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Levata la trave che ostruiva l'ingresso, Pompeo, Dario e Salvatore entrarono dentro. Da fuori invecd Enrico provava, per quanto gli fosse possibile, a smorzare la veemenza delle fiamme ma con scarsi risultati. Tutti erano ignari delle varie taniche dislocate nel posto.

Dovevano raggiungere il piano superiore che non distava molto dall'ingresso. Al pianterreno, come anche al secondo piano, era presente un solo muro portante. Sarebbe bastato muoversi in direzione delle spoglie scale poste sulla destra, non molto lontane dall'ingresso, ma le fiamme e alcuni cedimenti del soffitto rendevano difficile optare per un tragitto diretto. Il rischio che un pezzo di materiale edile cadesse in testa a qualcuno e lo ammazzasse nonostante l'elmetto protettivo era piuttosto alto. Bisognava procedere con cautela.

- Dario, vedi le scale superiori? - domandò Pompeo. - Sì, leader. Ho pronto qui con me l'estintore, cercherò di aprire dei varchi tra le fiamme dove sarà possibile. Maledizione, qui non si respira! - Salvatore emise qualche colpo di tosse e poi parlò anche lui: - Vedo anch'io la porta da qui. Il tragitto più breve non è molto sicuro, guardate in alto. Ci conviene aggirare il muro portante per raggiungere le scale. -

Guardarono tutti in alto. Un volto sfigurato e insanguinato spuntò fuori da una delle fessure che si erano venute a creare. Si trattava di un uomo. Rideva. - Dovete avere molto caldo, eccovi qui dei liquidi per reintegrare quelli persi, signori! - Reggeva qualcosa nella mano e non riuscivano a capire di cosa si trattasse fino a che egli non lo scagliò di sotto: a contatto con le fiamme, esplose.

I pompieri riuscirono a eludere le fiamme grazie alle tute ignifughe, ma l'ondata li aveva ugualmente destabilizzati. Esattamente com'è destabilizzato il sopravvissuto a una pallottola grazie ad una giubba antiproiettile. - Figlio di puttana, - esclamò Pompeo - quella era una tanica di benzina! Ragazzi, siete feriti? -

Dario si stava rialzando da terra. Si era gettato al suolo per evitare che l'estintore, cadutogli in seguito allo spavento, andasse anch'esso perdendosi tra le fiamme esplodendo a sua volta. - Sì, - rispose Salvatore - Dario, tu come ti senti? - Dario controllò lo strumento. - Tutto ok; l'estintore è ancora ottimale. Procediamo. -

Una voce dall'alto li minacciò: - Ne ho ancora molte altre, non avete che da chiedere! - Jacopo sentiva Massimo rivolgersi a qualcuno che si trovava al piano inferiore. Si chiedeva chi mai potesse entrare di sua spontanea volontà in quella versione casalinga dell'inferno. Pensando si trattasse di Calderano, chiamò il suo nome.

La voce che gli rispose non somigliava per niente a quella del suo braccio destro, ma aveva ugualmente qualcosa di veramente familiare. - Jacopo, ti senti bene? Tra poco saremo lì. Resisti e non temere, è solo questione di un minuto! -

Questione di un minuto? Un minuto. Non devo temere. Quella sicurezza, non può essere Gianluigi. Quella voce è sicura e ferma, come quella di chi... sa cosa sta facendo.

Stava per chiudere gli occhi e i sensi gli venivano meno. Il fuoco, il caldo. Chi può affrontarlo se non i pompieri? Pompeo. - Pompeo - bisbigliò con le sue labbra secche, ridotte a carta vetrata. Iniziò a urlare: - Pompeo, no! Andatevene via di qui, questo posto sta per saltare in aria. ANDATE VIA! -

Pompeo riusciva a udire il suono delle parole gridate a squarciagola da Jacopo, però non ne capiva il senso. - Tranquillo, non urlare. Siamo qui! - Massimo si era infuriato. Non tollerava il tentativo di Jacopo nell'esortare i pompieri ad abbandonare il posto. Voleva fare fuori quanto più personale delle varie istituzioni gli era possibile. - Sta zitto! - urlò l'assassino correndo verso di lui.

L'intenzione era di ucciderlo ancora prima che le fiamme lo inglobassero, ma prima d'essergli sopra un'altra spaccatura si aprì sul pavimento facendo precipitare Jacopo al piano di sotto assieme alle macerie. Massimo udì una particolare esalazione gassosa provenire da un angolo del piano in cui si trovava. Una delle taniche era stata raggiunta dalle fiamme. Egli sgranò gli occhi e deglutì rumorosamente e lentamente.

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