𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 83 || "𝖴𝗇𝖺 𝗉𝗂𝗎𝗆𝖺 𝖺𝗓𝗓𝗎𝗋𝗋𝖺"

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Capitolo 83 || "Una piuma azzurra"

«Oh Ronald, ti supplico!» gemette Harry, entrambe le mani pallide sulla fronte pulsante. L'emicranea mattutina era la bestia più terribile che poteva capitargli in quel momento, beh, Voldemort escluso.

«No! Perché proprio adesso? Se volevi tirarti indietro, bastava dirlo immediatamente, avrei portato Neville al posto tuo!» sbottò Ron, furioso. Rilesse il foglio di pergamena, scritto di pugno dallo zio del suo amico. O almeno era quello che lui diceva.

Harry ed Hermione si arrabbiarono ulteriormente.
«Neville è stato smistato a Grifondoro per una ragione!».
«Neville è un Grifondoro quanto te, Ronald Weasley!».

Egli sbuffò sonoramente, dando voce, per l'ennesima volta, alle parole scritte in quella calligrafia da riccone snob.
«"Caro Harry James... Ah, naturalmente mantiene sempre un tono formale, tuo zio! Anche per comunicare con suo nipote, e chi oltre te utilizza questo genere di inizio, per una stradannata lettera?».
«Io ci sono cresciuto, con quell'uomo, desidero rammentarti caldamente, Ron!» parlò Harry, il tono gelido e calmo.

Il rosso non lo guardò negli occhi, non replicò, ma riprese a leggere.
«"Ti scrivo non solo per chiederti un grosso favore, ma anche per supplicare il tuo perdono per ciò... per i bigodini della McGranitt, sta parlando con te, o con la Regina Elisabetta?».
«È stato educato secondo una stretta sorveglianza ed etichetta, oramai è il suo stile. E ha scritto in maniera informale» controbatté Harry, mentendo spudoratamente. Sicuramente, Sirius si doveva esser divertito un mondo ad utilizzare paroloni complessi e complicati, esattamente come gli anziani facevano per girare attorno ai concetti.

«"Ti esorto a raggiungermi, per le tue vacanze. Aspiro e desidero il tuo sostegno e la tua presenza, mio caro ragazzo. Spero che queste parole non possano irare i tuoi amici, ma devo davvero insistere: torna a casa... non può scrivere tutto in maniera più decifrabile?» sbuffò Ron, il tono di chi ripete a pappagallo ma non capisce mezza parola.

Hermione, che non aveva ancora letto nulla di nulla, si agitò sul suo posto, non presagendo nulla di buono.
Harry si sentì davvero in colpa, per farli preoccupare e lasciar loro il lavoro in quel modo.

«"Ti informo che le cose, qui, sono molto cambiate, e potrai giudicar tu stesso non appena arriverai da Hogwarts..." cosa ti ha comprato, un allevamento di draghi?».

«"Io, purtroppo, sto affrontando difficilmente questi tempi, e ciò che è accaduto ai tuoi compagni non è per nulla confortante... grazie a Godric! Due ragazzi pietrificati, un fantasma pietrificato ed una gatta pietrificata sono proprio cose da tutti i giorni!».
Hermione lo guardò male, un po' per aver interrotto la lettura, un po' per il suo tono irato.

«"Per via della mia salute, non potrò venirti a prendere in stazione, ma discuteremo di un modo per risolvere ciò... adesso lo butta sulla pietà, ma per favo-».
«RONALD WEASLEY!» esclamò la ragazza con forza, le mani strette al suo libro di Trasfigurazione tremanti, come se stesse premeditando di sbatterglielo in faccia.

«COSA C'È?» rispose lui, poggiando la lettera con sgrazia sul tavolino loro accanto.
«Non hai capito?» sussurrò lei con le mani sulle tempie, in un chiaro gesto di tentata gestione della rabbia.
Non le stava riuscendo molto bene.

Harry rimase in silenzio, guardando la discussione come se essa fosse una partita di tennis. Si torceva le dita, posizionate con sconforto dietro la schiena nella perfetta imitazione di un carcerato.

«Che cosa c'è da capire? È talmente egoista che-» ma Harry non seppe mai a chi il rosso si stesse riferendo - se a lui o a suo "zio" -, o che cosa fosse stato sul punto di dire, poichè un tornado dai capelli castani gli bloccò la visuale e tolse la parola a Ron.
«È ammalato, Ronald!» sibilò Hermione, puntandogli la bacchetta al collo, con aria minacciosa «Ed ora, ORA, mi darai quella lettera e la leggerò per conto mio!».

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now