𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 85 || " 𝖲𝖼𝗈𝗆𝗉𝖺𝗋𝗌𝖾 𝖾... 𝖼𝗈𝗆𝗉𝖺𝗋𝗌𝖾?"

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Devo dire che mi sono divertita un sacco a scrivere di Harry che mette in riga Sirius e Remus senza nemmeno alzare la voce, lo ammetto chiaramente.

Enjoy!

Capitolo 85 || "Scomparse e... comparse?"

Harry si mosse in avanti talmente velocemente che nessuno dei due adulti lo individuò appieno. La furia dodicenne dagli scomposti boccoli neri - Harry aveva rinunciato a tenerli in una treccia dopo l'episodio Donnel Polkiss - provava una sensazione di risucchio nel petto, come se improvvisamente gli fosse venuta a mancare tutta l'aria.

Remus si ritrovò gettato a terra senza tante cerimonie, ma con un certo riguardo, a dirla tutta. Harry era visibilmente scosso, ma apparentemente non aveva alcuna intenzione di ferirlo. Ma la sua bacchetta sguaiata e luccicante, a pochi centimetri dal suo naso, la diceva diversamente.

«Che scherzo malato è mai questo? Sei sotto la maledizione Imperius, Sirius? Mi aspetto una risposta affermativa, altrimenti non mi riesco proprio a spiegare cosa ci faccia Remus Lupin qui. Sei un apparente pluriomicida ricercato e rapitore di bambini, non la persona che aiuteresti ad attraversare la strada, in poche parole.» Harry disse tutto senza prendere fiato, gli occhi lucidi e vacui «E non azzardarti a prendermi sul serio, Sirius. Sai perfettamente che altrimenti sarei stato lasciato alla porta dei Dursley come un giornale da consegnare!».

Remus si ritrovò sia terrorizzato che pieno di rispetto per quel ragazzo. Nemmeno lui era mai riuscito a mettere in riga Sirius Black in quel modo, con tanta velocità. Harry era addirittura più terrificante di Lily arrabbiata, ed una Lily arrabbiata non era mai un bello spettacolo, e v'era riuscito senza nemmeno alzare la voce.

Sirius, del canto suo, stava iniziando a domandarsi se il suo figlioccio soffrisse di Bipolarismo, la patologia che la Evans associava costantemente a sua sorella Petunia.
Harry non gli aveva mai parlato in maniera tanto affilata, quasi feroce come un animale affamato in gabbia. E non riusciva davvero a concepire cosa potesse mai averlo condotto ad esprimersi così se non lo spavento ed il sospetto.

Ed improvvisamente ricordò tutto lo stress a cui era stato, e tutt'ora era, sottoposto.
Un potenziale assassino in giro per la scuola e perché, per la dannata grazia di Merlino, essa era ancora aperta? Qualsiasi cosa avesse avuto in programma con i suoi allegri complici gettato all'aria e, ciliegina sulla torta, l'arrivo privo di alcun preavviso di un uomo che non vedeva da undici anni.

Sirius si sentì profondamente disgustato da se stesso. Sentiva che avrebbe potuto fare di più, di meglio, sentiva che avrebbe potuto fare qualcosa. Ed invece non gli aveva chiesto un grosso «PERCHÉ?» quando Harry aveva rivelato che nessuno dei professori stesse facendo nulla per migliorare la sua situazione. Nessun ammonimento o sgridata agli alunni che provocavano un dodicenne in pubblico, non mezza conseguenza per coloro che avevano minacciato di morte lui o i Nati Babbani.
Nulla di nulla.

E lui non era stato meglio, certamente. Pensare di essere allo stesso livello morale di Piton lo fece sentire male in ogni parte del corpo.
Sarebbe stato un padrino migliore, un tutore migliore, più protettivo, più degno.
Ed avrebbe cominciato impedendo al suo figlioccio di dodici anni di macchiarsi dell'omicidio del suo - unico - amico.

«Harry... posso spiegare...» mormorò con stanchezza, sentendosi improvvisamente vecchio e debole. Harry aveva, in teoria, ucciso Raptomort - Sirius si divertiva a fondere i loro nomi, giusto per rendere la loro memoria più divertente - e lui, in quanto padrino responsabile, avrebbe almeno dovuto evitare che lui andasse al salvataggio della Pietra Filosofale al posto degli adulti prescelti.
«Oh no, le domande, se permetti, le pongo io» gracchiò il ragazzo, incapace di guardalo negli occhi o staccarli dal volto di Remus «ha intenzione di collaborare o preferisce il Veritaserum?».

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now