47 - Profumo

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Aspirai una buona dose di fumo prima di lasciarla uscire dalle narici. La nuvoletta grigia si disperse nell'aria fresca di fine settembre, si confuse con lo smog e diventò invisibile nella notte. Ne presi una seconda boccata e questa volta la trattenni prima di soffiarla fuori. Mi rilassava e ne avevo davvero bisogno.

«Ohi, hai intenzione di passare la serata con i tuoi amici, o cosa?» Marcus mi diede una pacca sulla schiena e mi fece tossire dallo spavento. «Te ne sei stato di più qua fuori a fumare che nella saletta con noi.»

«Ho voglia di fumare, problemi?» ribattei. Scrollai la cenere e gli soffiai addosso altro fumo.

Lui tossì e mi diede un secondo colpo sulla schiena. «Muoviti e vieni con noi. Che cosa sei uscito a fare, se non hai voglia? Te ne stavi sul divano con tua madre a guardare qualche soap opera.»

«Non piacciono quelle stronzate a mia madre.»

«Però lei è una gran gnocca.»

«Ma che c'entra questo?» Assottigliai lo sguardo. «E non fare certi commenti davanti a me. Che schifo, cazzo.»

Marcus rise e mi incitò ancora a entrare nel locale. Gli risposi che avrei finito la sigaretta e sarei arrivato e mi lasciò solo, di nuovo coi miei pensieri, di nuovo coi miei tormenti. Non faceva che ripresentarsi l'immagine di Rory: prima a casa mia con gli occhi lucidi, poi nella mia macchina con gli occhi sempre lucidi ma per un altro motivo.

Era un continuo ripetersi nella testa, incessante, pressante.

Ancora non mi capacitavo di come si fosse presentato nel mio appartamento senza avvertirmi. Quel discorso assurdo, accusarmi di essere come lui... Un finocchio come lui.

Nemmeno per scherzo.

Allora che diamine mi era preso quella notte? E in spiaggia? Perché avevo fatto sesso per ben due volte con Rory? E mi era piaciuto, eccome se mi era piaciuto. Perlomeno non avevo di nuovo sognato di farlo con lui e il mio amichetto non si era svegliato in momenti inopportuni; d'altro canto, le sensazioni erano vivide in me e le mascheravo dietro a una battuta ogni volta.

Avevo sperimentato il sesso gay, tutto qua, non c'era bisogno di altre spiegazioni. Un ragazzo doveva pur fare esperienze nella vita! Quella lo era stata e mi era bastata. Tuttavia, nonostante cercassi di convincermene, non potevo evitare di riflettere sulla conseguenza delle mie azioni: lo sguardo ferito di Rory. Sapevo che provava qualcosa per me, e io come avevo agito? Lo avevo ingannato scopandomelo.

«Ottima mossa, Warren. Ottima mossa.» Schiacciai il mozzicone sotto la suola e mi sedetti sul marciapiede; presi il pacchetto di sigarette dalla piccola tracolla nera e mi accorsi che ne restavano soltanto due. Indugiai prima di chiuderlo e metterlo via.

Non avevo più sentito Rory, da quel giorno, ed era passata quasi una settimana. Dovevo ammettere che mi mancava, ma non avevo il coraggio di farmi sentire e non avevo niente da dirgli. Forse lui si aspettava che comprendessi che mi piacesse come ragazzo, peccato che la mia conclusione era proprio che non mi piacevano i maschi. Ne ero più che sicuro.

Ripassai nella mente il nostro ultimo incontro, le mie risposte dettate dall'incoscienza. Avevo voluto rifiutarlo nella maniera più brutale possibile, ma era bastato vederlo sul punto di piangere per capire che non sarei mai riuscito a essere un completo stronzo con lui. Ed ero finito per confonderlo ancora di più.

Non capisco più un cazzo pure io. Mi passai una mano tra i capelli, chiusi gli occhi e sospirai. Mancava un profumo fruttato, una voce squillante, uno sguardo malizioso.

Non avrei più rivisto Rory.

Incassai la testa tra le ginocchia, mi sentivo uno straccio, neppure uscire con i miei amici mi aveva risollevato o mi aveva aiutato a dimenticare le mie azioni sconsiderate.

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now