𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 6 || "𝖯𝖾𝗀𝗀𝗂𝗈𝗋 𝖼𝗅𝖺𝗌𝗌𝗂𝖿𝗂𝖼𝖺 𝗉𝖾𝗋𝗌𝗈𝗇𝖺𝗅𝖾"

3.4K 301 108
                                    

Capitolo 6 || "Peggior classifica personale"

Il 31 Agosto 1991 scalò la classifica personale di Sirius Black dei giorni peggiori mai passati.
Delle brutte giornate, per un ricercato condannato al bacio del dissennatore con una taglia sulla testa, erano davvero semplici da attraversare.
Quell'orario impresso nell'orologio da taschino, poggiato sul comodino in piedi in equilibrio su una pila di libri era abbastanza per distruggerlo.
00:07, mezzanotte e sette minuti. "Otto minuti".

Girandosi fra le coperte, per l'ennesima volta, rinunciò definitivamente a dormire.
Mancava un giorno. Come avrebbe fatto a dormire? Anche solo per poche ore il pensiero di chiudere gli occhi e far passare velocemente il tempo sembrava orripilante.

Più orripilante di Walburga quando Sirius elencava i regali che avrebbe dovuto spedire agli amici, ma se fossero stati solo dei compagni si sarebbe limitata a guardarlo storta e disgustata, ma il "problema" era che, per pura casualità, gli amici di cui parlava apertamente e ad alta voce eran tutti Nati Babbani e "Traditori del loro sangue", ovvero James e Remus. Uno un... James, mentre l'altro un golden retriever mannaro; come lo avevano definito all'inizio di tutto, a dodici anni.

Mancava solo un giorno. Era sicurissimo che Orion e quell'orribile arpia non fossero stati minimamente tristi della sua assenza, ma non poteva dir lo stesso di Regulus.
Il suo fratellino, il 31 Agosto 1971, si era buttato nel suo letto, gli occhi luccicanti di lacrime, tendendo le braccia pallide in un tentativo di farsi prendere vicino.
Il Sirius undicenne, sveglio per l'eccitazione, lo aveva accolto fra le sue braccia, rassicurandolo con dolcezza, sussurrando piano, con il timore che Kreacher o quei bastardi lo sentissero.

Il bambino, sempre silenzioso, tranquillo, pacato ed obbediente, singhiozzava fra le magre braccia del fratello maggiore, che gli accarezzava i capelli, un po' confuso dal suo atteggiamento. Insomma, anche lui, l'anno prossimo, sarebbe andato ad Hogwarts, come lui. Certo, passare mesi e mesi da solo a Grimmauld Place 12 con Walburga ed Orion, i peggiori genitori nella galassia, visitato da Bellatrix e dal suo, già munito di corna, futuro marito Rodolphus, da zia Druella e zia Cassiopeia e zio Cygnus non sarebbe stato il massimo, ma lo affrontava tutti gli anni, l'avrebbe superato anche quest'anno.
Sirius Orion, undici anni, non si era mai reso conto, per anni, che il motivo per cui Regulus aveva pianto così disperatamente era lui. Non per gelosia o invidia o rabbia, ma per nostalgia, per la brutta sensazione di abbandono e tristezza che ora attanagliava l'adulto insonne.

Mancava solo un fottutissimo giorno. Poche ore.
01:32, l'una e trentadue minuti appena scoccati.
Un giorno, ed Harry sarebbe andato ad Hogwarts. Era sveglio per l'eccitazione, l'ansia? Oppure dormiva beato, ignaro dei pensieri del padrino, in quel suo adorabile, silenzioso modo?
L'unica certezza dell'ultimo Black era la partenza del suo figlioletto onorario, fra nemmeno una quarantina d'ore, che sarebbero volate.
Il ragazzino sarebbe stato ad Hogwarts, pronto a cambiar aria, dividere un dormitorio, viaggiar sull'Espresso, possibilmente nell'ultimo vagone in fondo al treno, quel vagoncino. Si sarebbe divertito, ne era sicuro, i professori l'avrebbero adorato a morte, incantati come lo erano rimasti tutti gli adulti che l'aven conosciuto, persino da infante. Ma sarebbe stato senza Mantello, senza Mappa, senza un Sirius, un Remus, un James e una Lily. Nonostante l'avesse cercato, il prezioso cimelio di Prongs fu introvabile. Si augurava ancora, nel suo cuore, che l'avesse Moony, custodito assieme ai molti altri possedimenti non ritrovati durante le sue ricerche.

Harry, però, sarebbe andato a scuola, avrebbe fatto amicizia e tutto quello che un bambino aveva il diritto di fare.
Mentre lui, Sirius Black, sarebbe rimasto lì, da solo, a crociolarsi, annegarsi, nei suoi ricordi, contando i secondi e minuti per il ritorno del figlioccio.
Non era giusto, per nulla, separarsi da Harry sarebbe stato l'inferno, ne era certo. Avrebbe sentito una sensazione di vuoto e solitudine immensa, pregna di dolori e memorie, di cose non dette e domande non poste. Avrebbe sofferto la sua mancanza, avrebbe sofferto la mancanza di qualcuno di molto importante
Ancora.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now