33 - Piercing

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Incredibile come fosse gremito di persone, nonostante fosse la festa di un piccolo paesino; ma non c'era da sorprendersi: il divertimento era un'arma micidiale per richiamare chiunque. Infatti era pieno di ragazzi e, benché fossero già passate le otto di sera, c'erano anche parecchi bambini con i genitori.

C'era voluta una mezzora affinché Trey si sbloccasse, quel pomeriggio, però poi avevamo pensato soltanto a chiacchierare di futilità e ridere, dimenticandoci che ore fossero.

L'avevo convinto a vincere per me un peluche, in un gioco di mira nel quale si doveva lanciare un cerchio e infilarlo nei colli delle anatre di plastica che galleggiavano nel laghetto. Non aveva ottenuto i punti necessari per il peluche che desideravo, ma erano bastati perché me ne prendesse uno piccolo come un portachiavi, rappresentante un tigrotto dagli occhioni dolcissimi. Poi mi ero dilettato con la pistola, ma era andata decisamente male e avevo vinto soltanto un buono sconto per una pizzeria in centro.

Avevamo girato per le bancarelle, immersi negli odori più svariati, tra fritto, dolce e brace. C'era persino un chioschetto di granite e limonata. Era stato tutto coinvolgente, non avevamo fatto caso alla folla, eravamo stati concentrati su noi due e sul trascorrere una bellissima giornata.

Così le ore erano passate, e Trey aveva dovuto avvertire i genitori che sarebbe rimasto da me anche a dormire. C'era voluta un'eternità per convincerlo, ma percepivo la voglia che lui aveva di rimanere con me... e io con lui.

«In un parco qui dietro fanno i fuochi d'artificio, alle undici» dissi. Camminavo al suo fianco, intento a mangiare un hot dog con ketchup e mostarda, anche lui ne aveva uno, con i crauti. «Ti va di vederli?»

Doveva rispondere di sì, l'avevo già programmato.

«D'accordo» sorrise prima di addentare il panino.

Perfetto. La serata stava girando per il verso giusto, tutto era al suo posto: noi due insieme, le nostre voci contente, le nostre espressioni ancora lievemente velate di rosso ma felici. Se tutto si fosse concluso anche come speravo, allora sarebbe stato davvero perfetto.

Passammo davanti a una bancarella di bigiotteria e la mia attenzione venne attirata dalla varietà di piercing riposti su un ripiano sollevato. Mi avvicinai e salutai il venditore. «A quanto vengono?»

Mi rispose, ma subito dopo sentii la mano di Trey sulla spalla. «Cosa vuoi comprare?»

Lo guardai di sbieco, sorridendo sornione. «Aspetta un paio di minuti e lo scoprirai.»

Fece un piccolo verso e io diedi un morso all'hot dog. Trey si allontanò di qualche passo, secondo le mie indicazioni, e attese dall'altra parte del marciapiede, così potei inchinarmi sui piercing e scrutarli uno a uno. Era un'idea stupida, però, quando ne trovai uno uguale a quello che indossava Trey ma bianco, compresi che stavo facendo la cosa giusta. Lo comprai, sebbene con qualche difficoltà nell'estrarre il portafoglio, dovuta a una sola mano libera, e corsi di nuovo da lui, col sacchetto chiuso.

«Allora?» fece a bocca piena.

«Te lo faccio vedere dopo.»

«Ancora dopo? Ma ormai l'hai comprato.»

Mi fece ridere la sua impazienza e curiosità, due caratteristiche che non faceva emergere così spesso, il segno che si stava lasciando andare.

«Quando siamo più tranquilli ti mostro tutto quello che vuoi» risposi, consapevole di aver dato un connotato ambiguo alla frase, accentuato dalle sopracciglia inarcate e il successivo ammiccamento. Trey diventò paonazzo e tossicchiò. Avevo esagerato? Pazienza, per farlo mio mi sarei dovuto spingere anche un po' oltre, e non c'era desiderio maggiore di quello.

Come Guardare il SoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora