𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 80 || "𝖫𝖾𝗂, 𝗅𝗈𝗋𝗈"

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Capitolo 80 || "Lei, loro"

«KREACHER, SARANNO LE SETTE DEL MATTINO! COSA TANTO ARDENTEMENTE DESIDERI, DALLA MIA DANNATA VITA?» un groviglio scomposto di pesantissime trapunte e coperte si mosse pericolosamente verso il bordo del letto.
La voce leggermente rauca dovuta alla crescita, ovattata dagli oggetti arrivò alle orecchie dell'elfo domestico, che alzò gli occhi al cielo con disprezzo.

«Padroncino Sirius» iniziò con il veleno sprizzante da ogni singola sillaba pronunciata «la Padrona ha espressamente ordinato di svegliare lei ed il Padroncino Regulus ad un orario precisato, per prepararvi per le visite».
Alla nomina del più piccolo, Kreacher sorrise istintivamente, pensando con affetto al suo prediletto. "Quanto non se lo merita, questo ingrato, sudicio mocciosetto, il Padroncino Regulus, tanto gentile".

«LA PADRONA PUÒ ANCHE CADERE GIÙ DALLE SCALE E SPEZZARSI IL COLLO, MA IO!» i setosi capelli neri, solitamente ordinati e lisci, comparvero improvvisamente dal cumulo informe assomigliando terribilmente ad un nido caduto nella cenere del camino.
«...NON MI ALZERÒ ALLE DANNATE SETTE DEL MATTINO!».
«La Padrona sarà informata presto di questo suo comportamento, Padroncino Sirius» sputò con sgarbo l'elfo, schioccando le dita. Le coperte scomparvero, lasciando il bambino al freddo. Egli urlò qualcosa per la sorpresa - sicuramente un'imprecazione in francese - e cadde giù dal letto a baldacchino, "Sfortunatamente" fortunatamente di ginocchia.

Sirius Black sbuffò con rabbia, massaggiandosi con i palmi le gambe offese. Il suo pigiama di seta era gelido, inutile, in confronto al caldo delle coperte, e si ritrovò tentato dal pensiero di strapparlo in mille pezzi.
«Dimmi, inutile essere portatore di nome, qual'è il tuo dannato scopo d'esistenza oltre a respirare e fare il bastardo con me» sibilò con tono da minaccia, gli occhi grigi completamente carichi d'odio.

"Quanto desidererei strozzarlo... Non mancherebbe a nessuno, forse un pochino alla signorina Dromeda, ed al signor Alphard ed al Padroncino Regulus... ma passerà... passa sempre".
«Dovrò riferire anche questo, alla Padrona, forse lei saprà darmi la risposta al suo quesito, Padroncino Sirius».
Con uno sonoro crack, egli sparì, dopo aver fatto un profondo inchino con profondo disprezzo.

«Umfh» mugugnò Sirius fra le mani, stropicciandosi gli occhi per scacciare via la stanchezza.
«E dire che volevo dormire...».
Si passò le dita fra le ciocche di capelli, sconvolto da se stesso per il disastro combinato alla sua stessa chioma.

Voleva dormire, questo è certo, ma non ci riusciva. O meglio, non era più riuscito a riprender sonno. «Dannati incubi... dannata Walburga, dannata Bellatrix...» maledisse le sue consanguinee, alzandasi in piedi controvoglia per guardarsi allo specchio veneziano nella sua camera.

Sirius si trattenne dall'urlare dall'orrore quando vide il suo riflesso. Quello, semplicemente, non poteva essere lui, davvero e assolutamente no. Lui era un bambino stupendo, assolutamente da mozzare il fiato, con infinite qualità, come poteva anche solamente essere associato a quello? Faceva quasi paura.

Il pigiama completamente scomposto sul suo giovane corpo, i lividi sulle braccia e spalle perfettamente visibili per via della mancanza del tessuto. I suoi occhi grigi sembravano spiritati e posseduti, esattamente come quelli scuri ed orribili della sua genitrice, con delle ben accennate occhiaie sotto le palpebre. Pallidissimo come se lo avessero appena minacciato di morte - cosa che, in un certo senso, era realmente accaduta minuti prima - e Sirius Orion Black non riusciva a riconoscersi.

Afferrò i vestiti che Kreacher gli aveva preparato e posizionato sulla poltrona, controllando velocemente che non vi fosse nulla di insolito. Magari ci aveva messo del veleno.
"Un giorno o l'altro mi taglierà la gola nel sonno, altro che Antioch Peverell¹...".
Sbuffando sonoramente, camminò a piedi scalzi per gelido il pavimento di marmo, quasi investendo qualcuno.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now