31 - Matrimonio

2.1K 262 562
                                    

«Quando tua sorella diceva di aver fatto le cose in grande, intendeva proprio in grande» disse Kevin. Si guardò attorno, con un sorriso enorme stampato in faccia.

Sospirai e portai la mano al piercing, per poi ricordare che mio padre mi aveva vietato di metterlo per non farmi apparire come un ragazzaccio al matrimonio di Gwen. Avevo dovuto obbedire senza obiezioni, ma mi aveva tolto l'antistress più efficiente di sempre. «Per me ha solo esagerato» risposi, sedendomi di fianco a Kevin.

Ormai erano passate le otto di sera, era stata una giornata lunga e spossante ma anche divertente e gioiosa. Ero felice per Gwen e Cole. Tutto era filato liscio, anche con gli eccessi tipici di mia sorella: la carrozza con cui erano arrivati al ristorante, per esempio, e anche l'enorme spazio attorno al ristorante stesso, in collina, disperso nel verde. A dirla tutta, era bellissimo seppure dispersivo. C'era persino un capannone (quello in cui ci trovavamo ora per la festa dopo il lunghissimo pranzo) con altro cibo e musica che risuonava per metri e metri. La maggior parte degli invitati si stava divertendo con balli, chiacchiere e canzoni al karaoke disposto in un angolo. C'era così tanta confusione, non ero abituato.

Kevin al mio fianco era stata la mia ancora di salvezza. Peccato fosse stata presente anche l'ansia di palesare i miei sentimenti come uno sciocco proprio davanti a lui e nel giorno delle nozze di mia sorella. Ero un po' confuso, non potevo negarlo, a metà tra la felicità di essere con lui e la paura di rivelare troppo. In fondo che altro potevo fare? Dovevo accettare quello che provavo e ingoiarlo a forza, anche se avessi avuto la repulsione, anche se mi fossi strozzato.

E il tarlo che a Kevin piaceva già qualcuno non se ne andava mai dalla testa.

Vagai con lo sguardo tra le persone vestite eleganti e impeccabili. Gwen stava ballando con Cole, erano abbracciati stretti e ridevano, non potei evitare di sorridere e fissarli ancora un po'.

«Vuoi davvero bene a tua sorella» fece Kevin. «Guarda come la controlli» rise.

Mi prese alla sprovvista e scattai con gli occhi su di lui. «Beh, è la mia unica sorella. Per quanto sia una rompi scatole e forse non ci parliamo troppo e non le confido i miei problemi, è comunque una delle persone a cui voglio più bene al mondo.»

Kevin abbassò il capo con una risata trattenuta. Era così dolce, e i suoi capelli creavano onde perfette. Mi chiesi come fosse possibile che stessero ancora piegati a quel modo, i miei avevano deciso di andare dove pareva loro già da prima di pranzo.

«Ti va di andare a fare una passeggiata?» chiese.

Sussultai e il cuore prese a battermi all'impazzata.

Una passeggiata, solo noi due, fuori e lontano da tutti.

«Mi si stanno sfondando le orecchie con questo macello» continuò.

Potevo farcela. Dopotutto ero riuscito a passare una notte intera insieme a lui, con i letti vicinissimi e il suo braccio che avrei potuto sfiorare in qualsiasi istante, quando l'aveva spostato verso la mia parte. Una camminata nel verde non sarebbe stata così terribile.

Mi alzai dalla sedia e gli sorrisi. «Andiamo.»

Camminammo in silenzio per un po', ci allontanammo di parecchio dal capannone e finimmo davvero per essere soli nel silenzio del paesaggio, con soltanto una debole musica di sottofondo che si propagava nell'aria. Era così tranquillo, si era alzato anche un debole venticello che mi permise di respirare a pieni polmoni, però non sopportavo più tutta quella calma, mi faceva sentire il rimbombo del cuore scalmanato nel petto.

«Grazie per il completo, è bellissimo» dissi. Era una sciocchezza, d'altronde non ero mai stato bravo a trovare argomenti con cui attaccare bottone e probabilmente non sarebbe mai successo, ma andava bene tutto pur di sovrastare il battito incessante.

Come Guardare il SoleDonde viven las historias. Descúbrelo ahora