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Ludovico Gialli si trovava in albergo e godeva del successo ottenuto e accumulato dalla sua notizia. Non era stato difficile per lui, preceduto dalla sua fama, riuscire a far pubblicare il suo articolo dal direttore del rotocalco regionale che, dopo l'essersi sincerato personalmente dell'identità del reporter, era stato felicissimo di poter contare sulle sue prestazioni lavorative, specialmente perché avrebbe apportato ulteriore prestigio alla testata gratuitamente come da accordo avanzato dallo stesso Ludovico, fatta eccezione che per vitto e alloggio.

Aprì la sua valigetta, estraendone a sua volta un'altra di dimensioni considerevolmente minori e andò in balcone a prendere posto. Posò il piccolo contenitore, poi estrasse il suo cellulare vibrante e posò anche quello, godendosi il tremore della superficie del tavolino a contatto con il fremente dispositivo. Aveva disattivato la suoneria a causa delle continue e ripetute telefonate che ricevette quel giorno.

I pesci più grossi di lui, che dall'ombra della lobby lo monitoravano costantemente standogli addosso come una vespa marca stretto la carcassa di un pesce morto. Avevano fiutato l'odore di scoop nonostante si trovassero a oltre settecento chilometri di distanza. Non che fosse tanto difficile: basta digitare semplicemente qualche "parola chiave" sui motori di ricerca, ed ecco che tutto ciò che si desidera appare in prima linea, specie se i parametri di ricerca sono ristretti a personaggi di rilievo che hanno apportato la propria firma indissolubile da qualche parte.

Che rosicassero pure fino a farsi implodere il fegato, quei gran figli di una troia. Avevano giocato le proprie carte piuttosto bene fino a quel momento, ma ora era Ludovico a impugnare il coltello dalla parte del manico, aveva in pugno la notizia del secolo, qualcosa che mai prima d'ora era accaduto. Avrebbe fumato alla faccia loro, e ne aveva tutte le intenzioni. Mentre si apprestava a preparare il suo ricreativo, non sapeva se benedire o no Paride Prisma e Mauro Bralli, nonostante quei brutti ceffi non lo convincessero ancora del tutto.

Il suo fiuto da giornalista gli suggeriva che quei due condividessero una sorta di legame. Ciò che glielo aveva fatto pensare fu il loro modo coordinato e parallelo di agire, quasi stessero organizzando chissà quale oscura macchinazione ai danni di chi. Non li aveva mai incontrati assieme nel medesimo istante, quindi non poteva in alcun modo affermare con certezza che questi due uomini avvolti dall'ignoto viaggiassero sugli stessi binari.

Poco gliene importava. Lui era lì per tutt'altro motivo. Qualunque cosa avessero voluto mettere in atto gli sarebbe scesa giù a patto che non centrasse con lui in alcun modo: una sola macchia d'unto sulla camicia che gli era stata conferita a mo' d'arma a doppio taglio dai suoi colleghi e sarebbe stato sbattuto fuori dal giro, definitivamente. Una metafora che consisteva in un limbo nel quale si è messi di proposito, aspettando che si compia il salto di qualità o un passo falso; il più delle volte diventava una tattica per far fuori concorrenti scomodi dalle rosee aspettative e inesperti.

Tirò una boccata dalla canna, il dolce aroma fruttato pervase i suoi polmoni che ormai dovevano essere diventati delle fucine verdi, esalando un vischioso fumo azzurrognolo di quelli che rimangono incollati ai vestiti per ore, mentre il suo smartphone divorava la sua batteria a suon di chiamate senza risposta accumulate, sms, e chiamate in entrata alle quali non aveva alcuna intenzione di rispondere.

Avrebbe conquistato la vetta, se l'era promesso. Paride Prisma glielo aveva promesso. Mauro Bralli, lo aveva promesso anche lui. Ludovico sarebbe diventato di lì a poco il pilastro moderno dell'informazione, veterano in giovane età. A distanza di pochi giorni avrebbe dovuto sostenere un incontro a tu per tu con questo Mauro, che ancora non aveva avuto modo di guardare negli occhi.

Non gli importava manco di questo, accecato com'era dalla sete di successo, dalla voglia di primeggiare sugli altri, di essere il migliore. Credeva che questo Mauro fosse la chiave d'accesso alle porte del suo personalissimo paradiso, del quale sarebbe stato unico dio signore onnipotente divulgatore della notizia e simbolo della libertà d'espressione.

Fumava beato Ludovico, ignorando totalmente quanto si sbagliasse.

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