Capitolo settantacinque

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Capitolo Settantacinque
Ho rovinato tutto

Il pensiero é il sinonimo principale della vita, ma io in questo preciso instante sento solo il silenzio dentro la mia mente.

Non riesco a capire se i miei pensieri sono così tanti da darmi quindi l'impressione di non pensare oppure sono io che indirettamente sto pensando di non pensare, ma fatto ciò ora in questo momento sento solo il nulla,  l'amore e il bisogno: bisogno del mio amore, bisogno di mia figlia.

"Stephan dov'è mio marito?" Pongo fine ai miei tormenti e esprimo finalmente la principale delle mie domande.
"Allison..." Mi guarda negli occhi poi li abbassa osservandosi le scarpe ortopediche, prende un grosso respiro e poi li rialza incrociando quindi i miei occhi con i suoi, cercando di dirmi qualcosa che però non riesco a comprendere; e questo mi fa paura.

I medici sono il più grande enigma al mondo: uno di quelli scritti in una lingua aliena, intraducibili, con indizi strani e letteralmente spaventosi.

"Allison tesoro che ne dici se andiamo a trovare tua figlia?" Si fa avanti Healey accarezzandomi la spalla, interrompendo così il marito che era in procinto a parlare, ma io non cedo non sposto lo sguardo e lo fisso sfidandolo, ho paura e ho bisogno di risposte.

Mia figlia é al sicuro più di quanto lo fosse nel mio grembo ed ora ho soltanto bisogno di sapere di mio marito, qualsiasi siano le conseguenze.

"Stephan voglio vedere mio marito!" Dico quasi in un sussurro, ma con tono fermo, anche se dentro di me c'è una tempesta in corso.

"Vieni con me andiamo nel mio ufficio!" Si sposta di lato mettendosi quasi sull'attenti, lasciandomi così un po' di spazio per passare.

"Fa chiamare il dottor. Hans, ditegli che è urgente e deve venire nel mio ufficio ora!" Dice con voce autoritaria, da dottore specializzato in fin troppi campi della medicina, così tanti da guadagnarsi la stima è il rispetto di tutti.

Scorgo Healey che gli stampa un bacio sulla guancia sussurrandogli qualcosa che non riesco a sentire, poi mi segue sicuro di se, ma con un pizzico di timore negli occhi.

Il cuore mi rimbomba nelle orecchie: un suono fermo in sintonia con i miei passi, rilassante, ma allo stesso tempo completamente angosciante.

La testa mi pulsa troppo piena di pensieri, preoccupazioni... troppo piena di se.

"Accomodati!" Mi indica le sedie in pelle nera che solo a vederle mi mettono comodità e il mio fondoschiena reclama la morbidità di qualcosa che non sia un letto d'ospedale.

"Allison vuoi qualcosa? Un po' di acqua? Sei stata addormentata due giorni e hai bisogno ora più che mai di bere." Annuisco per farlo contento, ma soprattutto per farlo stare zitto, curiosa di sapere finalmente tutta la verità così da poter mettere un punto a questo capitolo e andare direttamente all' epilogo per assicurarmi che sia un bell epilogo per poi tornare a vivere.

Bevo a grandi sorsi l'acqua; rendendomi conto solo adesso di quanto la mia gola avesse bisogno di qualcosa di fresco.

Un bussare in un certo senso musicale interrompe il silenzio che era caduto nella stanza.

"Vieni entra!" Due dottori in camice bianco entrano nella stanza; il primo di mezza età con i capelli però ancora castani, come se fossero tinti, mentre l'altro sembra un piccolo orsacchiotto: paffuto, con due occhi enormi che mi trasmettono tranquillità, sicurezza.

"Cosa é una riunione di ufficio?" Cerco di sdrammatizzare anche se la voce mi esce tremolante, insicura, spaventata.

"Allison io sono il dottor. Hans, ho operato suo marito e devo parlare con lei di alcune situazioni!" Si siede accanto a me e appoggia le sue mani sulle mie gambe.
Un brivido mi attraversa la schiena.

"Allison le condizioni di suo marito sono irreversibili." Inizia e il mio cervello va in panne al solo sentire la parola condizioni.
Gli occhi mi bruciano e quella sensazione famigliare delle lacrime che premono di uscire si impadronisce del mio corpo.
"Allison suo marito battendo la testa ha avuto un grosso trauma, quando è arrivato in sala operatoria ho fatto tutto ciò che potevo fare... ma ha avuto un ictus e successivamente un arresto cardiaco.
Siamo riusciti a far ripartire il cuore, ma Allison... é difficile da dire, ma non riesce ad avere una respirazione autonoma e il cervello é completamente andato. É vivo tramite delle macchine!" Dice il tutto con una grande tranquillità, ma a me mi si ferma completamente il mondo, il respiro mi si blocca il gola, ed io resto sola.

É vivo tramite delle macchine lui è morto.
Ascolto il cuore,
quel cuore che sta battendo dentro di me,
quel cuore che non dovrebbe battere,
quel cuore a cui non avevano dato speranza.
Quel cuore che batte solo per lui.
E ora lui non c'è più.

Mi alzo, non guardo nessuno mi giro e corro.
Corro e basta. Senza una meta precisa.
Salgo le scale, un piede dopo l'altro uno scalino sempre più in altro.

Poi spalanco la porta e il sole mi scalda il viso: quel viso che ora dovrebbe essere bianco cadaverico.

Guardo il luogo dove soli due giorni fa dormivamo, felici e sposati con la consapevolezza che io sarei dovuta morire, ma anche con questo lui sarebbe rimasto qui e mi avrebbe amato per sempre e si sarebbe preso cura della nostra bambina per entrambi.

Il nostro piano era questo.
Io dovevo morire era nella mia percentuale, ma invece é morto lui.

Non sono pronta ad affrontare questa realtà da sola, non sono pronta a vivere una vita senza di lui dopo tutto quel tempo che ho passato a lottare per noi.
L'ho abbandonato.
Non ho lottato per lui abbastanza... e é morto.

Un urlo isterico mi esce dalle labbra, le lacrime mi bagnano le guance fredde e l'unica cosa che riesco a vedere davanti a me é l'ingiustizia di una vita che non dovevo avere.

Mi avvicino singhiozzando alla balaustra e guardo sotto, il vento mi scompiglia i capelli e mi sento viva,

Cazzo sono viva e sono vedova, sono vedova e lui é morto.

"Allison" Mi appoggia una mano sulla spalla bloccandomi.
"Perché sei qui? Non puoi impedirmi di farlo!" Urlo.

"Io no. Ma tua figlia si. Lei ha bisogno di te!" Mi isso in piedi sulla balaustra e per un secondo mi sento libera... é come se volassi; come se tutti i miei problemi non esistessero.

"Ma io ho bisogno di lui!" Singhiozzo guardando giù, il vuoto e una porte sicura.

"Allison per Dio scendi, tua figlia ha bisogno di sua madre, ha appena perso suo padre e non può affrontare tutto questo da sola. Lo puoi salutare, ora é vivo artificialmente, ma sta aspettando solo che tu gli dica addio. Nick ha bisogno di un ultimo ti amo, di un ultimo bacio, di un ultimo per sempre.
Allison lui ti ama, ti amerà per sempre e sa che è ora di andarsene, ma non se ne andrà il suo ricordo, lui sarà per sempre con te!" Cerca di convincermi, ma io non posso, non ce la faccio, io ho bisogno di lui per vivere, che si metta con un altra donna che si sposi che abbia dei figli da qualcun altro... tutto questo non mi interessa ho solo bisogno che sia vivo.

"Nick, non sarà mai mio come volevo, ho fatto di tutto per averlo, l'ho amato così tanto... lo amo così tanto che anche se lui non mi amava io bastavo, ho fatto tutto questo, ma ho solo rovinato tutto. Io rovino sempre tutto!" Singhiozzo ansante.

Ora voglio solo volare, voglio liberarmi di questa vita per volare il più lontano possibile.

Così salto...





Bene.... commentate ditemi quello che ve ne pare e lasciate un like per scoprire cosa succederà a Allison a Nick é a tutti i nostri personaggi.

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