6 - Piano

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La risata esagerata di Rory mi fece roteare gli occhi al cielo.

«La vuoi smettere?»

«Ma sei uno sfigato!» rise ancora, sbattendo una mano sul divano. «Dio, mi immagino la sua faccia! Poverino! Deve essere sbiancato. Stava per avere un mancamento quando gli ho palpato il sedere, oggi sarà sicuramente morto stecchito.»

«Non è così come credi tu» dissi e feci una smorfia imbronciata.

«"Davvero mi ascolterai sempre?"» mi prese in giro, imitandomi. «"Voglio essere tuo amico".» Questa volta fece il verso a Trey. «Ma vi rendete conto di quanto siete stati gay? Per fortuna che lui dice di essere etero, perché altrimenti sarei convinto del contrario.»

«Rory, piantala!» esclamai con una punta di rabbia.

Quando mai mi era saltato in mente di raccontargli per filo e per segno ciò che mi era capitato nel pomeriggio e il discorso tra me e Trey. Avrei fatto meglio a stare zitto.

«Sei di una delicatezza disarmante» affermò Charlotte, mentre si pettinava il caschetto biondo, seduta sulla poltrona di fianco al divano. «Non vedi che è in ansia?»

«Non c'è niente di cui tu ti debba preoccupare.» Rory si allungò verso di me, finendo con lo sfiorare le nostre spalle e cambiando tono di voce. «Gli hai detto la verità, lui l'ha accettata subito e non si allontanerà da te. Quindi, d'ora in poi, niente più scalate faticose, ma una piana verde e rigogliosa.»

«Certo, prima sfottimi e poi consolami» borbottai e incrociai le gambe.

«Ti ho sfottuto perché era divertente farlo.»

«E perché sei uno stronzo» aggiunse Charlotte. Si guadagnò il mio ringraziamento e un commento poco carino da parte di Rory.

«Dai, esponi il tuo problema.» Rory mi circondò la vita con un braccio e mi ritrovai incollato a lui. Poggiai la testa sulla sua spalla e la sua mano sinistra andò istintivamente a giocare con i miei capelli mossi.

«In realtà, non so qual è il problema» soffiai fuori. «Dovrei essere felice che è andato tutto per il meglio e che non mi ha insultato come quelli che dicevano di essere miei amici.»

«Sii felice, allora.»

«Vi sembra normale il suo comportamento?»

«Per me è un po' confuso» s'intromise Charlotte.

«Confuso? A me sembra solo che non sappia un cazzo del mondo.» Rory mi tenne ancora più abbracciato e mi schioccò un bacio sul capo.

«Te ne sei innamorato?» domandò la mia coinquilina.

«No, non è questo» sorrisi. «Vorrei solo non mandare tutto a puttane. Lui è così da prendere con le pinze che ho paura di qualsiasi mia azione e sua reazione. Sembra contento di aver trovato qualcuno da chiamare amico, mentre io non ci faccio caso. Però non voglio nemmeno perderlo, capite? Voglio aiutarlo a uscire dal guscio, ma voglio anche essere davvero importante per lui.»

Sentii la presa di Rory farsi meno salda e lasciò scivolare la mano sulla sua coscia, interrompendo il massaggio nella mia capigliatura.

«Non lasciarti soggiogare da sentimenti inutili» mi consigliò Charlotte. «Dai ascolto a una più grande di te, che conosce un po' meglio la vita.»

Le sorrisi.

Aveva soltanto tre anni più di noi e faceva Giurisprudenza, perciò, ogni volta che si presentava l'occasione, non perdeva l'attimo per far pratica come difensore di una o dell'altra parte. Sfruttava la mia vita e quella di Rory come casi personali da esporre davanti a una giuria. La sentenza, tuttavia, era decretata sempre dalle nostre scelte personali.

Come Guardare il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora