Cosa?!" Domando io staccandomi da lui.
Cosa ho fatto?!

Mi afferra per un braccio tirandomi di nuovo sotto la sua ala.
"Non chiamarmi mai più messere!" Ridacchio.

"Okay fragolina!" Lo prendo un giro staccandomi da lui, iniziando a correre verso la macchina.

"Appena ti prendo te la faccio vedere io la fragolina!" Mi prende in giro.
"Si però prima fragolina devi prendermi!"  Corro più che posso tenendomi la pancia ingombrante che balla come se fosse una terza tetta.

Scusami tesoro lo so che ti sto facendo fare le montagne russe, ma devo vincere!
***

Tutto mi sembra così diverso, mi sveglio la mattina e sento gli uccellini cinguettare, come sempre, con le mie pantofole ad unicorno mi dirigo in cucina ed é in questi momenti che sento la mancanza del mio gatto, quel gatto che durante il trasloco di Bry é magicamente scomparso.

La macchinetta del caffè emette un fischio avvertendomi che adesso é finalmente pronto.

Il telefono squilla.

"Santo il cielo!" Esclamo poggiando la tazza piena di caffeina sul tavolo.

"Pronto!" Rispondo assonnata.
"Allison, sono il dottor Millivan!" Ed ecco come rovinare una giornata nata perfettamente.

"Le tue ultime analisi..." inizia titubante.
"Dottore la prego mi dica senza girarsi intorno, lo sa quanti li odio i giri di parole!" Lo rimprovero.
"Le tue analisi non sono molto positive, molti valori sono sballati e ho bisogni di fare alcuni accertamenti!" Emetto un sospiro poggiando istintivamente una mano sulla pancia.

Ti proteggo io.

"Dopo la prossima settimana?!" Domando.
"No Allison, non hai capito! É veramente urgente, se oggi non avessi tutta la giornata occupata ti direi di venire, ma visto che nemmeno mia moglie può, ti vogliamo vedere domani alle otto, non mangiare dalle otto di sera." Mi raccomanda, poi sospira demoralizzato pure lui.

"Perfetto a domani!" Cerco di ravvivare la mia voce nel modo migliore possibile, ma non tutto é sempre possibile.

Ho l'umore sotto i piedi quando il campanello suona.
Le mie condizioni sono pessime e non ho voglia di vedere nessuno, quindi faccio finta di nulla e con la tazza di caffè ancora in mano mi ridirigo in camera, abbassando le persiane, portando poi il computer sulle ginocchia.

"Allison so che sei in casa, ho sentito il rumore delle tue ciabatte!" Inizia la voce che non avrei mai pensato di sentire in un giorno come questo.

"Lo so che non mi vuoi vedere ma almeno ascoltami!" Mi implora.

Ci sono giorni nella vita, in cui l'unica cosa che vuoi fare é nasconderti dal mondo, solo tu e le tue paure.
Mi tappo le orecchie nascondendomi dalle parole che non voglio sentire per poi avere il rimorso. Oggi non sono forte, oggi sono soltanto una piccola bambina indifesa che si sta nascondendo dal mostro dentro l'armadio, mentre aspetta che qualcuno venga a controllare quella scatola bianca in legno davanti a se chiamata armadio rassicurandoti poi che non bisogna aver paura.

"Guarda che se non mi fai entrare, uso le mie chiavi!" Mi minaccia.

Ma che cavolo vuole da me. Prima mi allontana poi vuole entrare in casa mia, ma qual é il suo problema.

Mi copro portando le coperte fin sopra la testa, il buio mi avvolge.

Sento la serratura girare e la porta aprirsi.

É entrata.

"Allison dove sei?" Domanda con una voce anche troppo gentile.
"Ma cosa vuoi da me?! L'hai detto tu stessa che non vuoi avere nulla a che fare con me, almeno rispetta le tue stesse volontà!" Urlo da sotto le coperte, non ho voglia che lei entri in questa stanza, sono troppo debole e cederei a tutto!






Eccomi questo é il capitolo 50
Ragazze oggi giornata traumatica mi sono chiusa un dito nella porta della macchina... che maleeee😰
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