14

98 18 19
                                    

Erano le 21:00; e Lui si aggirava con calma per le deserte strade di Balnea Nova, silenzioso come un leone in cerca della propria preda in mezzo alla savana sconfinata. Lui era il leone affamato e spinto dalla sua brama, in mezzo a quella giungla urbana che era il suo campo da caccia. Il favore del maledettissimo lunedì sera nella giovane primavera era dalla sua. Camminava e camminava, aggirandosi qua e la scrutando ogni strada, vicolo o luogo pubblico all'aperto in cerca di qualcuno, chiunque.

Stava molto attento a non fare alcun rumore ed al sembrare il meno sospetto possibile, che d'altronde qualche passerotto curioso e che cinguetta troppo può sempre essere in agguato, appollaiato su un ramo in attesa del passante. Ma dove si trovava ora, nelle palazzine le finestre non emettevano alcuna luce se non il riverbero ad intermittenza del televisore riflesso sulla lastra di vetro.

Era un'ulteriore sicurezza per Lui. Nel ventunesimo secolo ormai la gente di casa non usciva più, non leggeva più, non interagiva più con i propri simili, non si godeva più il mondo e ciò che di bello poteva offrire. Preferiva starsene con il maledetto naso incollato allo schermo del televisore, del proprio smartphone a chattare invece che di conversare di persona o in gruppo di fronte ad una bella birra fresca o bevanda, davanti al P.C o al portatile.

Nessuno sembrava avesse più voglia di vivere. Quindi che importanza avrebbe mai potuto avere qualche insignificante vita in meno da sacrificare per un qualcosa di ideologicamente più grande, immenso?

Era convinto di essere mosso da un ideale veritiero ed essenziale, senza il quale non si può vivere. Importante al pari dell'ossigeno che le piante ci forniscono per riempire i nostri polmoni, che a loro volta restituiscono loro anidride carbonica che ritrasformeranno ulteriormente.

Credeva fermamente che chi possiede ancora dei sani e reali valori degni di nota fosse degno di vivere al contrario di chi ne è scarno. E che costui potesse sopperire al saturo.

Per lui non aveva senso vivere senza uno scopo che fosse anche la semplice felicità in sé, senza un sogno, degli obbiettivi; non aveva senso vivere e sprecare la propria unica e lunga quanto breve esistenza senza soddisfarla pienamente; non aveva senso vivere senza neanche averci provato: anche quello per come la pensava sarebbe stato un risultato degno di nota. Provare e fallire, ma pur sempre provare.

- Il precedente caso, trattato da Massimo è stato uno sbaglio forse? - si chiese a bassa voce, giungendo le mani dietro la schiena meditabondo, mentre fissava la catrame dell'asfalto. Non procedeva sui marciapiedi, non c'era un automobilista in giro.

Scosse violentemente la testa e con rabbia, come a scacciare quell'ipotesi e rimproverandosi di aver semplicemente pensato qualcosa del genere.
- Quella Aurora non era diversa da tante altre persone che esistono al solo scopo numerico! Una trentacinquenne che continua a sprecare il suo tempo rifiutandosi di crescere, o meglio, di essere diventata adulta che senso può mai avere? Le piaceva il rock. È una bellissima cosa. Ma per il resto non era nient'altro che una sanguisuga attaccata a turno al collo di mamma e papà. Un lavoro senza prospettive che le stava bene a causa della bambagia attorno a sé. Una bambinona viziata. -

Terminato il suo breve monologo volto a giustificare un'azione brutale come l'assassinio di Aurora Pastore, si fermò sul posto assumendo un'espressione totalmente assente. Quasi soffrisse, come in riverenza alla dipartita della donna. Strinse le labbra e proseguì la sua marcia verso una meta imprecisa.

Annuì con il capo per la durata di una trentina di metri, auto convincendosi che il fine per il quale operavano giustificasse i mezzi che avrebbero adoperato. Il mondo se ne sarebbe dovuto fare una ragione, d'altronde la gente senza senso scompare e muore tutti i giorni. Al contrario chi ha una vita, affetti e tanto da perdere non viene mai restituito alla sua esistenza se strappatovi via prematuramente.

Giunse nella piazza comunale, dove seduto sul bordo della fontana centrale si trovava un giovane dall'aria piuttosto afflitta. Lui lo fissò stranito per qualche tempo, poi decise di raggiungerlo per sincerarsi del suo malessere.

Si sedette al suo fianco, il ragazzo quasi non si accorse dell'estraneo accanto a lui: doveva importargliene davvero poco e niente al momento di ciò che lo circondava. Molto male, ma ascoltarlo non mi costa nulla e magari scoprirò di sbagliarmi, pensò.

- Cosa ti frulla per la testa, ragazzo? - domandò con cautela, senza calcare la mano. Non ottenne risposta per un po'.

- Un sacco di cose, purtroppo - rispose lui sospirando. Levò lo sguardo da terra, ma senza ricambiare lo sguardo dello sconosciuto. Per qualche strana ragione il giovane si era arreso all'idea di confidarsi vagamente con il viandante sconosciuto.

- Sembri grande, ma rimani comunque giovane: i tuoi sanno che sei qui da solo? O comunque sanno che sei fuori? -

- Per quanto ne sanno i miei nonni, sono fuori a cena con gli amici. Soltanto che al tavolo assieme a quest'ultimi non sono presente, come puoi ben vedere - disse sorridendo poi amaramente.

- Vivi con i tuoi nonni quindi - disse Lui guardando le stelle in cielo - e non sei a cena con gli amici. Qualcosa non va. -

- Beh, mio padre è morto quando ero piccolo... O almeno credo che lo sia: fu dato per disperso molto tempo fa e non ha mai fatto ritorno. Mia madre, con la quale vivevo, è stata rapita recentemente dopo aver subito un brutto incidente, in ospedale... E non si ha la più pallida idea di che fine abbia fatto... E mi sto maledicendo per non aver cenato! - Alzò anche lui la testa al cielo, emettendo un lamento sommesso.

- Bella merda, se mi permetti. -
Il giovane fece cenno negativo con la testa, in segno di noncuranza.
- Il mio nome è Ulisse Barra. Il tuo? -
- Alessandro Santi. -
- Piacere! Sai so cosa può alleviare momentaneamente le tue sofferenze...
Potremmo definirla... Una panacea... -

Ulisse mise una mano all'interno del suo cappotto, e ne estrasse un affilatissimo coltello dalla lama lucida.

Finalmente gli occhi dei due s'incontrarono. Fu uno scambio di sguardi adrenalinico.

SeiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora