41 - Chitarra

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Poggiai il salviettone sulla spalla e mi infilai le infradito nere, scrollando via la sabbia. Ero rimasto da solo in spiaggia, mentre gli altri erano già tornati in casa; ma non avevo percepito la differenza: Kevin e Trey avevano pomiciato e fatto i piccioncini per tutta la giornata, Rory, invece, non mi si era nemmeno avvicinato. Era stato al bar la maggior parte del tempo, insieme a Leo, poi in compagnia di un bagnino, quello che lo trattava come la mascotte della spiaggia e che l'aveva persino preso in braccio e gettato in acqua, a dispetto delle sue urla concitate. Le avevo sentite fin dall'ombrellone. Non avevo potuto evitarlo.

Avevo pensato a lui costantemente. A noi. A ciò che era successo tra noi. Ero ancora incredulo, non riuscivo a capire come mi fossi abbassato a fare sesso con un uomo. Io ero Warren, andavo dietro le gonne di qualsiasi donna mi sfilasse di fianco, facevo il provocante con tutte e ne guadagnavo anche qualcosa, di tanto in tanto. Invece, quel giorno, non ero riuscito nemmeno a flirtare con la ragazza dall'altra parte della passerella, nonostante le sue curve formose mi avessero pregato di assaporarle con le mani.

Mi sentivo uno strazio, avevo rovinato un'amicizia per colpa della mia incapacità di tenere a freno gli ormoni sotto l'effetto dell'alcool. Avrei tanto voluto essermi scopato una qualunque, mi sarebbe andato bene persino prendermi qualche malattia a causa della mancata protezione, ma non mi andava di perdere Rory. Non avrei mai voluto ferirlo.

Che razza di protettore ero? Lui mi aveva cercato nel momento del bisogno, quando ancora non eravamo niente, ed era stato facile pensare a lui come a un ragazzo da difendere, aveva fantasmi sulle spalle, che tuttavia non conoscevo, e a quel punto immaginai che non li avrei mai scoperti.

Avevo mandato tutto a puttane. Forse era stato inevitabile, dato che non avevo mai avuto per amico un finocchio che ci provava con me, spudoratamente, in ogni occasione. Un ragazzo che aveva una cotta per me...

Abbandonai la spiaggia e camminai a passo lento verso casa. Sarei stato costretto ad affrontare lo sguardo di Rory, ma come mi avrebbe guardato? E io a lui? «Maledizione...» imprecai per... Mah, ormai avevo perso il conto degli insulti di quella giornata, la mia faccia doveva essere, di sicuro, piena di rabbia e risentimento.

Non appena entrai in casa, sentii delle voci più agitate del normale.

«Non puoi fermarmi.» Era Rory, sembrava sul punto di piangere. Rimasi contro la porta, non si erano accorti di me e non volevo far sapere della mia presenza, poi Rory continuò: «Me ne voglio andare, ho già fatto i bagagli.»

Voleva andarsene per colpa mia? Spostai indietro i capelli e sospirai.

«Per favore» ribatté Kevin. Era parecchio preoccupato, come sempre quando si trattava del suo coinquilino. «Non c'è bisogno di agitarsi così.»

«Facile parlare, per te. Te ne freghi di come sto e pensi solo a viverti felice la tua storia d'amore.»

«Ma cosa...? Non è vero! Parli così soltanto perché sei arrabbiato, sai che ti sono sempre vicino.»

«Non capisci. Non mi capisce nessuno. Sia quando ero Gregory sia adesso che sono Rory.»

Gregory? Non collegavo più il filo del discorso, non avevo mai sentito quel nome e non sapevo da dove fosse uscito. Mi resi conto di non conoscere davvero nulla di Rory.

«Non dire così... ti prego» insistette Kevin.

«Me ne vado dai nonni» concluse Rory.

«Sono tornato» mi intromisi entrando in cucina. Non avrei permesso a Rory di andarsene senza un chiarimento e di spezzare l'amicizia che ci legava. Da quando ero così sentimentale? Bah, al diavolo.

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now