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Il mattino seguente al concerto della cover - band, Viola s'alzò disorientata e accompagnata dalla fedele accompagnatrice di tutti gli amanti delle belle serate: l'emicrania.

Si alzò mettendosi a sedere sul letto, guardandosi attorno per capire meglio dove si trovava. Non aveva mai visto quel posto in vita sua, ne era certa. Ebbe una fitta tremenda alla testa e il dolore riflesso sulle tempie le fece fischiare le orecchie, sulle quali poggiò inutilmente le mani coprendosele nel tentativo di smorzare quella fastidiosa interferenza.

Respirò a pieni polmoni gettando il capo all'indietro mentre espirava, reggendosi sul materasso con entrambe le mani aperte. Il dolore era cessato, ma per quanto il suo cervello si sforzasse di far reagire il corpo ai suoi stimoli, quest'ultimo non voleva saperne affatto.

La brama di alzarsi ed affacciarsi da una delle finestre della camera e guardare fuori, in strada, per riuscire ad orientarsi era enorme. Pensò che sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto non appena si sarebbe sentita nuovamente le gambe. Si sdraiò chiudendo gli occhi e cercando di rivivere la serata precedente, per quanto le fosse stato possibile.

Ricordava di aver cenato con... con Aurora e quel tipo ambiguo, Massimo.
Avevano finito di cenare abbastanza presto qualcosa di poco impegnativo come un bel panino accompagnato da una bella bionda. Una bionda? Chi diamine era "la bionda"? Oh si, che idiota che sei, Viola. La bionda era una Heineken.

Ma non poteva essere stata una misera birra da 0,33 cl a ridurla ad un rottame. Aveva chiesto quindi alle sue meningi d'impegnarsi di più nello spremere fuori altri frammenti di ricordo. Del rimetterli in ordine se ne sarebbe occupata lei.

La cover band aveva dato il via alle danze con Burn It To The Ground, passando poi per Sex e How You Remind Me sempre dei Nickelback, per un totale di quasi quindici minuti circa nei quali i tre ammiravano estasiati, a detta loro, la bravura di chi sul palco suonava mentre danzavano in modo grottesco e fuori tempo, facendo finta di impugnare degli strumenti fantasma. Proprio come il resto della platea.

Si era proseguito con dei brani presi in prestito dai Seether, come Rise Above This e Break Me Down; qualche pezzo dei Nirvana quali Sliver, Smells Like Teen Spirit e Rape Me. Roba da intenditori mescolata a qualcosa di più giovane. Fino a quel momento andava ancora tutto bene; tutti ballavano ammucchiati come bestiame d'allevamento tra le varie strusciate e palpatine. Lei stessa si era sentita palpare più volte il fondoschiena, non insistentemente e sicuramente da varie persone e avvertire su di esso diverse virilità.

Questo non le aveva dato fastidio. Poteva capitare in mezzo alla folla. Presa dall'età che avanzava, il sentirsi ancora appetibile e desiderata era per lei una forma di magra consolazione. Era squallido da parte loro, ma nessuno l'obbligava a fare niente e la molestia finiva nell'esatto momento nel quale cominciava. Un po' come nelle metro affollate.

Lo stand del cocktail bar aveva aperto al momento del tributo ai Guns N' Roses, così presi dall'euforia momentanea avevano deciso di ingurgitare ulteriore alcol. Massimo si era offerto da vero gentiluomo di tuffarsi nel mucchio selvaggio attorno ai barman, per tornare poi con ciò che desideravano: tre bei Mojito belli carichi.

E qualche tempo dopo averlo bevuto tutto...

Il cocktail! Ecco cos'era stato. Mentre consumavano la bevanda alcolica, lei e Aurora avevano iniziato a sentirsi leggere, troppo leggere, come se stessero levitando ad una spanna dal suolo. L'amica non le aveva detto nulla riguardo al suo stato di coscienza sempre minore, ma non ce n'era affatto bisogno, perché in quegli ultimi sprazzi di lucidità se n'era accorta da sé. Massimo invece non sembrava subire medesimi particolari effetti.

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