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La stessa mattina nella quale Viola aveva scoperto il particolare risvolto della serata con tanto di baldoria della sera precedente ai fatti, Jacopo Pois sedeva alla scrivania del suo ufficio in caserma, con la testa china su alcune scartoffie, la fronte unta e corrugata e le mani congiunte.

- Non ha una bella cera maresciallo - osservò Alessandro Santi, seduto al di là della postazione di Jacopo. Si trovava li perché quella mattina era stato chiamato nuovamente a deporre come il resto dei possibili testimoni o presenti il giorno del rapimento di sua madre, nella speranza che qualcuno rimembrasse qualche particolare che prima poteva essere sfuggito nel trambusto generale.

- Ho ascoltato nuovamente ogni singola persona presente quel giorno, Alessandro. E sai cosa ne è uscito fuori? Prova ad indovinare... - bofonchiò Jacopo.
- Non saprei, Signore. -
- Nada - gli rispose, leggermente irritato e messo a disagio dalla formalità servile di quel "Signore", tipico di chi prova soggezione nei riguardi dei membri dell'Arma.

- Ho detto qualcosa che non va? - domandò il ragazzo, che si accorse dell'espressione di stizza del maresciallo, ma deluso dall'assenza di novità.
- Ale, hai paura di me, di Noi? - fece lui battendo l'indice sulla fiammella situata sul berretto poggiato sulla scrivania.
- No, non ne ho alcun motivo. -
- Allora smettila di chiamarmi "Signore". Mi mette a disagio, te ne prego. -

- D'accordo marescia'! - esclamò il giovane mimando Il Saluto. I due risero assieme, ma l'adulto si accorse immediatamente del dolore celato del ragazzo guardandolo dritto negli occhi. Gli faceva un male cane, come gliene aveva sempre fatto del resto; non ci si sarebbe mai abituato.

Gli occhi di Alessandro non erano diversi da tanti altri occhi di altri ragazzi che aveva incrociato in passato: lasciavano trapelare tutto il peso di un mondo crollato all'improvviso sulle sue spalle; la paura di non rivedere mai più il genitore e la quasi consapevolezza del doversi rassegnare ad un mondo infame e crudele, che talvolta prende di mira anche più di una volta.

Jacopo in queste situazioni avvertiva sempre un magone allo stomaco. Tutto ciò che desiderava in questi momenti consisteva nel restituire al giovane il proprio affetto. Alessandro ha già perso suo padre, non può perdere anche la madre, pensò.
Si consolò al pensiero che dopotutto Valentina Reali non era stata ancora ritrovata (morta), e che di conseguenza la speranza di trovarla (viva) c'era.

- Senti Ale - si rivolse a lui con un tono più confidenziale, - non devi pensare subito al peggio, intesi? -
- Sembra che tu nutra più speranze di quanto faccia io. -
- È abbastanza per farti assumere lo stesso atteggiamento? -
- Si. Sei tu quello del mestiere, con l'esperienza no? -
- Parole sagge per un giovanotto della tua età, mi congratulo. Senti, - disse alzandosi dalla sua poltrona di pelle nera e raggiungendo Alessandro per poi stringergli una spalla con la mano ad intermittenza, in modo giocoso - perché non torni a casa e non ti riposi un po'? So che è difficile, ma novità non ce ne sono. Ti chiamerò personalmente in caso ne saltassero fuori d'accordo? -

Jacopo gli fece l'occhiolino. Alessandro gli sorrise e si alzò a sua volta dall'altra poltroncina. Quando il commissario gli chiese se avesse avuto bisogno di uno strappo da parte di una delle volanti, questi gli rispose che non era necessario e che una bella camminata avrebbe di certo giovato ai suoi nervi, congedandosi.

Qualche attimo dopo, la cornetta del suo ufficio prese a squillare nuovamente. Dopo una breve occhiata e qualche attimo d'esitazione, Jacopo accolse la telefonata interna da parte dell'appuntato Calderano. Aveva una strana sensazione, se la sentiva nelle ossa e così premette l'apposito pulsante.

- Pois. -
- Calderano, maresciallo. C'è qui un' infermiera che dice di essersi ricordata di alcuni dettagli inerenti al giorno del rapimento di Valentina Reali. -
- Lasciala entrare. -

Qualcuno bussò alla porta.
- Prego -, disse Jacopo a voce alta.
Fece così la sua comparsa in ufficio Marilena Orsolini, una giovane snella e graziosa dai capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, alta e dagli occhi neri, che aveva già deposto in precedenza.

Quando si era presentata a Pois per la prima volta, questi aveva pensato che la giovane dovesse essere fresca d'università. La sua indole, il sangue che le ribolliva nelle vene, quel fuoco negli occhi, quell'essere civetta inconsapevole delle giovani quanto piacevole e la consapevolezza di essere giovane e bella e di poter piegare il mondo ai suoi piedi, a patto di muoversi bene sullo scacchiere senza essere mangiata da qualche altra pedina.

- Signorina Orsolini... prego -, fece lui indicando con un gesto la poltroncina di fronte con un gesto accomodante della mano.
- Marescia' ho da raccontarle delle cose - proruppe lei con il suo forte accento del sud, reso ancora più grave dal suo ritorno in Calabria dopo gli anni passati altrove per gli studi.
- Il giorno in cui la donna è scomparsa, ho notato un paio di cose molto strane. -
- La ascolto, non mi tenga troppo sulle spine che altrimenti scoppio. -

Lei rise molto aggraziatamente, osservando il maresciallo con quegli occhioni vispi. Poi iniziò a parlare.

- Eravamo tutti molto presi, sa, per via degli incidenti di quel giorno. Il personale intendo, a causa del maltempo no? Nella confusione generale, mi pare di aver visto nell'atrio che è l'accettazione una strana figura in impermeabile e per niente riconoscibile: non potrei descriverlo altrimenti come un uomo più alto della media. -

Jacopo annuì. - Beh, poteva trattarsi anche di qualcuno in visita a qualche paziente ricoverato. L'impermeabile è giustificato dall'acquazzone violento... - osservò senza terminare la frase e senza nutrire vane speranze in ciò che l'infermiera aveva da riferirgli. Iniziava a pensare che Marilena Orsolini fosse l'ennesima sconosciuta in cerca dei propri cinque minuti di notorietà, ma senza alcuna idea del come attirare a sé l'attenzione.

- È quello che inizialmente avevo pensato anch'io, anzi, se vogliamo proprio essere pignoli in principio avevo pensato di essermelo immaginato. Però anche altri membri del personale possono affermare di aver visto quest'individuo, nelle zone del primo piano, Pronto Soccorso e nella sua rimessa. -

Jacopo sembrava ascoltare con maggiore attenzione ora la ragazza.

- Nessuno dei chiamati a deporre mi ha mai accennato a niente del genere -, disse il maresciallo inarcando un sopracciglio con fare diffidente.

-Gliel'ho già detto: eravamo tutti presi, con la testa altrove. Con tutte le vittime degli incidenti avvenuti quel giorno che giungevano a noi, non avevamo il tempo materiale di preoccuparci di qualcos'altro che non fossero le cure da prestargli. Balnea Nova era letteralmente in ginocchio -, spiegò Marilena come meglio poté.
Poi continuando giunse al dettaglio cruciale più importante: - Fatto sta che all'ospedale manca un'ambulanza. L'ultima ad essere partita da lì quel giorno. Non si trova da nessuna parte, pare sia scomparsa nel nulla. -
- Questa ambulanza... Quando ha abbandonato la rimessa per mettersi in viaggio? -
- Più o meno poco prima che lei lasciasse la struttura. -

Una metaforica lampadina si accese sopra la testa di Jacopo Pois.
- È tutto signorina? -
- Si maresciallo. -
- Allora è libera di andare. Grazie infinite, è stata di grande aiuto. Lasci che la faccia accompagnare fuori, vuole? - le disse Jacopo mandando a chiamare Gianluigi Calderano servendosi della linea interna, che non ci aveva messo molto ad andare a prelevare la ragazza per scortala fuori.

Una volta solo, afferrò una penna a sfera ed un foglietto di carta sul quale scrisse qualcosa; l'inchiostro nero su carta bianca recitava brevi frasi scollegate tra loro: Una donna scomparsa; un'ambulanza dispersa; un uomo in impermeabile; un morto fuori i cancelli dell'ospedale.

Quel sesto senso affinato negli anni a contatto con il crimine gli suggeriva che tutti questi elementi in qualche modo erano collegati tra di loro, anche se apparentemente non parevano condividere alcun nesso logico. Accartocciò il foglietto su se stesso in quattro parti, infilandoselo nel portafogli e sospirò.

Il telefono squillò nuovamente. Jacopo lo contemplò con aria cagnesca e lo lasciò squillare per trenta lunghi secondi prima di rispondere.

- Si. -
- Calderano, Marescia' -
- Miiiinchiiaaaa Caldera', manco cinque minuti fa sei uscito da qui per accompagnare la signorina Orsolini alla porta, che è, ti sei perso per strada? -
- Non mi dispiacerebbe dato il periodo: abbiamo nuovi problemi all'orizzonte, e seri anche! - esclamò l'appuntato con voce grave e preoccupata.

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