10

104 22 12
                                    

Era da tanto che Ivana Bolgia non aveva per le mani qualcosa di serio a cui lavorare e, poco prima di essere chiamata in causa dal maresciallo, se ne stava mogia e leggermente china sul tavolo operatorio dell'obitorio intrattenendo una conversazione a senso unico con un cadavere pronto per i dovuti esami ed accertamenti di routine come era solita fare.

Questa volta al trapassato di turno erano toccate le paternali con tanto di carico da undici sulla sicurezza sul lavoro, specialmente sui cantieri edili.
Non faceva che ripetergli che non si sale su un'impalcatura di sessanta metri senza le dovute e necessarie precauzioni e regolamentazioni.

- La direzione di un esperto responsabile di sicurezza è sempre meglio del "fai da te". Spero che il tuo tuffo da dieci punti serva da lezione a chi del settore. Dio mio, guarda come ti sei conciato... -

L'affascinante donna dai capelli di fuoco non viveva per lavorare, ma dal lavoro traeva spesso conforto. Persona dai nervi saldi e posata da sempre, aveva avuto la sua prima esperienza a contatto con la morte all'età di sei anni attraverso una dinamica piuttosto inusuale. Durante quel periodo per le strade di Balnea Nova scorrazzava una banda di ladruncoli da strapazzo, che perso il nume della ragione avevano percosso un sessantenne fino ad ammazzarlo.

Successivamente a ciò, come giusto che fosse stato, su denuncia della famiglia erano iniziate le ricerche dello scomparso, terminate dopo tre lunghi giorni in seguito al ritrovamento di egli da parte dell'allora Ivana bambina, nascosto in un ampio cespuglio del parco cittadino, con gli occhi sgranati e la bocca spalancata in quella che con tutta probabilità era stata un'espressione di terrore incredulo.

Quell'orribile vista non aveva sortito alcuna reazione in lei, tanto che successivamente al ritrovamento era tornata dai suoi sollecitandoli a seguirla con una certa frenesia. Inutile aggiungere che le reazioni alla vista del cadavere da parte dei genitori erano state l'esatto opposto.

Tutto ciò che la bambina di un tempo aveva provato quel giorno era stata la più pura compassione fanciullesca, carica di quella altrettanto strana ma potente empatia tipica del giovane essere umano. Dopo aver visto quel giorno stesso durante la cena un poliziesco dove in una scena un medico legale stava eseguendo un'autopsia, affascinata da quel nuovo e macabro mondo che le si era parato davanti decise che da grande sarebbe diventata un medico.

Ovvio che non aveva la più pallida idea della tipologia di medico che volesse diventare, o più precisamente della mansione che avrebbe ricoperto. Da qui nasce la faccenda del conforto derivante dal lavoro in sé. Gli uomini attratti da lei per il suo aspetto solitamente quando iniziavano ad interessarsi alla sua persona, restavano letteralmente affascinati quando venivano a sapere che era un medico. D'altro canto questo interesse svaniva in uno schiocco di dita non appena lo spasimante oltrepassava quel confine di confidenza quel tanto che bastava per ricevere nozioni di ciò in cui consisteva il suo lavoro nello specifico.

Parlare di autopsie ad una cena al lume di candela non era affatto una cosa degna di una Donna di questo nome, chiunque con due dita di cervello nella scatola cranica ci sarebbe arrivato. Ed era pur vero che per certi versi si trattasse di una donna stravagante che amava il proprio lavoro, che parlava con i morti e parlava di loro e di ciò che faceva con una disinvoltura tale come se stesse descrivendo una semplice passeggiata nel parco, ovviamente nei giusti contesti, ma nessuno di loro si era mai preso la briga di oltrepassare quel breve tratto oscuro del tunnel.

Se lo avessero fatto avrebbero scovato una donna normale ed intelligente e di bella presenza, amante della calma che faceva il suo lavoro solo ed esclusivamente per donare la meritata pace e giustizia a coloro i quali la vita è stata spezzata ingiustamente. Ma anche il lavoro stava iniziando a trasformarsi in quella noiosa e particolare routine tipica delle persone insoddisfatte.

Accompagnata dai suoi sottoposti Tiziano Cardillo e Raffaella Lasti, parcheggiò l'automobile proprio sotto l'appartamento corrispondente all'indirizzo indicato da Viola Gemma alle autorità.

- Pronti ragazzi? - domandò stracolma d'entusiamo e con due soli luminosi al posto degli occhi prima spenti.
- Come mai sei così felice quando c'è da verificare le condizioni di un cadavere e ispezionare l'ambiente circostante? - proruppe Cardillo con una punta d'impertinenza, trafiggendola con i suoi occhi neri. I suoi lineamenti duri contribuivano ad accentuare quella breve esternazione d'astio, al contrario di Raffaella che nonostante condividesse gli stessi pigmenti possedeva lineamenti molto delicati e se ne stava in silenzio sul sedile posteriore dell'abitacolo.

Era stata spiazzata; non se n'era mai accorta prima: era vero. Il suo lavoro l'elettrizzava e questo contribuiva ad innervosire gli altri ulteriormente. Ma non per antipatia, bensì perché era un atteggiamento insolito rispetto alle normali reazioni degli individui nell'affrontare certe situazioni. Differente persino da quello di chi ha accumulato così tanta esperienza da farlo diventare normale.

Stava per rispondergli, quando la loro concentrazione fu richiamata dall'udire le sirene dell'ambulanza che si posizionò in mezzo a due volanti dei carabinieri, ricordando a tutti il motivo per il quale erano giunti li.

Si concesse un ultimo breve lasso di tempo rispondendo con un tono di voce freddo e distaccato: - Mi piace semplicemente il mio lavoro. Non riesco a spiegartelo meglio di così e se riuscirai a coglierne il senso sarà meglio. Ed è perché mi piace che riesco a dare sempre il meglio.
Ora alzate il culo e prendete la valigetta: dobbiamo dare il via al sopralluogo giudiziario e congelare la scena del crimine -.

Scesero dall'auto e si avviarono in direzione dell'appartamento quando dal portone dell'edificio, sorvegliato da un carabiniere per lato, uscì una donna visibilmente provata seguita da Pois ed un paramedico. Sembravano diretti verso l'ambulanza.

- Eccoci Jacopo, di cosa si tratta? -
Il maresciallo fece un cenno con la mano e le disse di andare a controllare di sopra personalmente, accennando velatamente al precario equilibrio della donna accanto a sé.
Ivana fece cenno d'intesa ed ammiccò e assieme agli altri due componenti della scientifica entrò all'interno.

Si fermò per tornare indietro e dire qualcosa in labiale a Pois, che colse al volo mimando una risposta affermativa con il capo.

SeiWo Geschichten leben. Entdecke jetzt