54 - Peccatore

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«Ultimamente vedo più Warren che Rory» disse Kevin e rigirò il cucchiaino nella cioccolata calda, «eppure abito con Rory, ma non è quasi mai in casa.»

Risi e afferrai la mia tazza, soffiandoci dentro. «Ormai si è trasferito da Warren.»

Kevin borbottò qualcosa e io abbassai il capo e lo nascosi dietro al fumo della cioccolata. Ogni tanto venivo colto ancora dalla gelosia, tuttavia dovevo stare sereno, non solo perché conoscevo i sentimenti di Kevin, ma perché Warren e Rory si erano ormai fidanzati da più di un mese e stavano sempre insieme.

«Almeno adesso è felice» sorrise Kevin. Rispose a un messaggio che spiai essere della madre, poi posò il telefono sul tavolino e allungò la mano fino a stringermi appena al di sotto del polso. «Sai chi altro mi sembra più felice del solito?»

«Chi?»

«Tu.»

Arrossii e non mascherai un sorriso timido. Se ero felice... eccome. Tutto si era ribaltato, da quando avevo deciso di essere me stesso con Kevin: non rinunciavo a trascorrere le giornate con lui come una coppia e poco mi importava che gli altri potessero vederci; dovevo solo prestare attenzione che non lo scoprissero i miei genitori, ma, fintanto che Kevin non si avvicinava a casa mia, non ci sarebbero stati problemi.

Intrecciai le dita con le sue. «Lo sono.»

Kevin si spettinò le onde castane e rafforzò la presa sulla mia mano, per poi baciarne il dorso. «Lo sono anche io, piccolo mio.»

Non potei evitare di arrossire ancora di più. Ero di appena tre centimetri più basso, non c'era così tanta differenza di corporatura tra noi ed ero nato soltanto un paio di settimane dopo, perciò non potevo propriamente definirmi piccolo, a suo confronto; malgrado ciò, era bello sentirselo dire, mi faceva tremare e mi causava il batticuore.

«Kevin...» mugugnai e lui rise.

Era proprio bello innamorarsi.

«Sai che mi piace quando ti spuntano le lentiggini?»

Mi rigirai il piercing al sopracciglio. «S-Smettila...» esalai. Ero capace soltanto di annuire e reagire come un idiota, quando mi rivolgeva un complimento, non sapevo mai come fargliene uno a mia volta e la cosa mi faceva sentire ancora più cretino.

Kevin alzò le mani al cielo. «Va bene, la smetto...! Per ora» mi prese in giro e io arrossii di nuovo.

Finimmo la cioccolata e uscimmo dal bar, incappottati a causa del freddo di dicembre, camminammo per un po', quel giorno non avevo la moto, e ci dirigemmo alla fermata del bus. Kevin si sedette sulla panchina e agitò le gambe per scaldarsi, le mani erano infilate nelle tasche del giubbotto e la bocca coperta dalla sciarpa. Fece cenno di sedermi al suo fianco e mi accomodai, lui si incollò subito a me, posando persino il capo sulla mia spalla.

Avvolsi la sua schiena con un braccio e lo attirai maggiormente contro di me, gli stampai anche un bacio sul capo. Quello era il momento perfetto per una frase dolce. «Hai un buon odore» dissi e mi morsi la lingua per la sciocchezza. «Cioè... i tuoi capelli sono davvero... profumati.»

Kevin alzò un sopracciglio e mi guardò confuso. «E perché lo dici con quel tono?»

«Quale tono?»

«Quello del ragazzo che sembra si stia arrampicando per non ricadere dentro la fossa.»

Balbettai e scossi il capo. Ero risultato un cretino, chissà perché non riuscivo a essere romantico con Kevin, eppure era stato più facile con Malory. Forse il problema era proprio che erano due storie completamente diverse, così come i miei sentimenti.

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now