30 - Menta

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Mi svegliai con un odore di menta intenso nelle narici. Sarei voluto rimanere a dormire per altre ore con quel profumo addosso, che aleggiava in tutta la stanza. Purtroppo, però, erano già le sette del mattino e fuori dalla porta c'era confusione da almeno un'ora. Non poteva essere altrimenti, anzi, mi chiesi se Gwen fosse riuscita effettivamente a dormire. Se fossi stato al suo posto, non ci sarebbe stato verso di farmi chiudere occhio.

Strizzai le palpebre e mi rigirai nel letto. Al mio fianco c'era Trey che riposava con un'espressione talmente dolce da farmi saltare il cuore in gola.

Sembrava che stessimo dormendo in un matrimoniale, poiché il letto in cui giacevo io era quello che si trovava nel cassettone al di sotto di quello di Trey. Se si tirava fuori poteva essere posto alla stessa altezza dell'altro. Soltanto un buco ci separava, ma chi se ne importava. Avevo dormito nella stessa camera di Trey, tra le sue cose, col suo odore, col suo respiro regolare a cullarmi. Cos'altro potevo desiderare?

Alla fine, la cena si era conclusa in maniera pacifica, niente più domande scomode e neppure nessuna insinuazione. Poi io e Trey ci eravamo ritirati in camera sua a guardare la televisione, avevamo chiacchierato di tutto e niente, era stata una serata normale come le giornate a casa mia.

Il timore di passare la notte con lui era svanito nel giro di poco, e adesso potevo osservarlo dormire come un angelo. Resistetti a stento alla voglia di allungare una mano sul suo viso e accarezzarlo, volevo sentire la morbidezza della sua pelle sotto le mie dita; però il bussare alla porta mi fece sobbalzare, mi rigirai di scatto e feci finta di dormire, mentre sentivo colpirmi dalla luce che proveniva dal corridoio.

«Ragazzi, svegliatevi» disse la signora Hanna, con voce pacata. Aprii le palpebre e le augurai il buongiorno, un istante dopo si svegliò anche Trey, stropicciandosi gli occhi con un pugno. «Cominciate a prepararvi, sarà una lunga giornata» continuò lei.

«Sì, mamma» bofonchiò lui.

La signora Hanna abbandonò la stanza e tornò l'oscurità. Mi misi seduto, continuai a guardare Trey, che stava faticando a rimanere sveglio, e mi venne da ridere. È carinissimo.

«Buongiorno.»

«A te» mi rispose, poi si sedette anche lui e si grattò il capo.

Agii d'istinto, mi protesi verso il suo viso e gli scoccai un bacio sulla guancia. Sembrava un comportamento normale per inaugurare l'inizio di una nuova giornata, però lo feci rimanere di sasso; tuttavia, quando mi staccai, fu lui quello a baciarmi, appena al di sopra dell'orecchio, tra i capelli scompigliati. Arrossii e ringraziai il buio della camera.

«Dobbiamo davvero prepararci?» si lamentò.

Risi e mi alzai dal materasso, lo stesso fece lui e mi cadde l'occhio sul suo petto svestito, la parte inferiore del corpo era ricoperta dai pantaloncini corti della tuta. Cazzo, ho dormito con Trey mezzo nudo al mio fianco. Non era così quando ci eravamo dati la buonanotte, portava una canottiera bianca. Che fine aveva fatto?

Costrinsi lo sguardo a cambiare rotta, ma l'attimo dopo era di nuovo sulla pelle scoperta di Trey. Volevo toccarlo. Non solo quello. Volevo imprimere il suo odore di menta e sudore su di me. Bello svegliarsi con quei pensieri... Dovevo riprendermi o avrei fatto la figura del gay pervertito, se mi avesse beccato. D'altronde, dormire in quel modo vicino a un omosessuale era severamente vietato dalla legge, si doveva essere responsabili delle proprie azioni. Assomiglio a Rory, sospirai.

«Faccio perlustrazione e ti do il via libera» mi disse. «Non vorrei buttarti nel delirio.»

«Credo che sia inevitabile.»

Fece spallucce e guardò con circospezione al di fuori della stanza, dicendomi poi che potevo andare in bagno a lavarmi. Dopo esserci andato, facemmo colazione con un pezzo di crostata avanzata e un bicchiere di succo di frutta, il tutto mentre la gente andava e veniva. La parrucchiera, le damigelle, la madre scalmanata che era più in ansia della figlia. Eppure era sembrata tranquilla fino al giorno prima.

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now