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Jacopo prese l'ascensore che lo avrebbe condotto di sotto. Era più forte di lui: più l'abitacolo proseguiva la sua discesa e più il suo disagio aumentava, assieme ad un leggero senso claustrofobico.

Raggiungere la Bolgia all'interno di quella scatola di latta collegata ad una sorta di carrucola moderna dal cigolio per niente rassicurante, non era proprio il massimo per la psiche nel breve momento. Ma d'altronde a differenza delle scale, non permetteva di fare retromarcia con altrettanta facilità.

Durante il tragitto, ricordò del suo primo giorno di servizio in quella caserma, quando gli parlarono per la prima volta della Signora Dei Morti. La pelle gli si accapponò esattamente come allora, ma sorrise divertito in quanto si trattava solo del riflesso incondizionato azionato dai ricordi.

Gli raccontarono una marea di balle enormi quanto lo stesso pianeta Terra, quali che Ivana parlava con gli spiriti dei morti e che i defunti erano ancora più pallidi a causa del suo necro-vampirismo. Gli raccontarono che se ne stava tutto il giorno china e gobba sulle salme, con le unghia delle dita affilate come bisturi sporchi di sangue raggrumato. Gli raccontarono inoltre che, non avendo una vista perfetta, scambiandolo per uno dei suoi pazienti avrebbe potuto incappare in una brutta vivisezione.

Si chiese quindi con che razza di scherzo di Dio avrebbe mai dovuto collaborare, restando piacevolmente sorpreso dall'incontro con il medico. Si aspettava una sorta di Gollum spelacchiato ed invece si era trovato di fronte una delle donne più belle del pianeta, di quelle che un uomo farebbe carte false per avere anche solo una sola chance di uscire con lei.
Certo che anche allora, nonostante questo e tralasciando il fatto che avevano instaurato una solida amicizia, la trovava piuttosto singolare e stravagante... Non era facile sentirsi a proprio agio con lei.

Come volevasi dimostrare, una volta di sotto, le porte dell'ascensore si spalancarono lasciando che alle orecchie del carabiniere giungessero le note di "Per Elisa" ad accompagnarlo lungo l'oscuro, freddo e spoglio corridoio che l'avrebbe condotto da Miss Inquietante.

Almeno si sente l'odore del disinfettante. Questo è bene, pensò Jacopo osservando le deboli luci al neon che lampeggiavano ad intermittenza.

Dovrebbe farle sostituire queste lampadine...

Stava per muovere il primo passo quando una risatina isterica unita al ticchettare di una calzatura con il tacco lo fece trasalire. Sospirò arrendevole e si fece avanti.

Ivana immersa in quella penombra ansiogena danzando leggiadramente in simbiosi con la traccia audio, stava sistemando dignitosamente le salme delle tre donne orribilmente uccise disposte in quest'ordine su tre differenti barelle: Chiara Monte; Elisa Barbato; Aurora Pastore. Le aveva lavate, pulite e pettinate per bene prestando attenzione ad ogni singolo dettaglio, così da restituir loro un po' della dignità che meritavano di diritto.

Jacopo la vide aggirarsi tra i tre sostegni in trance, senza neanche che sbattesse le palpebre. Sembrava un tutt'uno con quell'ambiente sterile ed inquietante, una strega alle prese con chissà quale rituale esoterico. Il tavolo operatorio brillava più del sole bersagliato dalla luce inquisitoria della lampada soprastante. Al suo fianco vi era un carrello con tutti gli strumenti tipici del chirurgo. Deglutì, chiedendosi assoggettato a quella visione se non stesse aspettando proprio lui per adoperare quegli aggeggi.

Rinsavendo, attiro l'attenzione su di sé schiarendosi sonoramente la voce.
Di colpo Ivana si irrigidì, venendo riportata sulla terra. - Oh, sei tu allora. Ciao Jacopo! - Lo osservò meglio, notando la sua espressione disagiata.
- Jacopo... cos'hai che non va...? Ti senti male? - domandò apprensiva, raggiungendolo e posandogli le mani sulle spalle. Poi ponendo il suo viso a quello del carabiniere, chiese: - Devi essere stressato, perchè non ti riposi cinque minuti sul lettino vuoto? -

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