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Ulisse poteva quasi toccare con mano il terrore presente in Alessandro, che continuava a fissarlo pallido e con gli occhi vitrei. Delle micro perle di sudore gli impreziosirono la fronte. Divertito, l'uomo si mise a ridere, roteando l'elegante coltello con un movimento del polso.

Al giovane le luci provenienti dai lampioni non sortivano più alcun effetto, a causa della sua mente che gli aveva tirato un brutto colpo: d'un tratto piombarono entrambi in buio isolato e deserto ed insonorizzato, dove entrambi costituivano le uniche forme di vita esistenti e l'effetto della lama luccicante e sottile rimbombava della sua eco, come d'altronde la risata di Ulisse.

- Sei pronto, Ale? - sghignazzò Ulisse con tono più che confidenziale, cogliendo alla sprovvista Alessandro che rimaneva immobile a fissarlo allibito. - Ho proprio quel che fa al caso tuo caro ragazzo... -

Fu a questo punto che Ulisse estrasse dal cappotto una confezione di biscotti Oreo, con grande sollievo da parte del più giovane al quale, tuttavia, sorse un particolare interrogativo bisognoso di una risposta.

- Ulisse, perché aprire una confezione di Oreo con un coltello...? Mi pare un po' drastico! -

- Perché questi maledetti credo siano stati confezionati a prova d'Ulisse! Non riesco mai ad aprirli, è da una vita che non ci riesco, non ci sono mai riuscito! -

Alessandro si mise a ridere. Specialmente quando vide l'uomo in difficoltà alle prese con l'esile confezione nonostante l'ausilio del coltello affilato.

- Cosa c'è di tanto divertente? - lo ammonì l'uomo con fare guardingo.

- Mi ricordi mio padre in questo momento. Anche lui riscontrava difficoltà nell'aprire quella confezione di biscotti. Erano i nostri preferiti, ne eravamo ghiotti! -

- Sai ne ero certo - rispose Ulisse ridendo di rimando.

- Come puoi dirlo, se non ci conosciamo da neanche mezz'ora? -

Calò il silenzio. Durante la sua durata i due si guardarono nuovamente negli occhi, e ad Alessandro parve riconoscere qualcosa di familiare in quelli dell'uomo. Sembravano ipnotizzarsi a vicenda.

- Lo so perché gli Oreo piacciono a tutti - rispose Ulisse, che aperto il contenitore glielo tese. - Serviti pure, offro io. Sono anche i miei biscotti preferiti sai? E guarda caso anche io adoravo mangiarli con qualcuno di speciale. -

- E che fine ha fatto questo qualcuno? - domandò curioso Alessandro, preso ormai l'uomo in simpatia.

- Sta bene. Non ci vediamo da tanto, molto, troppo tempo. Ma sta bene, e di questo ne sono davvero contento. -

Ora Ulisse fissava il nulla, soddisfatto, mentre con gli occhi chiusi ricordava un passato non molto lontano ma neanche più così vicino. L'uomo considerò buffo il modus operandi del tempo; si guardò attorno soffermandosi per tre secondi su ogni singola zona nel suo raggio visivo.

- Tutto cambia, eppure tutto resta uguale - sentenziò Ulisse solenne.
- Capirai cosa intendo quando sarai più grande. Per il momento non ti perdi niente, credimi. -

- Non capisco... - ribatté il giovane, confuso.

L'uomo stava per iniziare la sua personalissima spiegazione quando furono interrotti dallo schiamazzare di due oche sui tacchi a spillo, completamente ubriache e che brindavano di continuo al "superare le pene d'amore non corrisposto", barcollando pericolosamente ad ogni singolo passo incerto, mentre facevano oscillare in malo modo una bottiglia vuota per tre quarti ed un bicchiere vuoto nella stessa proporzione.

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