Capitolo sessanta

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Capitolo Sessanta
Non mi aspetto che lui lo accetti

Stai sbagliando e lo sai, stai pensando solo a te stessa invece che anche agli altri, devi smetterla e lo sai. Tutto ciò che devi fare é alzare il telefono e digitare dei numeri.
Stop.

Le parole di Angelique mi rimbombano nella mente a ripetizione.
Abbiamo litigato vivamente, me lo ha detto chiaro e tondo, facendomi aprire gli occhi su cose che sapevo di già, il mio cervello le pensa in continuazione, ma dette da un altra persona fa' tutt'un altro effetto e mi mette tutto davanti agli occhi, occhi che non posso più chiudere.

Ho la morte alle costole, lo so io, lo sa Angel e i dottori pure.

Sono passati due giorni da quel giorno e la vita va avanti, oggi mi dimettono e sono contenta di essere finalmente riuscita a rassicurare i miei genitori, i dottori mi hanno assecondato, contrari, però sono riuscita a mettere in atto un ottima messa in scena, a cui loro hanno creduto.

Riguardo la porta davanti a me, leggermente socchiusa, ma distolgo subito lo sguardo ripiegando la roba nella piccola borsa nera.

Angelique ha ragione sono solo una bambina che pensa solo a se stessa, che ha paura e non riesce a fare la scelta giusta, la mia vita sta arrivando al capolinea e lo so, ma anche sapendo questo non riesco a fare la scelta giusta.

"Tesoro..." Mio padre si affaccia sfoggiando il suo più bel sorriso.
"Si sono pronta" Lo anticipo mettendomi la borsa su un lato della spalla.
"Vuoi una mano?!" Mi domanda afferrando un laccio della borsa.
"No c'è la faccio da sola." Mi sposto, continuando a camminare con passo sicuro davanti a me.

"Ciao mamma!" La saluto entrando in macchina posizionandomi sul posto posteriore al suo.
"Hey piccola...come stai?!"
"Molto bene!" E qui si interrompe la nostra conversazione facendo iniziare un lungo periodo di silenzio in cui mio padre entra in macchina immettendosi nel traffico dell'ora di punta.

Arriviamo sotto casa mia tre quarti d'ora di silenzio dopo.
"Ci vediamo domenica okay?!"
"Ah tesoro ti volevo avvertire che ho chiamato Nicolas, per avvertirlo dell'accaduto e ha detto che aspetta una tua chiamata con ansia!"
"Hai chiamato Nick senza dirmelo?!" Sbotto.
"É il tuo fidanzato mi é sembrata la cosa migliore da fare." Dice con voce dolce e calma, mentre io di calmo non ho nulla.

"E non ti sei chiesta come mai io non lo avessi fatto, ma é possibile che non esiste una cavolo di persona disposta a farsi i cazzi propri, sempre ad impicciarsi!" Le urlo contro.
"Allison tranquillizzati!" Mi avverte mio padre.
"NO. Tranquillizzati nulla. Fai sempre tutto come vuoi tu, non pensi mai agli altri e poi dicono di me, ma guardate che esempio ho?! Se tu non avessi detto della mia gravidanza a mezzo mondo adesso io non avrei alle spalle un Natale di merda, ne un litigio con Bry ne con Nick. Cavolo avrei fatto tutto con più calma, ci avrei pensato da sola, ma invece no. Mi sono stancata delle persone che si intromettono nella mia vita!" E dopo aver sclerato davanti ai miei genitori mi dirigo di corsa, senza girarmi ad osservarli verso il mio appartamento, sbattendo la porta dietro di me.

Butto la borsa a terra, successivamente anche il cappotto nero con i ricami rossi.
Mi porto le mani fra i capelli fini e butto a terra anche quelli avvolgendo poi un fular sul capo, schifata alla vista del mio capo completamente privo di capelli.

"Basta. Basta. Basta!" Dico a denti stretti implorando al mal di testa di passare.
Odio questa situazione, odio tutto.

So cosa devo fare e so come devo farla, ma perché ancora non l'ho fatto?!

Svuoto la borsa sul pavimento lasciando che le cose al suo interno caschino fuori provocando rumore.

Lo individuo.
Lo afferro.
Lo accendo.
E digito.

Mi ripeto questa sequenza, per paura di dimenti armi qualche passaggio.
Le dita mi tremano, consapevoli ciò che la mia voce dovrà dire dopo.

Porto tremolante il telefono all'orecchio.
Uno squillo.
Ti prego non rispondere.
Due squilli.
Ma cosa sto facendo?!

"Pronto amore!" La sua voce mi arriva subito molto forte e chiara.
Trattengo un respiro e solo adesso mi rendo conto di quanto mi sia veramente mancato.
"Allison!" Mi richiama.
"Ciao!" Lo saluto con voce fievole.
"Piccola dimmi che stai bene!" Mi supplica preoccupato.
"Sono viva!"
"Si questo lo so, però tesoro si può essere vivi anche senza star bene. Quindi Ally stai bene?!" Mi riformula la domanda
"Si sto bene!"

"Piccola cosa c'è?!"
"Nick" prendo un respiro profondo " ho bisogno di dirti una cosa importante, ho bisogno di dirtela per poter così finalmente chiudere questo capitolo della mia vita é voltare pagina, non c'è la posso più fare, ho paura tutto questo mi fa paura, ma devo farlo lo stesso..." La paura mi stringe a se, e ho bisogno di uscire, ho bisogno di un po' di coraggio per affrontare il tutto.

"Allison?!" Mi sprona.
"Non so da dove iniziare!"
"Dal principio!" Mi risponde con voce pacata.

"Ti ricordi il mio primo giorno di lavoro?!" Gli domando.
"Si!"
"Siamo andato al parco e abbiamo trovato Angel e il dottore!"
Annuisce.
"Poi la sera siamo andati in discoteca! Ti ricordi qualcosa?!" Domando per l'ultima volta, con qualche speranza.
"No!"
"Abbiamo bevuto tantissimo e io la mattina dopo mi sono svegliata in una camera da letto di uno sconosciuto!" Ringhia frustrato, forze anche un po' geloso.

"Mi sono alzata velocemente prendendo tutta la mia roba e vestendomi in corridoio, quando nella parete infondo ho scorto una foto" Faccio una pausa, trattenendo le lacrime perché so che adesso o glielo dico o glielo dico, non posso più andare avanti con questa farsa.

"Ritraeva un uomo sposato: sono andata a letto con un uomo sposato e quell'uomo mi era così familiare..." Fa un sospiro agitato, non riesco a capire se lui lo abbia capito oppure no, ma non credo di riuscire ad arrivare fino alla fine della conversazione senza vomitare.

"Nick. Quell'uomo.... eri tu!" Sussurro piano, ma sono sicura che lui abbia sentito ogni singola parola.

Sta trattenendo il fiato, sento le sue mani battere ansiosamente sul tavolino mentre io rinunzio a parlare.

"Non mi aspetto che tu lo accetti, ho fatto una scelta sbagliata, ma la maggior parte delle scene sbagliate si fanno per amore, non te l'ho detto perché non volevo che tu ti sentissi costretto. Molte volte ho tentato, ma tu avevi come la forza di capire che ciò che ti volevo dire non era da sentire e mi hai sempre bloccata."

Piango ascoltando i suoi silenzi.
Silenzi silenziosi e mi sento così triste, lo sapevo, ma non potevo rimandare questo momento ancora.

"Nick?" Lo chiamo, ma dall'altra parte non ricevo nessuna risposta e mi domando cosa cavolo ho combinato!






Ha confessato.... bomba sganciata dobbiamo scappare tutti.... commentate lasciate un like e ci vediamo al prossimo capitolo.

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