29 - Cena

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Avevo gli occhi puntati sulle scarpe, il cuore compiva sbalzi innaturali e il mio umore non era dei più felici. Eppure ero stato così entusiasta di conoscere i genitori di Trey, entusiasta e agitato, ma comunque non vedevo l'ora. Invece il fervore si era smorzato a causa di una semplice frase.

Devo nascondere che sono gay.

Già, avrei dovuto immaginarlo, ma non pensavo che la situazione fosse così grave da non poter neppure essere me stesso. Quindi avrei dovuto dire addio alla speranza di una storia tra noi due? E io che non avevo fatto altro che attendere durante la sessione estiva di poterlo incontrare, scambiarci messaggi, sentire la sua voce... La lista era troppo lunga, c'erano troppe cose che mi erano mancate di Trey. Il sentimento che provavo per lui si era accresciuto in maniera esponenziale.

«Vieni.» Trey mi invitò a entrare in casa, aprendo la porta con leggerezza. Mi colse subito l'odore della cena, chissà se avevano cucinato qualcosa di speciale soltanto perché c'ero anche io. Non dovevo farmi troppe illusioni, ma sarebbe stato bello.

«Scusa il casino» continuò Trey, «ma, sai... il matrimonio ha dato un po' alla testa a mia madre.»

«Figurati, sono abituato al casino.»

Mi sorrise e si diresse in cucina, facendomi segno di seguirlo. «Mamma, sono arrivato.»

Comparve davanti a me una donna sulla cinquantina, con i capelli di un castano scuro tendente al nero, sciolti sulle spalle e poco oltre; le labbra di un rosso acceso, il resto del viso appena truccato. Gli occhi dello stesso colore di quelli di Trey me la fece apparire bellissima. Si potevano notare le rughe intorno alla bocca e un minimo di borse sopra agli zigomi, ma rimaneva comunque una bella donna.

«Finalmente posso conoscere anch'io un amico di mio figlio» disse e mi stampò due baci sulle guance. «Piacere, Hanna.»

«Kevin» le sorrisi.

«Lo so bene. Trey mi ha parlato spesso di te, ti devo ringraziare per averlo aiutato a riprendersi e a mettersi in pari con lo studio.»

«Mamma...» fece lui imbarazzato. Si rigirò il piercing e io risi ancora di più.

«Si figuri, non è stato un problema, ma sarebbe stato capace anche da solo. Ne ha tutte le capacità.»

«Detto da quello che prende sempre sopra al venticinque non conta» ribatté Trey, gentile.

«Perché no?»

Scrollò le spalle e non mi stupii di vederlo così poco a suo agio anche tra le mura di casa sua. Mi faceva tenerezza, avrei voluto abbracciarlo e baciarlo. Accidenti... Dovevo darmi una calmata.

«La ringrazio per l'ospitalità e mi scusi il disturbo» tornai a rivolgermi alla madre. «Avete già il vostro daffare con il matrimonio, immagino di essere solo d'impaccio.»

«Tesoro, non sapevo fosse un ragazzo così per bene» disse Hanna al figlio, poi si girò di nuovo verso di me. «Doveva presentarti prima! Comunque non preoccuparti, nessun disturbo. Anzi, grazie per lo splendido completo che hai cucito per Trey.»

«Non l'ho fatto tutto io, ci ho messo poco le mani.»

Era così imbarazzante.

Si vedeva a distanza che quella donna non sapeva tenere la bocca chiusa, che il suo passatempo preferito era mettere in situazioni imbarazzanti i figli e gli amici dei figli. Avrei sopportato, ma sperai davvero di non dover passare così l'intera serata. Era difficile per me, contenermi. Non volevo compiere un passo falso e mettere Trey in qualche pasticcio.

Rimanemmo a parlare ancora, seduti intorno al tavolo, mentre Hanna era tornata a dedicarsi alla cena: polpettone ripieno. Dall'odore sarebbe stato buonissimo.

Come Guardare il SoleWhere stories live. Discover now