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Il silenzio regnava sovrano, divenendo dogma che nessuno mai sarebbe stato capace di mettere in discussione, nonostante la stragrande presenza di gente sul luogo. Nessuno osava emettere il benché minimo rumore o suono, nessuno osava parlare, anche perché parole non ce n’erano più ormai. Chi poteva, si limitava a osservare l’unica figura in piedi al centro del corridoio in prossimità dell’altare, chi non poteva sbirciava e, coloro i quali erano al margine, rimanevano nei dintorni in attesa di qualunque tipo di notizia.

In quel religioso silenzio, spiccava solenne la voce da tenore del parroco.

- Che le anime delle nostre povere sorelle possano raggiungere il Signore, che Egli doni loro la beatitudine e la serenità accogliendole nel Suo Regno; il loro ricordo vivrà per sempre nei nostri cuori e così sarà per sempre. –

La calura estiva iniziava a essere opprimente dato il periodo, eppure, chi si trovava all’interno dell’edificio ecclesiastico non trasudava una goccia di sudore; era insolitamente fresca. Dietro Jacopo, le gambe divaricate, le mani congiunte all’altezza del ventre e la testa china a non mostrar gli occhi zuppi, vi erano Gianluigi Calderano, Cristina Miagolo, Ivana Bolgia e Pompeo Lucio. Dietro di loro vi erano coloro che si trovavano alle dipendenze di questi ultimi, compreso Paride Prisma, che sembrava un po’ acciaccato.

La vicenda era riuscita ad avvicinarsi talmente tanto a Jacopo da riuscire a tirargli un sonoro ceffone in faccia; aveva accusato il colpo, infatti, mediante una fitta rete composta di telefonate e voleri superiori, Jacopo era stato obbligato al riposo fino a che la faccenda non fosse risolta e Gianluigi Calderano promosso a vice maresciallo: non che cambiasse molto, essendo lui il suo braccio destro. A ogni modo, il Comando non riteneva Jacopo abbastanza lucido da proseguire le indagini, né sapeva che puntando il dito su Calderano l’unica cosa che sarebbe mutata era la cifra nella busta paga di quest’ultimo. A conti fatti, però, questo non avrebbe avuto importanza.

- Nel nome del Padre. –

Jacopo, conoscendo la situazione di Silvia, si era occupato di provvedere di tasca propria anche alle spese del suo funerale. Le bare delle due donne erano adagiate sulle proprie portantine, l’una al fianco dell’altra, con i coperchi aperti e imbottite di candido e lucido raso, freddo come le carni esanimi che giacevano su di esso.

- Nel nome del Figlio. –

Per Jacopo scorreva tutto troppo lentamente, quasi come se il mondo si stesse beffando della sua persona smettendo improvvisamente il suo moto millenario, lasciando la superficie di pianeta sulla quale si trovava in preda al freddo e al gelo. Che sentisse freddo per via dell’arrestarsi del suo mondo, o era a causa del secchio d’acqua gelida gettatogli addosso dal fato, rimembrandogli che ciò che deve accadere irrimediabilmente accade?

- E dello Spirito Santo. –

Nora era sopravvissuta a Massimo Rinaldi, aveva posticipato il suo appuntamento con la morte grazie a Carlo Testa improvvisatosi suo segretario. Mi rincresce Signora, ma la Lodi è impegnata al momento, non è ancora arrivato il suo turno, sia paziente. Eppure, era morta per mano del suo stesso salvatore. Jacopo sapeva, lo avvertiva, li avvertiva. Erano tutti lì, dietro di lui con i loro occhi conficcati sulla sua schiena come coltelli dalla punta affilata, la chiesa ne era piena come lo era la piazza intera al di fuori.

Avrebbe dovuto affrontarli tutti e non voleva. Avrebbe dovuto sorbirsi riti di condoglianze sincere, dovute, forzate e di circostanza e non voleva. Sarebbe stato avvicinato dai giornalisti, nel tentativo di scucirgli un’intervista, e non voleva. Avrebbe dovuto veder caricare sul carro funebre Nora e Silvia e Nora, Nora, Nora, Nora e che fosse maledetto il giorno in cui Silvia aveva fatto la conoscenza di Carlo, dando mostra delle sue lacrime e del suo dolore e della sua intimità a perfetti estranei e non voleva. Non voleva, non voleva per niente e mai avrebbe voluto.

Al parroco ormai mancava solo una parola per terminare la cerimonia funebre, il momento si avvicinava e gli alligatori lo attendevano sulla riva del fiume, famelici come non lo erano mai stati. Nella chiesa il silenzio fu squarciato da un urlo fragoroso e disperato, rispettato anch’esso dai presenti che abbassarono di colpo lo sguardo fatta eccezione per Ivana, che vide il suo povero Jacopo urlare al cielo con le braccia tese ai lati, gli avambracci contratti e i pugni chiusi.

Jacopo avvertì polmoni e gola andare a fuoco, mentre, dopo l’esplosione di un tuono che non era riuscito a coprire la sua voce, il cielo diventò colmo di nubi temporalesche e minacciose. Da queste iniziò a scendere, leggero, un delicato manto di gocce di pioggia, che andò a intensificarsi gradualmente sino a inzuppare tutti i presenti in piazza, che dovettero scappare via sgombrando il luogo che divenne deserto. Un giornalista, nel tentativo di recuperare la propria macchina fotografica, per poco non fu folgorato da un fulmine che si abbatté sull’apparecchio, carbonizzandolo.

- Amen. –

Jacopo rese omaggio un ultima volta e le bare furono sigillate, quindi si diresse verso l’uscio del portone d’ingresso. I presenti resero omaggio a loro volta e ripresero posto ma senza sedersi, senza conferire con il maresciallo, che aveva assunto la postura militare. Al suo cenno del capo, le portantine furono trasportate lungo la passatoia al centro delle panche, verso l’esterno. Non abbandonarono immediatamente la chiesa perché Jacopo precludeva loro il passaggio; mento all’insù, petto in fuori, mani congiunte dietro la schiena e gambe divaricate. Si scostò di lato, le portantine proseguirono e lui le seguì seguito dai presenti, sempre dietro di lui e in rispettoso silenzio.

Non sapeva che avrebbe ricevuto in seguito un’altra spiacevole notizia, proprio dal nuovo vice maresciallo: Carlo Testa, proprio come Massimo Rinaldi e Ulisse Barca, risultava disperso in circostanze particolari.

#Spazio autore:

Perdonatemi se è poco, ma tra lavoro e vita privata sono un po' incasinato. Amo Wattpad, amo scrivere ma i soldi in tasca non entrano da soli, gentilissimi e gentilissime. Presto avrete il prossimo capitolo, un abbraccio affettuoso e grazie per la pazienza!

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