𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 37 || "𝖠𝗋𝖺𝗇𝖼𝖾, 𝖺𝗋𝖺𝖼𝗁𝗂𝖽𝗂"

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Capitolo 37 || "Arance, arachidi"

Pix il poltergeist non era mai stato molto gentile con Harry, nè con la maggior parte - praticamente tutti - degli studenti di Hogwarts. Perciò, quando lui, Ron ed Hermione lo individuarono intento a cercarli, non persero tempo ad architettare un piano per allontanarlo.

Harry chiuse gli occhi, cercano di far memoria. In un momento talmente delicato quanto quello in cui si trovava - pietrificare un innocente Neville a parte - non vi trovò molta facilità.

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«Siiriuss» un saltellante bambino di otto anni esclamò nella sua testa, gongolando «Mi parli dei fantasmi?».
Il fiero faccino di Harry Potter, reduce dalla brutta disavventura con il suo terzultimo dente da latte perduto, si aprì in un luminoso sorrisetto sdentato.
«Fantasmi?» ripeté, incredulo, il bell'uomo di quasi ventinove anni «perché proprio i fantasmi, Harry?».

Sirius gli aveva parlato con estrema cautela, probabilmente preoccupato di ricevere le solite domandine da suicidio. O forse si era solamente trattenuto dal chiedergli, semmai, se egli non desiderasse vederlo come tale.

Ma no, meglio di no; a lui, a Sirius Black, il pallore perlaceo non donava, tantomeno un corpo spettrale.

Kreacher aveva ormai rinunciato a far arrivare i due a cenare, poiché li aveva chiamati già ben quattro volte. O, meglio, aveva chiamato già ben quattro volte Sirius e non Harry. Il bambino in questione avrebbe obbedito senza esitazione alla vista di un'aspra cenetta di Agosto.

Harry adorava le arance, i limoni, i melograni. Amava le mandorle, le nocciole, il gheriglio delle noci. E il suo padrino non riusciva a spiegarselo.

Lily aveva detestato dal profondo un qualsiasi legame con gli agrumi e James aveva posseduto un ristretto campo di scelta dei cibi. Al loro figlioletto sembrava piacere tutto - la cucina di Sirius a parte, quella non sarebbe piaciuta nemmeno ad un 'incen...inceneritore' babbano - e non aveva problemi ad addentare verdura. Insomma, quale bambino della sua età rinuncerebbe al gelato la sera ogni giorno? A lui sarebbe bastato chiedere e, letteralmente, tutto ciò che avrebbe desiderato gli sarebbe apparso davanti agli occhi.

Harry non era un ragazzino viziato, e aveva fatto di tutto per non esserlo senza forse nemmeno intenderlo davvero. Ma con lui non si poteva esser mai davvero certi su nulla o molto.

«Beh...» ribatté il piccolo, spostando il suo esiguo peso sul piede sinistro «i fantasmi di Hogwarts non appaiono moltissimo nei tuoi ricordi, e le uniche volte che lo fanno stanno zitti!».
Dopotutto, non aveva tutti i torti, valutò Sirius. Lo sollevò per il bacino senza alcuno sforzo, facendo sedere un ridacchiante figlioccio miope sull'altalena appesa all'albero. Fissata con tanta magia e poca buona volontà, essa era uno dei peggiori incubi di Kreacher ed uno dei paradisi di Harry.

«Bene, benissimo» cominciò l'adulto, dando leggere spinte al sedile in legno, dove il bimbo seduto rideva «Sir Nicholas de Mimsy-Porpington, noto dopo la sua morte come Nick-Quasi-Senza-Testa, è quello che hai visto più di tutti, ed è un vero gentleman».
Sorrise con le belle, austere labbra pallide.
«Non tanto quanto me, ma un vero gentleman». Quella frase fece alzare gli occhi di Harry dritti verso il cielo.

«Poi ci sono i cavalieri senza testa - mi domando se abbiano finalmente accettato Nick alla loro Caccia dei Senza Testa, ma se c'è ancora quel Sir Patrick Delaney-Podmore, allora arrivederci - ed il Frate Grasso ed i suoi allegri compari... ti ho mai raccontato di quando abbiamo fatto ridere la Dama Grigia con l'aiuto di mezza comunità di fantasmi?».
Harry si beò di ogni singola parola, dall'accurata descrizione fisica della sfortunata fanciulla - Sirius doveva esser per forza stato un caso assurdamente disperato, da adolescente e non - al festino commemorativo con un Gazza ospite incosciente.

𝐀𝐥𝐥 𝐭𝐡𝐚𝐭'𝐬 𝐥𝐞𝐟𝐭 || 𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲 𝐏𝐨𝐭𝐭𝐞𝐫Where stories live. Discover now