27 - Maschio

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Se non si considerava l'eccessivo rosa che mi aveva dato un pugno nella retina, il pomeriggio in compagnia di Rory non era stato affatto male. Più ci parlavo assieme e più capivo qualcosa di lui. Era così lontana l'impressione che avevo avuto la prima notte, nel locale per finocchi, ormai era impossibile non pensare che fosse mio amico, per quanto assurdo.

Rory si appoggiò con i fianchi al mobiletto vicino alla porta di ingresso, mentre mi guardava allacciare le scarpe. «Sicuro di non voler restare ancora un po'?»

«Ti piacerebbe, ma il viaggio di ritorno è lungo e una rottura di coglioni. Magari, se avessi avuto la macchina...»

«Allora ci mettiamo d'accordo per una prossima volta.»

Gli sorrisi e mi rimisi in piedi. «Sempre se ci sarà una prossima volta.»

«Ormai non puoi scappare.» Mi guardò sornione, con la tipica espressione che ostentava troppe volte. Tuttavia, stranamente, non mi dava più così fastidio. Davvero era scattato qualcosa nel nostro rapporto, e non capivo perché continuassi a ribadirlo. Forse non ci credevo neppure io.

«Certo, come no» ribattei e lo spinsi, facendolo barcollare. Era così deboluccio e delicato.

Rory si girò verso Trey e Kevin, che si trovavano sul divano a guardare la televisione, e mi domandai se ci stesse ancora male. Mi sporsi in avanti, ma non potei niente che lui riprese a parlare: «Mi è piaciuto parlare di sogni con te.»

Mi caddero gli occhi nei suoi, luminosi persino al buio. «Anche a me. Ti farò uno sconto sulla roba buona, quando capirò come sballarsi senza danneggiare l'organismo.»

«Un modo tutto tuo per migliorare il mondo.»

«Finalmente qualcuno che mi capisce» lo presi in giro e sghignazzai.

«Comunque, ribadisco: non ti ci vedo in mezzo alle piante.»

Feci spallucce e ridacchiai ancora. «Come io non ti ci vedo nel fare pubblicità senza un secondo fine perverso.»

Ricambiò la spinta, per poi prendermi per mano. Ecco, quello era un comportamento che, invece, un po' mi infastidiva. Più che altro perché avevo i miei spazi che non dovevano essere invasi, a meno che non fossi io quello che lo permetteva.

Mollai la presa e misi le mani nelle tasche dei jeans. «Ci sentiamo.»

«Ci sentiamo» rispose, giocando con la treccina. «Sono felice di avere un amico maschio etero, non mi era mai successo prima, non con uno come te, per lo meno.»

Sotto sotto era un ragazzo tenero, lo si poteva notare dai suoi occhi che indugiavano. Incredibile come passasse da un lato del suo carattere a un altro in un battito di ciglia infoltite dal mascara.

Subito dopo, si allungò verso di me e mi stampò un bacio al lampone sulla guancia. Era la seconda volta che osava un contatto del genere. Se il primo era stato di ringraziamento, questo era semplicemente un saluto, tuttavia era qualcosa a cui non ero abituato.

«Beh, lascia che ti dica che, tra amici maschi, non ci si saluta baciando la guancia» continuai a rimanere sulla scia dello scherzo, non potevo prendermela con lui per quelle piccolezze. «Al massimo, ci si dà una pacca sulla spalla o un batti pugno.» Allungai il pugno chiuso verso di lui, mostrando le nocche.

Lo guardò insospettito, per poi picchiare il suo contro il mio. Una delicata botta tra le nostre mani. No, decisamente non aveva nulla di mascolino. Mi venne da ridere.

«Ti devo dare lezioni.»

«Sul battere il pugno?»

«No, sull'essere maschio.»

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now