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Di fronte al cancello dell'ospedale, dall'altra parte della strada, un losco figuro difficilmente riconoscibile a causa del modo in cui era conciato teneva d'occhio l'edificio, mentre se ne stava immobile e con le mani nelle tasche del suo cappotto impermeabile che gli celava anche il volto. Era sul ciglio del marciapiede ignorando l'acquazzone che mitragliava ripetutamente il suo cappello come il resto del suo corpo. Le lenti dei suoi occhiali da sole nero opaco, erano impreziosite da microscopiche gocce d'acqua.

Dire che le strade quel giorno erano semplicemente allagate sarebbe stato un eufemismo; i canali di scolo a fatica svolgevano il proprio compito e lungo la carreggiata detriti vari galleggiavano trasportati dalla corrente e, talvolta, andavano ad ostruire parzialmente i canali.

Lui attraversò lo stesso, forte dei suoi stivali di gomma alti fino a sotto al ginocchio, iniziando la traversata della carreggiata in testa, seguito dagli altri Cinque. Tutti assieme procedevano svelti, decisi e leggiadri ignorando gli impedimenti causati dal temporale. Erano diretti all'interno della struttura ospedaliera.

Quel maledetto Lunedì, gli incidenti erano all'ordine del giorno e quasi l'intero personale ospedaliero si ritrovava impiegato con dei pazienti. Ringraziavano tutti Dio che non ne sopraggiungessero altri, perché non sarebbero stati in grado di soccorrere tutti: finalmente la gente si era decisa a rintanarsi in casa. Grazie a questa condizione i Sei avevano raggiunto l'accettazione deserta, senza dover imbattersi nell'inconveniente che sarebbe consistito nel fornire le proprie generalità.

Meglio così, pensò Lui.

Aggirò il bancone, accedendo liberamente al registro contenente le informazioni di ogni singolo paziente quali nome, cognome, stanza e reparto: cercando sotto la "R" Reali Valentina, aveva memorizzato i dati e riposto il registro esattamente nel modo in cui l'aveva trovato. Davide Irto intanto stava abbandonando l'ospedale ed i loro sguardi s'incrociarono: non aveva potuto fare a meno di notare che oltre all'indecifrabilità, quell'individuo possedeva un anello d'oro all'anulare destro, raffigurante un corvo che reggeva con il becco un'anello, poggiato su un teschio umano che fungeva da trespolo.
Non se n'era curato più di tanto nervoso com'era dopo lo smacco ricevuto: dopotutto questi medici sono persone abbastanza strane, pensò mentre tagliava la corda.

Quel giorno sarebbe stato l'ultimo in cui Alessandro lo avrebbe visto, come sua madre del resto.

Lui lo aveva totalmente ignorato, proseguendo assieme agli altri Cinque all'interno. Rimase sconcertato dalla negligenza forzata da parte del personale in quanto a filtro e sicurezza e, quei pochi che avevano incrociato durante il loro cammino per la fretta e l'urgenza con le quali si erano ritrovati a fare i conti, non li avevano considerati granché. E forse proprio questo erano: invisibili. Nessuno aveva il tempo materiale di porre a se stesso due domande, del tipo: che ci fa qualcuno in impermeabile e stivali a sgocciolare nei corridoi dell'ospedale?
Erano tutti matti come cavalli; magari potevano sbagliarsi: chi lo sa, che essi fossero in visita a qualcuno?

Il corridoio in cui però era situata la stanza che ospitava Valentina Reali, era abbastanza praticato. Come avrebbero fatto i Sei ad avanzare senza attirare l'attenzione dei presenti in quell'andirivieni? Si dice che la Fortuna aiuti gli audaci; la corrente elettrica venne a mancare: il generatore aveva fatto i capricci, facendo entrare in funzione quello d'emergenza con la funzione di supporto esclusivo alle attrezzature. Le blande luci d'emergenza bastavano solo a non fare perdere coscienza dell'ambiente e la scarsa illuminazione aveva giocato a loro favore.

I Sei raggiunsero così Valentina Reali, che dormiva beata, immersa nei suoi sogni con la tranquillità di un angelo. Lui al suo cospetto si sentì il cuore attanagliato, sgomento di fronte a tanta bellezza nonostante la donna fosse sciupata in seguito all'incidente.
Una pesante lacrima gli scese lungo la guancia, incapace di assimilare quell'immagine di lei che così tanto cozzava con quella impressa nei suoi ricordi.

Titubante e con il cuore in gola, si era avvicinato alla cornice del lettino deglutendo rumorosamente prima di afferrare il contenitore della sua cartella clinica per estrarla e potervi dare un'occhiata. L'aprì titubante, trasalendo terrorizzato da quanto apprese. Ripose la cartella per poi affiancarsi a lei accarezzandole i lunghi e lisci capelli neri. La donna a quel tocco familiare sorrise di riflesso, condizionata forse dal sogno al miele che stava vivendo nell'onirico.

- Non dovrai preoccuparti di niente - disse solenne Lui, - noi Sei siamo qui per te, e quando avremo finito tutta questa faccenda sarà solo uno spiacevole ricordo che s'affievolirà con il passare del tempo sempre di più. - Iniziò a scollegarla dalle apparecchiature di monitoraggio.

Alessandro intanto si trovava in compagnia del dottor Grimaldi, ignaro di tutto quello che stava succedendo. Il medico gli stava spiegando le condizioni stabili momentaneamente, ma critiche alla lunga della madre in seguito all'incidente: la vista era compromessa, sarebbe diventata via via sempre più avvolta dalla tenebra; fegato e reni avevano subito un duro colpo assieme al suo cuore. Pertanto Valentina reali era stata inserita in lista per più trapianti, con l'obbiettivo di riuscire a sostituire almeno il fegato ed uno dei due reni e forse il cuore a scapito della vista. Sarebbe così stata in grado di vivere abbastanza dignitosamente se avesse accettato la cecità inevitabile.

Quelle parole suonarono alle orecchie di Alessandro come ciniche e spietate, ma sapeva anche lui che diversamente le cose non potevano andare, ritrovandosi ad accettare suo malgrado quell'ipotetico futuro incerto. Aggrapparsi ad una vana speranza fino a quando sarebbe stato possibile era meglio di niente.

La corrente elettrica era tornata a circolare regolarmente, quindi a colloquio terminato Alessandro tornò da sua madre accompagnato da Grimaldi, che continuava a rassicurarlo dicendogli che il miracolo poteva essere possibile. Il giovane scivolò cadendo con il sedere su una scia di impronte d'acqua terminante proprio dov'erano diretti.

Si affrettarono stando ben attenti a dove mettevano i piedi. All'interno della camera li attendeva una sorpresa piuttosto spiacevole: Valentina Reali era scomparsa. Il suo letto? Vuoto. I cavi delle attrezzature di monitoraggio? Scollegati. L'ago della flebo? Rimosso, toccava terra. La stanza era completamente vuota. Avevano notato però che tutt'intorno al letto il pavimento era bagnato, come se poco prima un gruppo di persone inzuppate fradicie dal temporale vi si fossero radunate in cerchio.

Uno.

#Spazio autore:

Ciao, grazie per essere passato/a di qui! Posso proporti di passare con un tir su Davide Irto, scommetto che sta antipatico anche a te! 😉
E che fine avrà fatto la povera Valentina?! 😨
Il povero Alessandro reggerà allo shock e, chi era Lui? E gli altri Cinque? Mi sta venendo mal di testa... 😂

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