Prologo

7.9K 351 426
                                    

Non sapevo se fosse l'ansia, ma l'unica cosa che sentivano le mie orecchie era il picchiettare delle stampelle contro il pavimento mentre avanzavo in un ambiente del tutto estraneo. Non ero affatto sicuro di dove si trovasse l'aula dell'esame, perciò ero in anticipo: per poter esplorare gli edifici. Tutto per colpa dell'incidente che mi aveva fatto perdere il primo semestre del mio primo anno da universitario.

Non potevo iniziare peggio la carriera da matricola, sbuffai e deglutii a vuoto quando fui costretto a chiedere indicazioni a un gruppetto di ragazzi. Non fu comunque più facile trovare l'aula; tutto mi sembrava uguale, cambiava unicamente il numero al di sopra delle diverse porte. Non c'era quasi nessuno nel corridoio, e i pochi presenti si muovevano consapevoli di dove dovevano andare.

Mi sentii a disagio e la tensione si fermò tutta in gola.

Cominciai a percepire l'agitazione prevalere.

Il primo esame, la prima volta che metto piede in università. Sto per morire.

Alzai lo sguardo per leggere da un monitor quali esami si sarebbero tenuti nelle diverse aule, mi cadde l'occhio su quella che cercavo e fui felice di scoprire che era al piano terra, altrimenti avrei dovuto chiamare qualche bidello per usufruire dell'ascensore.

Mi resi conto che l'aula era proprio quella a fianco del monitor, e vagai con gli occhi attorno a me: c'era un ragazzo immerso negli appunti; presi un respiro profondo, mi feci coraggio e avanzai una stampella dietro l'altra, fino a sedermi con due posti di distanza da lui. Mi abbandonai sulla sedia in legno con un gemito di dolore, dovuto alla gamba sinistra che pulsava. Scrollai lo zaino dalle spalle e lo feci cadere per terra, per poi prendere il libro fotocopiato da cui avevo studiato. Cominciai a sfogliare le pagine, mentre l'ansia non la smetteva di assillarmi.

Se solo avessi potuto seguire le lezioni.

Scattai con gli occhi sul ragazzo, non c'era nessun altro a parte noi due, il silenzio era devastante. Cercai di sbirciare il suo quaderno. Avrei pagato oro per avere qualche dritta sull'esame e il professore, ma la timidezza ebbe la meglio.

Presi con un po' di fatica il cellulare nella tasca e osservai che mancava ancora un'ora intera. Mossi nervosamente la gamba sana, giocando con la sferetta in metallo sopra il sopracciglio destro, e continuai a sfogliare il libro.

Andiamo, sono solamente formule, quanto potrà essere difficile? Se solo avessi avuto qualcuno che me le avesse spiegate, quelle formule. Forse avrei potuto farmi dare qualche consiglio da quel ragazzo che si stava tormentando i corti capelli ondulati.

Provai ad aprire la bocca, ma non uscì niente, umettai le labbra e tentai un secondo approccio. «Scusa...» La voce era uscita talmente bassa che dovetti schiarirmi la gola. «Sei qui anche tu per l'esame di Statistica?»

Il ragazzo si voltò verso di me, un po' spaesato, forse a causa del fatto che fosse perso nel suo ripasso. «Purtroppo sì» rispose con una lieve risata.

Bene, e adesso? Non sapevo come continuare.

«È il mio primo esame» per fortuna ci pensò lui a parlare ancora al posto mio, «e credo che non vivrò per raccontarlo.»

Mi lasciai andare a una piccola risata, avvertendo un fondo di verità in quelle parole. «È il primo esame anche per me. A dir la verità, è la prima volta che vengo in università.»

«Davvero?» Spalancò gli occhi, incredulo.

Indicai la gamba, muovendo una stampella e facendola quasi rotolare a terra. Imprecai tra me e riuscii ad afferrarla prima che cadesse. «Diciamo che ho avuto il mio daffare per non venire a lezione.» Mi sentii uno stupido totale, del tutto in soggezione.

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now